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L'inquinamento trasformerà il mondo in un pianeta di imbecilli! Milioni di bambini le vittime di ''un'epidemia silenziosa''

10 novembre 2006

L'aria fresca per schiarirsi le idee. L'aria fresca per ossigenare il cervello e rimettere ordine fra i propri pensieri. Sembra non sia mai stato detto niente di più vero.
L'aria cattiva, infatti, occlude le narici come l'intelletto. L'inquinamento storpia l'ambiente così come l'intelligenza.
Esageriamo? Stiamo vaneggiando?
Stando ai risultati di una ricerca effettuata da un gruppo di ricercatori americani della Harvard School of Public Health di Boston, e pubblicata sulla rivista medica britannica 'The Lancet', sembra proprio di no, anzi, i dati sono quanto mai allarmanti. Infatti, le conclusioni raggiunte da quello che è stato considerato il più vasto studio mai condotto sugli effetti dell'inquinamento nello sviluppo cerebrale dei minori, sono a dir poco drammatiche.

Ad esempio, si stima che tutti i bambini nati nei paesi industrializzati tra il 1960 e il 1980 siano stati esposti al piombo dei carburanti e che quest'esposizione abbia più che dimezzato il numero di persone con quoziente intellettivo (QI) oltre 130 (considerato tipico di un'intelligenza notevole) e aumentato invece il numero di persone che totalizzano meno di 70, ha spiegato Philippe Grandjean, coordinatore di questo enorme lavoro in cui è stata passata in rassegna tutta la letteratura scientifica mondiale sull'argomento.
I composti chimici inquinanti, viene sottolineato nello studio, causano problemi di sviluppo del cervello in milioni di bambini portando a disturbi comportamentali quali l'autismo o l'iperattività sino anche al ritardo mentale. I medici della Harvard School hanno individuato ben 202 voci, ma purtroppo non si tratta di una lista definitiva. I contaminanti ambientali soprattutto di derivazione industriale sono moltissimi ma finora solo per pochi si hanno dati certi sui loro effetti nocivi per la salute e comunque è stata sempre trascurata la questione dell'esposizione a basse dosi che agisce indisturbata e può causare seri problemi di salute soprattutto per i più piccoli.
Si calcola infatti che circa un bambino su sei abbia un disturbo dello sviluppo, quasi tutti riguardanti il sistema nervoso. La preponderanza di disturbi del sistema nervoso non è casuale, si deve al fatto che, sin dallo sviluppo fetale fino a tutta l'adolescenza, il cervello è particolarmente vulnerabile e basta poco per corrompere il suo naturale percorso di sviluppo. Ciò può favorire la comparsa di disturbi del comportamento come la sindrome da iperattività e deficit d'attenzione (ADHD) o di malattie neurologiche come l'autismo, oppure può determinare dei cambiamenti nell'intelligenza del bambino.

L'avvertimento degli studiosi fa accapponare la pelle: oggi milioni di bambini nel mondo sono vittime ignare di ''un'epidemia silenziosa''. Già, ''silenziosa'' perché si tratta di problemi subclinici, ma il cui impatto è enorme: deficit di sviluppo cerebrale significano ridotte capacità (e quindi produttività) per gli adulti di domani.
Un flagello che potrebbe essere combattuto, suggeriscono ancora gli autori dello studio, innanzitutto adottando il principio di precauzione per cui ogni sostanza chimica va rigidamente regolamentata e, solo se in seguito si dimostra che è innocua, la regolamentazione può farsi meno stringente. Quest'approccio si comincia ad usare in Europa, che è sul punto di approvare la normativa REACH, ma è ancora sottovalutato negli Stati Uniti.
A rendere la situazione ancora più grave c'è poi il fatto che si fa troppo poco anche per limitare la diffusione di quelle sostanze unanimemente riconosciute come nocive, a cominciare da metil-mercurio, PBC, piombo e arsenico. Solo su piombo e mercurio ci sono delle regole volte a proteggere i più piccoli, denuncia Grandjean, per gli altri 200 nella lista, noti agenti tossici per il cervello, non esiste alcun regolamento a misura di bambino.
''Il cervello dei nostri bimbi è la risorsa economica più preziosa che abbiamo - conclude Grandjean - dobbiamo adottare iniziative di salute pubblica che lo proteggano''.

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10 novembre 2006
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