Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

L'Italia ha detto NO all'utilizzo dei ''trucioli di rovere'' per invecchiare i vini, però solo per i Doc e Docg

04 novembre 2006

L'Italia ha detto NO al ''vino pinocchio'', come è stato definito il vino invecchiato utilizzando trucioli di rovere, almeno per quanto riguarda i vini a denominazione Doc e Docg.
Dopo l'approvazione del Regolamento Ue sui trucioli nei vini, il ministro delle Politiche Agricole, Paolo De Castro, ha firmato nei giorni passati il decreto che ne vieta l'utilizzo per i vini Docg e Doc italiani, adottando così le misure più restrittive consentite dall'Unione Europea ai singoli paesi membri.
''Siamo riusciti ad assicurare la tutela dei nostri vini di qualità, bilanciando le posizioni inizialmente definite con l'approvazione del Consiglio del settembre 2005''. Così il ministro De Castro ha detto firmando il decreto. ''Negli ultimi 5 anni l'export italiano di vino è cresciuto di 500 milioni di euro, e nel 2007 sfonderà il muro dei 3 miliardi complessivi - ha ricordato De Castro -. Un risultato ottenuto senza trucioli. Con questo decreto - ha proseguito il ministro - diamo garanzie per la competitività futura delle nostre cantine di qualità. In questo settore dobbiamo migliorare ancora e per essere competitivi sui vini di qualità certificata non vogliamo puntare a risparmi di costi con metodi che, come i trucioli, producono danni all'immagine e alla qualità, ma dobbiamo migliorare nella competitività nei mercati esteri e nella crescita dimensionale delle imprese''.

Positive, naturalmente, le prime reazioni dalle associazioni di categoria. ''È stata una tempestiva e buona decisione'', ha commentato Piero Mastroberardino, presidente di Federvini, soddisfatto che il ministro De Castro abbia stabilito il divieto di impiego dei trucioli nella produzione dei vini che rechino una denominazione di origine, sia essa controllata o controllata e garantita, ''come da più parti era stato chiesto''. ''Nella categoria dei vini da tavola'', ha poi aggiunto Mastroberardino, ''si ritiene si possa procedere ad una distinzione ulteriore, in cui rispetto all'uso normale previsto in sede Ue per i vini privi di riferimento di provenienza, per i vini ad indicazione geografica tipica la decisione sull'impiego di tale pratica sia invece assunta attraverso lo strumento proprio del settore vitivinicolo, ovvero il disciplinare di produzione, che prende forma e valore al termine di un attento confronto tra ministero, amministrazioni locali ed operatori della filiera''.

Anche da Fedagri-Confcooperative è arrivata la piena approvazione per il decreto, che è in completa sintonia con quanto da loro affermato da tempo. Secondo la Coldiretti, invece, il provvedimento, rappresenta ''un passo indietro nel rapporto di trasparenza - ha spiegato Paolo Bedoni, presidente di Coldiretti - tra consumatori e produttori. La Coldiretti ha calcolato che con il decreto si darà il via libera all'uso dei trucioli per il 70% del vino italiano, il tutto aggravato dalla mancanza di una informazione trasparente che inganna i consumatori e danneggia i produttori che si impegnano nel mantenimento di tecniche tradizionali''.
Legambiente, pur plaudendo al decreto, ha chiesto ancora uno sforzo per la protezione della qualità vinicola in Italia: ''se si considerano le condizioni date dall'Unione europea, verrebbe da dire che questo è il massimo che si poteva ottenere - spiega il direttore generale dell'associazione, Francesco Ferrante - Eppure si può estendere il divieto dei trucioli anche ai vini ad indicazione geografica tipica e si può prevedere la segnalazione in etichetta. L'Italia può proteggere il suo patrimonio enologico - continua Ferrante - combattendo in ogni modo possibile le forme di omologazione delle produzioni e di livellamento della qualità. Intanto valorizzando anche gli Igt, che rappresentano una grossa fetta del mercato italiano di qualità, poi ponendo le basi per rendere chiara già dall'etichetta il processo utilizzato per l'invecchiamento del vino. Una battaglia, questa, necessaria alla tutela della qualità italiana e delle scelte del consumatore, che il nostro paese non può permettersi di perdere''.

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

04 novembre 2006
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia