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L'Italia si posiziona al quarto posto in Europa nell’agricoltura biologica

Il Bel Paese fra le nazioni che applicano il ''Codex Alimentare''

11 gennaio 2004
Anche Islanda, Norvegia e Liechtenstein si sono allineati alla normativa comunitaria e partecipano come osservatori ai lavori di gestione in sede di Commissione. E la legislazione europea rappresenta un modello ripetibile anche per Argentina, Australia, Canada, Usa, Israele, Giappone, Svizzera, che hanno adottando o stanno elaborando provvedimenti quadro e sistemi di sostegno.
Tra i Quindici è la Grecia a vantare il primato per ettari certificati 'verdi', seguita dal Regno Unito, dall'Italia e dalla Finlandia. Si tratta di Paesi che hanno applicato con entusiasmo crescente gli indirizzi del Codex Alimentare: aumentare la diversità biologica, accrescere l'attività biologica dei suoli e mantenerne la fertilità: riciclare i rifiuti suscettibili di trasformarsi in concimi naturali; puntare sulle risorse rinnovabili nei sistemi agricoli; promuovere il corretto uso delle risorse; tutelare la qualita' biologica in tutte le fasi di produzione e distribuzione commerciale.

Si tratta di linee guida uniformi ai principi del regolamento comunitario, e che comprendono anche le limitazioni normative sugli ingredienti non agricoli: additivi, aromi, coloranti, minerali. E che regolano anche i divieti all'impiego di organismi modificati e trattamenti ionizzanti. La spiga circondata di stelle, che spicca sul logo comunitario certifica che il prodotto riconosciuto contenga almeno per il 90% ingredienti di origine biologica, che è stato sottoposto ai controlli di legge in tutte le fasi, compreso l'imballaggio e l'etichettatura. L'attività di sorveglianza e ispettiva comincia nelle aziende agricole, attraverso l'applicazione di misure di controllo sull'esecuzione del programma di produzione a livello dei singoli appezzamenti, di una contabilità che consenta la rintracciabilità dei prodotti e, nel caso di animali, della visione integrata dell'allevamento.

Gli altri ambiti sottoposti a sorveglianza dall'autorità comunitaria e nazionale sono quelli relativi alle unità di preparazione delle derrate alimentari, gli importatori, i trasportatori. Ma gli ostacoli alla diffusione dell'agricoltura biologica non sono rappresentati solo dalla severità dei controlli esercitati dalle autorità. Le analisi condotte dalla Commissione a dall'Isfom dimostrano che questo tipo di coltivazione richiede un maggiore apporto di lavoro,imposto dalla richiesta di interventi manuali e meccanici. Ma se la forza lavoro impiegata è piu' numerosa, è però superiore anche il reddito prodotto, salvo in Svizzera dove si registra un -6% di profitto.

Fonte: Ansa

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11 gennaio 2004
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