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La Fiat annulla gli accordi sindacali vigenti

A partire dal 1 gennaio 2012 tutti gli accordi sindacali degli stabilimenti Fiat di tutta Italia non varranno più nulla

22 novembre 2011

Fiat Group Automobiles ha deciso di disdire, a partire dal 1 gennaio 2012, tutti gli accordi sindacali vigenti negli stabilimenti auto. Ossia, la Fiat, dall'inizio esatto dell'anno nuovo, cancellerà tutti gli accordi sindacali e "ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto" in tutti gli stabilimenti automobilistici italiani. La notizia è stata data da fonti sindacali.
In una lettera inviata ieri da Fiat ai sindacati si fa riferimento a successivi incontri per valutare la situazione e predisporre nuove intese collettive "per assicurare trattamenti individuali complessivamente analoghi o migliorativi rispetto ai precedenti". La disdetta, secondo l'azienda, è una conseguenza dell'entrata in vigore dell'accordo di primo livello che sarà operativo dal 1 gennaio 2012, cioè il nuovo contratto sul modello di quelli siglati a Pomigliano e Mirafiori.
La data del primo gennaio 2012 corrisponde anche a quella dell'uscita ufficiale del gruppo Fiat dalla Confindustria.

Il testo della lettera - "In vista di un riassetto e di una armonizzazione delle discipline contrattuali collettive aziendali e territoriali che si sono succedute nel tempo e nell'ottica di renderle coerenti e compatibili con condizioni di competitività ed efficienza vi comunichiamo il recesso a far data dal 1 gennaio 2012 da tutti i contratti applicati nel gruppo Fiat e da tutti gli altri contratti e accordi collettivi aziendali e territoriali vigenti, compresi quelli che comprendono una clausola di rinnovo alla scadenza - per i quali la presente vale anche come espressa disdetta - nonché da ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto. Al riguardo riportiamo a titolo esemplificativo ma non esaustivo, in calce alla presente, gli estremi delle principali intese sopra citate. Saranno promossi incontri finalizzati a valutare le conseguenze del recesso ed eventualmente alla predisposizione di nuove intese collettive aventi ad oggetto le tematiche sindacali e del lavoro di rilievo aziendale con l'obiettivo di assicurare trattamenti individuali complessivamente analoghi o migliorativi rispetto alle precedenti normative".

"La decisione della Fiat evidenzia la necessità di rompere i residui indugi e realizzare al più presto e comunque prima del 31 dicembre il contratto nazionale per i lavoratori dell'auto", ha commentato a caldo il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo.
"La decisione di Fiat di disdettare il contratto era attesa, adesso pensiamo di dover aprire una trattativa per un nuovo contratto", ha affermato, il responsabile del settore Auto di Fim-Cisl, Bruno Vitali.
"Chiederemo subito un incontro all'azienda per verificare gli effetti del recesso e con l'obiettivo di continuare ad assicurare ai lavoratori gli stessi trattamenti economici, anzi possibilmente migliorandoli, senza mettere in discussione i diritti", ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. "Noi abbiamo criticato l'uscita da Federmeccanica - osserva - e questa è una reazione della Fiat. È un fatto grave e ci preoccupa alla luce di una situazione economica molto delicata con l'aumento della cassa integrazione, non aiuta le parti a ritrovare un clima positivo".
"Ancora una conferma del carattere destabilizzante delle scelte che l'azienda continua a compiere, con il fondato timore che il vero obiettivo sia quello di estendere il contratto di Pomigliano costruendo così, per questa via, il contratto nazionale del gruppo". Sono state queste le parole del segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere. Questa scelta, aggiunge il sindacalista, "porterebbe inevitabilmente all'esclusione di un sindacato fortemente rappresentativo come la Fiom Cgil dall'esercizio dell'attività sindacale negli stabilimenti del gruppo automobilistico. Se così fosse - ha aggiunto - non ci potrebbeche essere la nostra contrarietà: la Cgil è un'organizzazione che continua a credere nel pluralismo sindacale come diritto democratico e costituzionale dei lavoratori che devono continuare ad essere liberi di scegliere e farsi rappresentare dal sindacato che vogliono". Inoltre, ha proseguito, "se la decisione di Fiat di applicare il contratto di Pomigliano in tutti gli stabilimenti del gruppo risultasse vera, sarebbe utile fare fronte comune con Cisl e Uil per difendere la garanzia dei sindacati di essere presenti nei luoghi di lavoro ed essere liberi di esercitare la loro prerogative".

La Fiom, da parte sua, è pronta a "mettere in campo qualsiasi azione" per contrastare l'estensione ai 184 stabilimenti del gruppo Fiat in Italia dell'accordo di Pomigliano siglato il 29 dicembre dello scorso anno e che a gennaio entrerà in vigore. "Finchè c'è lo Statuto dei Lavoratori la Fiat non può decidere quali sindacati stanno in fabbrica e quali no. Noi andremo avanti con le azioni legali e le denunce, ma dovremo anche mettere in campo un'azione sindacale non solo dentro la Fiat ma per tutta la categoria", ha annunciato il segretario generale Maurizio Landini. "La Fiat non ha il potere di decidere se dobbiamo esistere o meno", ha aggiunto Landini.
Il leader delle tute blu della Cigl ha poi spiegato: "Stiamo raccogliendo in un dossier ciò che sta accandendo nel gruppo Fiat perchè vogliamo presentare un libro bianco arrivando anche in Parlamento e chiedere una commissione parlamentare che ci ascolti perchè ciò che sta accadendo è un tragico ritorno agli anni '50 peggiorato dal fatto che si esce anche dai contratti e dalle leggi del nostro paese". E ha fatto un esempio: "A Pomigliano, se hai la tessera Fiom non ti assumono, mentre lavoratori che erano in distacco in altri stabilimenti in giro per l'Italia, dopo che hanno partecipato a manifestazioni e scioperi della nostra organizzazione si sono trovati improvvisamente in cassa integrazione".
"Quello che sta avvenendo è una logica autoritaria, estremistica da parte della Fiat che sta negando le libertà sindacali che invece nel paese sono garantite dalla Costituzione e dallo Statuto dei lavoratori. Riteniamo pertanto che - ha prosegue Landini - in un momento in cui tutto il paese si parla di coesione nazionale bisognerebbe rendere evidente che anche la Fiat deve assumersi le proprie responsabilità rispettando le leggi del paese e la volontà dei lavoratori. Mentre siamo di fronte ad una serie di violazione che mascherano l'assenza di un piano industriale e confermano che anzichè investire e produrre in Italia Fiat sembra avere altre intenzioni e altre volontà che noi non siamo disponibili ad accettare".
"In questa logica troviamo gravissimo se dal primo gennaio in tutto il gruppo Fiat verrà esteso l'accordo di Pomigliano - ha proseguito Landini - perchè saremmo di fronte all'applicazione per la prima volta nel paese dell'articolo 8 e sarebbe anche grave se le altre organizzazioni firmassero questo accordo perchè significherebbe che la Fiat con un accordo sindacale decide che la Fiom, i suoi iscritti, i suoi delegati nelle sue fabbriche non li fa più esistere. Siamo di fronte ad una attacco alle libertà sindacali ed è bene ribadire che Fiom e Cgil non firmeranno mai accordi, anche dove hanno la maggioranza, che escludano altri sindacati".

Le reazioni del mondo politico - "Con la disdetta di tutti gli accordi sindacali la Fiat chiude il cerchio, annunciando di fatto l'abbandono del nostro Paese, individuando nei lavoratori il capro espiatorio. Sui dipendenti è stata scaricata l'incapacità di fabbricare automobili innovative, ad alto valore aggiunto e di venderle sul mercato". È quanto si legge in una nota congiunta il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, e il responsabile lavoro e welfare del partito, Maurizio Zipponi. "La Fiat con un'azione eversiva si pone fuori dalla Costituzione italiana", commenta Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista, che aggiunge: "fa bene la Fiom ad andare avanti con le vertenze legali per ripristinare la legalità. Vogliamo sapere cosa ne pensa il governo Monti perché a noi risulta che chi tace acconsente. Se continuasse questo assordante silenzio vorrebbe dire che questo non è solo il governo dei banchieri, ma anche quello della Fiat". Un "indegno colpo di mano" messo in atto dall'azienda è, per il segretario nazionale del Pdci-Federazione della sinistra, Oliviero Diliberto: "Fiat disdice gli accordi sindacali a partire dal 1 gennaio 2012? Sarebbe un indegno colpo di mano. Un paese civile non lo può permettere - ha detto -. La situazione rischia di toccare livelli mai raggiunti prima d'ora. Questi atti confermano che il modello Marchionne punta a creare terra bruciata attorno ai diritti dei lavoratori, che con questa decisione andranno a farsi benedire per sempre. Chiediamo al governo di farsi sentire, pena - conclude l'ex ministro - un ulteriore e grave scivolamento verso la barbarie: va bloccato questo ritorno al Medioevo".

In Sicilia, invece ... - In Sicilia, a Termini Imerese, dove la Fiat terminerà la propria produzione giovedì 24 novembre, si attende per domani l'attesissimo tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico (inizialmente previsto per ieri pomeriggio), per la firma dell'accordo per il passaggio della fabbrica Fiat a Dr Motor (LEGGI).
La motivazione ufficiale del rinvio del tavolo al Ministero, hanno spiegato i sindacati, è legata ad impegni da parte del Lingotto, ma è possibile che questi due giorni vengano utilizzati per limare gli ultimi dettagli dell'intesa, in particolare quelli legati agli incentivi sulla mobilità.
Secondo il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, si è ormai tanto avanti nella trattativa "che non è pensabile pensare di tornare indietro". "Credo che ci siano ormai poche distanze da percorrere per arrivare a un accordo che soddisfi tutte le parti", ha aggiunto il governatore. "Mi auguro - ha proseguito - che le resistenze, che mi sento di definire quantomeno eccessive, della Fiat, che ha voluto prendersi una pausa di riflessione, possano concludersi positivamente. Mercoledì si potrebbe giungere alla definizione di questo faticosissimo accordo che - ha concluso Lombardo - dovrebbe vedere la rinascita della produzione automobilistica stavolta in mano a un imprenditore a tutti gli effetti locale".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Labitalia, Repubblica.it, Adnkronos/Ign]

 

 

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22 novembre 2011
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