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La minaccia nordcoreana continua

Il governo di Pyongyang pronto a nuovi esperimenti nucleari, il primo dei quali, forse, già oggi

19 ottobre 2006

La risposta della Corea del Nord nei confronti della risoluzione 1718, approvata all'unanimità sabato scorso dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, era stata chiara e minacciosa, quindi che possa apprestarsi, addirittura oggi stesso, a dare il via libera ad un secondo test nucleare, non dovrebbe destare sorprese.
Il numero due del ministero degli Esteri di Pyongyang, Li Gun, intervistato in questi giorni da una giornalista dell'Abc, alla domanda sulla veridicità o meno delle voci relative ai preparativi per un nuovo esperimento atomico, non ha risposto in forma diretta, evitando di confermare o smentire, ma ha aggiunto che tale eventualità sarebbe ''naturale''. ''Se anche un test nucleare ci fosse, ciò sarebbe naturale, perciò di tale questione noi non ci diamo troppo pensiero. Penso che un test del genere sarebbe naturale'', ha insistito il ministro nordcoreano. Stando peraltro a un parlamentare della Corea del Sud, Chung Hyung-Keun, gli esperimenti atomici che il Nord si appresterebbe a compiere sarebbero non uno, ma ben tre o addirittura quattro.

Già nei giorni scorsi alcuni osservatori non avevano escluso che il regime guidato da Kim Jong-Il mirasse a sollevare il massimo clamore, effettuando un altro esperimento durante il viaggio del segretario di stato americano Condoleezza Rice, impegnata nella cruciale missione di disinnescare la crisi nucleare, e che proprio oggi è giunta in Corea del Sud, dove resterà due giorni.
Intanto l'ex presidente sudcoreano Kim Dae-Jung (storico leader sudcoreano impegnato per la riconciliazione delle due Coree e principale fautore della cosiddetta ''politica del sorriso'' nei confronti del vicino del Nord) ha fortemente criticato le sanzioni concordate dalle Nazioni Unite.
''Una volta che i provvedimenti economici saranno applicati, la Corea del Nord metterà in atto una resistenza più dura, basata su una serie di risposte pericolose e disarticolate'', ha detto l'ex presidente in una conferenza a Seul. Lo scorso maggio Kim Dae-Jung sarebbe dovuto tornare nuovamente nella capitale del Nord per continuare, da ex presidente, la strategia di riavvicinamento con Pyongyang, ma le tensioni poi sfociate nell'esperimento missilistico nordcoreano del 5 luglio avevano mandato a monte il progetto.

E anche Mosca ha invitato il governo di Pyongyang a prendere una ''decisione razionale'' per ''una via di uscita dalla complicata situazione'' che si è venuta a creare. Il monito è arrivato dal sito del ministero degli esteri russo, che ribadisce la speranza ''che i nostri partner nordcoreani comprendano prima o poi costruttivamente le preoccupazioni della comunità internazionale'' sul programma atomico di Pyongyang. Mosca ha inoltre invitato i partecipanti al negoziato a sei (oltre alla Russia e alla Corea del Nord, Stati uniti, Giappone, Cina e Corea del Sud) a ''compiere ogni sforzo necessario in ottemperanza della risoluzione 1718 del Consiglio di sicurezza dell'Onu'' e a cercare ''una soluzione accettabile che garantisca il regime di non proliferazione nucleare attraverso la denuclearizzazione della penisola coreana''.

Ma le orecchie del regime comunista di Kim Jong-Il sembra non sentire nessuna delle richieste di compromesso e, proseguendo per la sua belligerante strada, avrebbe già anticipato gli scenari futuri alla Cina. Almeno così ha informato una notizia diffusa dalla rete televisiva americana ''Nbc'', ma che l'agenzia di stampa sudcoreana ''Yonhap'' ha rettificato scrivendo che il ministro degli Esteri a Seul ha negato che vi siano riscontri del genere a Pechino. Fonti del ministero hanno detto in particolare che il governo cinese, interpellato in proposito dall'ambasciata sudcoreana a Pechino, ha indicato di non avere alcun tipo di conferme in merito.
Intanto, però, dalla Cina è arrivata la notizia che un inviato speciale del presidente Hu Jintao è in Corea del Nord dove è stato ricevuto dal leader Kim Jong Il. Un portavoce del ministero degli Esteri cinese ha detto che l'inviato, l'esperto diplomatico Tang Jiaxuan, ha portato al leader nordcoreano un messaggio personale di Hu, senza soffermarsi sul contenuto. Secondo fonti statunitensi Jiaxuan sarebbe latore di un ''messaggio molto forte'' per la dirigenza nordcoreana.

George W. Bush vieta lo ''spazio'' ai nemici
La principale preoccupazione degli Stati Uniti non sembra essere tanto quella di colpire il regime nordcoreano quanto di 'sigillarne' il riarmo missilistico e atomico, impedendone 'fuoriuscite tecnologiche' verso altri paesi considerati potenzialmente pericolosi o inaffidabili su questo piano.
Tale timore ha quindi portato il presidente George W. Bush a firmare un nuovo documento di strategia militare spaziale. E' il primo documento del genere in dieci anni, in linea con la politica della Casa Bianca. Nel documento viene affermato il diritto degli Stati Uniti a negare l'accesso allo spazio a chiunque ''è nemico degli Stati Uniti''. ''La libertà di azione nello spazio è importante per gli Stati Uniti quanto la nostra potenza navale e marittima'', si legge ancora nel documento diffuso senza troppa pubblicità il 6 ottobre e sintetizzato dal ''Washington Post''.
Agli Usa deve essere consentito ''svolgere senza intralci operazioni nello spazio per difendere i propri interessi'', si legge ancora. Se Bill Clinton aveva puntato ad ampliare la ricerca sul sistema solare e garantire la sicurezza degli Usa, invece per Bush, secondo il quotidiano di Washington, uno dei pochi ad analizzare attentamente il documento, la priorità è ''rafforzare la supremazia'' e far sì che ''la tecnologia spaziale sia messa a disposizione della sicurezza nazionale''.

Per questo motivo la Casa Bianca ha già messo il veto a eventuali trattati o moratorie. ''Gli Stati Uniti si opporranno alla creazione di nuovi regimi legali o restrizioni che cerchino di proibirne o limitarne l'accesso e l'utilizzo dello spazio''. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, Frederick Jones, ha spiegato che era necessario rivedere la politica americana per lo spazio, ''divenuto una componente sempre più importante dell'economia e della sicurezza americana''. Una fonte dell'amministrazione ha poi negato che si intenda militarizzare lo spazio: ''Non si tratta di sviluppare o dispiegare armamenti nello spazio''.
Le spiegazioni della Casa Bianca però non convincono gli esperti. Questo cambiamento di politica, ha spiegato Michael Krepon, dello Stimson Center, rafforzerà i sospetti che gli Stati Uniti vogliano sviluppare armamenti spaziali. I timori, ha sottolineato, sono alimentati dal fatto che l'amministrazione Bush si rifiuti persino di discutere dell'argomento. Dello stesso parere Theresa Hitchens, direttore del Centro per le informazioni sulla difesa di Washington, secondo cui la nuova politica ''ha un tono molto unilaterale''. 

- ''Il test nucleare nordcoreano colpisce l'aiuto della Caritas alla popolazione'' (www.asianews.it)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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19 ottobre 2006
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