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La ''patente a punti'' sembra non fermare la morte che corre veloce sulle strade

Anche con la patente a punti nel scorso week end sono state 59 le vittime, un anno fa furono 46

08 luglio 2004

E' passato un solo anno dal varo della patente a punti, che aveva fatto gridare al miracolo, e nel primo week end di esodo (sabato e domenica scorso) le cifre della morte sulla strada si sono impennate.
Le vittime sono state 59, 43 nel fine settimana precedente, 46 nel periodo analogo dello scorso anno. Sempre meno degli 81 morti del 2002 ma comunque in crescita.

Che cosa sta succedendo? L’effetto deterrente della legge si affievolisce? Tornano i vecchi vizi, tra i quali soprattutto l’alta velocità?

Secondo Marco Lion dei Verdi, il quale giudica allarmante l’aumento delle vittime, sostiene che: "Se la polizia stradale non viene messa nelle condizioni di effettuare i controlli, è perché qualcuno ha deciso di affossare una sana legge".
Dello stesso avviso Ermete Realacci, dell’esecutivo della Margherita: "La patente a punti è stata abbandonata a se stessa. Senza controlli e le conseguenti sanzioni, quella legge è destinata al fallimento". E cita alcuni dati: nel 1960 il rapporto tra pattuglie di controllo e veicoli in circolazione era di uno ogni 4,5. Oggi è di uno a 80.
Il Codacons chiede di monitorare le tratte a rischio e di aumentare la sicurezza stradale. E il sindacato di polizia Usp chiede più organici: "Troppi incidenti, l’organico della polizia stradale è assolutamente insufficiente alle reali necessità".

Per la polizia stradale e i carabinieri, tuttavia, non è soltanto il numero delle vittime a dover essere preso in considerazione. Perché alcuni incidenti possono essere particolarmente drammatici ma non così frequenti. E infatti, basta leggere gli altri dati per avere un quadro diverso, dicono alla Polstrada. Gli scontri mortali sabato e domenica sono stati 43, nel fine settimana corrispondente del 2003, subito dopo l’entrata in vigore della legge, erano stati 41, a fronte dei 70 del 2002. Dunque, la cifra complessiva è rimasta pressoché invariata. Anche guardando al totale degli incidenti, su strade extraurbane, urbane e autostrade, i dati non sono distanti: 1.548 quest’anno, 1.535 nel 2003.
Quanto al motivo che scatena l’inferno sulle strade, per il 35% è dovuto alla perdita di controllo del veicolo da parte di chi lo guida, fattore legato quasi sempre all’alta velocità. C’è anche da dire che in autostrada il numero complessivo di incidenti, a detta della Società autostrade, è diminuito, 136 contro i 172 del 2003.

La patente a punti resta però sul banco degli imputati: funziona la legge? Oppure è stato solo un fuoco di paglia?
"Qualche cedimento c’è - ammette il viceministro dei Trasporti Mario Tassone -. Ma non farei valutazioni di carattere troppo generale. Bisogna anche verificare il tipo di incidente. Io sono convinto che l’effetto della paura della punizione, e della perdita dei punti, sia inesorabilmente un fenomeno passeggero. Deve nascere una cultura del rispetto delle regole che negli altri Paesi europei c’è mentre noi fatichiamo a costruirla".

La legge va ritoccata? "Può essere migliorata ma serve tutta un’opera di prevenzione e di controllo". Più pattuglie per le strade? "Sì, ma anche più tecnologia".
E l’innalzamento del limite di velocità a 150 chilometri orari? "Io ho sempre espresso delle riserve. Tuttavia, 130 o 150, questo limite occorre rispettarlo. Ed è quello che purtroppo non succede".

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08 luglio 2004
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