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La protesta del Jazz a Palermo

Il Jazz palermitano protesta contro Palermo. Musicisti e cittadini si mobilitano per salvare la dignità della musica

23 gennaio 2004
Nel pomeriggio di Sabato scorso, 17 gennaio, in via piccola Santa Cecilia accanto all’omonimo teatro palermitano, Ignazio Garsia, presidente dimissionario del Brass Group di Palermo, si è legato ad un pianoforte che ha fatto portare in strada ed ha iniziato uno sciopero della fame contro l’abbandono da parte delle istituzioni in cui si trova il Brass Group. Una piccola folla gli si è raccolta attorno, e lui ha continuato la sua protesta che era partita come atto individuale di esasperazione, e che si è trasformata dopo in protesta collettiva con l’appoggio di musicisti, amici e sostenitori che testimoniano la loro solidarietà riempendo le pagine di un registro per una raccolta firme, presenziando attorno al piano.

"Chiediamo - dice Ignazio Garsia - la trasformazione del Brass in fondazione: un progetto di legge è fermo alla Regione da molto tempo. Si va avanti a forza di promesse che, però, oggi non bastano più. Si è raggiunto un punto di non ritorno ed il Brass non è più in condizione di andare avanti: i finanziamenti si sono ridotti ad un terzo di quelli che avevamo anni fa e non riusciamo ad avere una sede per realizzare una stagione invernale, uno spazio per mantenere un’orchestra jazz permanente".
Una presenza forte accanto ad Ignazio Garsia è quella di Vito Giordano, direttore della Scuola popolare di musica del Brass Group, che si è unito alla protesta con la sua tromba, provando i pezzi che dovranno essere eseguiti venerdì 30 per l’omaggio a Luca Flores, il prossimo concerto in cartellone nella stagione del Brass.
"Non è possibile né dignitoso – dice Vito Giordano - che i musicisti palermitani, dopo aver studiato per tanti anni raggiungendo ottimi livelli, siano costretti a vivere insegnando o suonando nei pub alla stessa stregua di ragazzini che hanno appena iniziato. Sia io che Ignazio potremmo stare tranquillamente a casa, vivendo con il nostro stipendio di insegnanti. Non lo facciamo perchè inseguiamo un sogno".

La solidarietà alla protesta del Brass è stata manifestata anche da esponenti della sinistra palermitana. Nel registro per le firme si leggono i nomi di Leoluca Orlando, Emilio Arcuri e Francesco Giambrone, oltre a quelli di tanti cittadini comuni e di musicisti. E la speranza di chi sta sotto il gazebo accanto al teatro Santa Cecilia è proprio che la partecipazione dei musicisti palermitani si allarghi sempre di più: "Cerco di stare accanto al maestro Garsia quanto più tempo possibile, - dice il contrabbassista Giuseppe Costa - perché la sua protesta è la mia protesta. Riuscire ad avere un’orchestra stabile significa lavoro e dignità per molti musicisti in città".
Intanto, da martedì 20, ogni sera alle 19, piccole formazioni si riuniranno in strada a dar vita a concertini estemporanei.

Il documento di protesta
La Protesta del Jazz Siciliano tenuto in catene dal Razzismo Culturale, dall’indifferenza e dall’ignoranza di chi non vuole accettare un dato incontrovertibile: che anche i jazzisti siciliani "hanno un Sogno" che deve trasformarsi in realtà.
Perché la musica lirico sinfonica non resti l’unica "musica alta" e il Jazz non rimanga soltanto la "musica altra” del razzismo culturale siciliano.
Perché non esiste una legge che esclude dai beni culturali i generi musicali diversi dalla “Lirica” e dalla “Sinfonica”.
Perché è certo, nel resto del mondo, che il Jazz come tutta la grande Musica del Novecento è un bene d’insostituibile valore formativo della persona umana.
Perché i musicisti Jazz non sono più il "Popolo del Blues che con la musica del pagliaccio nero faceva divertire i figli dei bianchi".
Perché i musicisti Jazz non sono e non vogliono essere “razzisti alla rovescia” ma hanno anch’essi “un sogno d’uguaglianza” garantito dalla Carta Costituzionale.
Perché il Brass Group di Palermo non vuole miracoli “da prestigiatori della politica” ma vuole e pretende solo la conclusione dell’iter di un disegno di legge proposto nel 2001 dall’onorevole Fabio Granata.
Perché il compimento di tale ormai assolutamente necessario e imprescindibile percorso legislativo a Sala d’Ercole significherà: "La trasformazione del Brass Group Città di Palermo in Fondazione di diritto privato", che a sua volta avrà come legittima e necessaria conseguenza:
- Un’Orchestra Permanente di Musica Jazz
- Un Teatro per le prove d’orchestra (che una regolare attività concertistica richiede)
- Una Scuola Civica di Musica Jazz
Perché il lavoro dei musicisti Jazz e di quanti operano nel settore ha la stessa dignità di ogni altra forma di attività che lo Stato e la Società sono tenuti a garantire sulla base di una civilissima Carta Costituzionale quale è la Nostra.
Perché il Governo Siciliano stia finalmente e concretamente anche dalla parte dei musicisti Jazz senza fissa dimora e ricchi soltanto di dignità, di fame e di necessità di lavoro di fronte ai Colleghi della Lirica e della Sinfonica giustamente protetti e sindacalizzati.
Perché i ricchi della "musica alta" non restino gli unici "ricchi" nel settore e i poveri della "musica altra" (il Jazz) non restino sempre i più poveri.

I musicisti dell’Orchestra Jazz Siciliana, i docenti della Scuola popolare di musica del Brass Group e il personale amministrativo e ausiliario del Brass Group di Palermo solidarizzano con il maestro Ignazio Garsia, incatenato sulla pubblica via dalla indifferenza e dall’ignoranza che tengono ugualmente ai ferri, in un angolo miserabile della cultura nazionale, un’intera categoria di musicisti professionisti che il resto del mondo ci invidia e che apprezza dovunque il Jazz è considerato, anch’esso, espressione di altissimi valori dentro la Grande Musica del Novecento.

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23 gennaio 2004
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