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Lampedusa fa sciopero ad oltranza e chiede gli stessi diritti sia degli immigrati sia dei cittadini italiani

21 novembre 2006

''Vogliamo gli stessi diritti sia degli immigrati sia dei cittadini italiani''. E' stato questo lo slogan dello sciopero generale ad oltranza proclamato dal Comitato spontaneo formato da commercianti, imprenditori e semplici cittadini di Lampedusa, che protestano contro l'immobilità delle istituzioni nell'affrontare le emergenze che investono l'isola.
Tutte le attività commerciali sono rimaste chiuse e alcune migliaia di persone hanno sfilato ieri in corteo per le strade di Lampedusa fino a raggiungere il nuovo centro di accoglienza in costruzione in contrada Imbriacola, e quello attuale, sito nelle vicinanze dell'aeroporto, dove nelle ultime ore sono stati accompagnati circa 300 clandestini sbarcati di recente sull'isola.

I promotori dell'iniziativa hanno in seguito, insieme al sindaco Bruno Siragusa (FI) che ha aderito alla protesta, occupato proprio l'ufficio del primo cittadino. Un gesto singolare, motivato come segno di unità tra l'amministrazione comunale e i cittadini nella battaglia per risolvere i problemi legati alla marginalità delle isole Pelagie. ''Condivido pienamente i motivi della protesta - ha spiegato il sindaco - e per questo motivo ho acconsentito all'occupazione pacifica del mio ufficio. Lo sciopero si protrarrà fino a quando non riusciremo ad ottenere delle risposte concrete e non più delle semplice promesse''.
In particolare il Comitato chiede al governo regionale, a quello nazionale e alla Comunità Europea la creazione di una task force in grado di affrontare tutte le emergenze legate al problema dei trasporti, alla sanità e alle infrastrutture. Un altro aspetto è quello legato all'emergenza immigrazione. ''Vogliamo gli stessi diritti sia degli immigrati sia dei cittadini italiani'' hanno scandito i partecipanti al corteo.
Calogero Albanese, presidente del Comitato dei commercianti, ha spiegato: ''Questo popolo reclama il diritto all'autodeterminazione sul suo territorio e sul suo avvenire''.

Allo sciopero generale ha aderito anche la Cgil: ''Rivendichiamo - ha detto il segretario provinciale Piero Mangione - una politica mediterranea di tutela e di sviluppo per le isole Pelagie. Da questo punto di vista i fondi europei potrebbero offrire una formidabile occasione per la realizzazione di nuove infrastrutture, ripagando gli abitanti per i danni subiti a causa dell'immigrazione''.

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21 novembre 2006
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