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Le Fiamme Gialle contro il caro-pasta

Perquisite le 5 maggiori aziende italiane. Scattata l'inchiesta dopo le denunce delle associazioni dei consumatori

16 dicembre 2009

Cinque tra le maggiori società produttrici di pasta e l'associazione che li riunisce, l'Unipi, sono state perquisite ieri dal nucleo di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza. Al centro dell'inchiesta che coinvolge queste imprese, la possibile violazione dell'art. 501 bis del codice penale che punisce le manovre speculative sui prodotti. Al momento nell'inchiesta c'è anche una persona indagata della quale però non si conosce il nome.
Le perquisizioni sono avvenute, su disposizione del procuratore della Repubblica di Roma Giovanni Ferrara, del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Pesci, nelle sedi dei pastifici Barilla (Parma), De Cecco (Pescara e Roma), Divella (Rutigliano-Bari), Garofalo (Gragnano-Napoli) e Amato (Salerno). Perquisita anche la sede della Unipi. Scopo delle perquisizioni affidate al nucleo della Guardia di Finanza è stato quello di ritrovare documentazioni e atti dai quali risulti secondo quanto è stato denunciato da associazioni di consumatori che è intervenuto tra le società in questione un accordo che si è tradotto in una vera e propria manovra speculativa. Manovra che ha determinato dal settembre del 2008 a quest'anno un aumento del 50% medio del costo della pasta.

A fornire lo spunto per l'indagine erano state dall'ottobre del 2007 le denunce presentate dalle associazioni Adoc, Adusbef e Codacons. Sulla base di questi esposti era stata avviata l'indagine che ora è sfociata nelle perquisizioni per valutare l'ipotesi di reato prevista dall'art. 501 bis del codice penale che punisce manovre speculative su merci e prevede per chi se ne rende responsabile la reclusione da 6 mesi a 3 anni. L'articolo punisce chiunque nell'esercizio di qualsiasi attività produttiva o commerciale compie manovre speculative, ovvero occulte, accaparra o incetta materie prime, generi alimentari di largo consumo o prodotti di prima necessità in modo atto a determinare il rincaro sul mercato interno del prezzo delle merci stesse.
Nell'ambito dell'indagine è anche prevista da parte del magistrato penale l'acquisizione presso l'Antitrust di documentazioni conseguenti al fatto che la stessa Antitrust ha inflitto multe per un ammontare complessivo di 12 milioni di euro  ai principali produttori nel febbraio di quest'anno. Le multe, confermate in ottobre dal Tar del Lazio, variano dai 5 milioni di euro circa (la più alta, inflitta a Barilla) ai 1.000 euro, (la più bassa, inflitta a Unionalimentare). Contro questa sentenza, gli imprenditrori pastai coinvolti hanno fatto ricorso al Consiglio di Stato che si deve ancora pronunciare.

A puntare il dito contro i produttori di pasta da mesi è anche la Coldiretti che denuncia come gli aumenti vadano esclusivamente a favore dell'industria, mentre gli agricoltori sono costretti a subire continui ribassi dei prezzi alla produzione. "Il grano duro viene pagato 18 centesimi al chilo agli agricoltori, mentre la pasta raggiunge in media 1,4 euro al chilo, con un ricarico di circa il 400 per cento, se si considerano le rese di trasformazione", scrive in un comunicato la Coldiretti.
Ma i produttori respingono le accuse: "La dirigenza è serena e collabora con la Guardia di finanza", ha fatto sapere un portavoce della De Cecco, che ricorda inoltre come sia pendente il ricorso al Consiglio di Stato "contro la multa dell'Antitrust alle aziende". "Massima disponibilità a collaborare" anche da parte di Barilla.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it]

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16 dicembre 2009
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