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Ma chi ha indagato Berlusconi?

La Procura di Firenze: ''Berlusconi e Dell'Utri non sono indagati''. Il premier: ''Contro la mafia ho fatto più di chiunque altro''

30 novembre 2009

Nei giorni scorsi i giornali vicini alla famiglia Berlusconi, per intenderci il Giornale e Libero, hanno titolato a tutta pagina di un'imminente avviso di garanzia, da parte della Procura di Firenze, nei confronti del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Avviso di garanzia riguardante le stragi mafiose del '93 e correlazionate direttamente con le ultime dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza che, addirittura, imputerebbe il premier (insieme alla complicità di Marcello Dell'Utri) di esserne il mandante.
Sabato scorso il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, rispondendo ai giornalisti che gli domandavano se quanto annunciato dai due quotidiani rispondesse a verità, ha detto: "Berlusconi e Dell'Utri non sono indagati. Non ci sono iscrizioni di questo tipo. Quello che hanno scritto alcuni giornali non è vero".
Parlando della nuova inchiesta della Procura fiorentina sulle stragi di mafia del 1993, Quattrocchi ha spiegato che "si parla di un 'modello 21' che riguarda residue posizioni di soggetti che secondo noi non sono stati raggiunti a suo tempo da quanto giovava per la pronuncia della sentenza". "Era rimasto fuori qualcuno - ha proseguito Quattrocchi - noi abbiamo buonissime speranze di individuare qualcuno rimasto fuori".
Si parla di un esecutore materiale? Hanno chiesto i cronisti. "Si parla di modello 21 - ha ribadito il procuratore fiorentino - stiamo rivedendo tutto il contesto, perché emergono responsabilità su uno degli esecutori. Verosimilmente questo qualcuno è già stato sistemato in altro modo...". Si tratta "di fatti passati in giudicato, che non precludono la rivisitazione di altre responsabilità", ha concluso Quattrocchi.
Insomma, vista la smentita del procuratore Quattocchi, bisogna prendere atto che, al momento, a iscrivere nel registro degli indagati il premier sono stati i giornali amici del Premier e non le Procure. Non solo, l'edizione di ieri di Libero ha ribadito che Berlusconi è indagato, e non solo a Firenze ma anche a Palermo dove, ha scritto il direttore Maurizio Belpietro, "a differenza dei colleghi toscani, il procuratore Ingroia non ha neppure fatto lo sforzo di negare. Le ipotesi di reato su cui viaggiano i due filoni sono le stragi di mafia dei primi anni Novanta e il concorso esterno in associazione mafiosa".
'Il Giornale' in edicola ieri, sopra una fotografia del Cavaliere, ha titolato 'Se questo è un mafioso' con un sommario che recitava: "In arrivo l'avviso di garanzia basato sui deliri dei pentiti". E l'editoriale del direttore Vittorio Feltri iniziava così: "Impossibile crederci. Berlusconi indagato per mafia è semplicemente assurdo".
Insomma, continuando così, per i giornali amici del Cavaliere, entro questo fine settimana, Berlusconi sarà condannato al 41-bis.

Eppure, nei giorni scorsi, Silvio Berlusconi sembrava proprio quello più tranquillo, tanto che a cena con gli imprenditori del ''Made in Italy'' venerdì sera a Palazzo Madama, secondo alcuni partecipanti, avrebbe detto: "C'è qualcuno che dice che mi sono molto occupato di mafia a partire dal '92: è vero, sulla mafia ho raccontato molte storielle...". Come dire, il Cavaliere che tutti sono ormai abituati a conoscere e che non temendo nulla scherza col suo fare un po' spaccone.
E' bastato però soltanto un giorno che i toni del Cavaliere sono cambiati, e incontrando i giovani del Pdl del circolo di Olbia-Tempio, in Sardegna, ha parlato di insopportabili voci ''infondate'' e ''infamanti'' sul suo conto. Poi, intervenendo ad un convegno organizzato dall'Enac, Berlusconi ha dichiarato: "Se trovo chi ha girato nove serie della 'Piovra' e scritto libri sulla mafia facendoci fare brutta figura nel mondo, giuro che lo strozzo". Quindi è tornato ironico ritornando a parlare delle voci circolate in questi giorni in merito alle presunte indagini da parte di diverse Procure: "Tu, Vito, hai parlato prima dei problemi con la mafia. E che problema c'è? Ci sono io". "Nella vita bisogna sorridere, ci vuole ottimismo...", ha poi aggiunto.
Il giorno dopo il presidente è tornato a parlare di Cosa Nostra, senza più ironizzare. "Dalla lettura dei quotidiani dei giorni precedenti e anche di oggi appare evidente ad ogni persona onesta e di buon senso che ci troviamo di fronte all'attacco più incredibile ed ignobile che mi sia stato rivolto nel corso di questi ultimi anni, da quando ho deciso di dedicarmi con tutte le mie forze al bene del mio Paese. Se c'è una persona che per indole, sensibilità, mentalità, formazione, cultura e impegno politico, è lontanissima dalla mafia, questa persona sono io'', ha dichiarato il premier Berlusconi. "Se c'è un partito che in questi anni più si è distinto nel contrastare la criminalità organizzata, questo partito - ha sottolineato Berlusconi - è stato Forza Italia e oggi è il Popolo della libertà. Se c'è un governo che più di tutti ha fatto della lotta alla mafia uno dei suoi obiettivi più netti e coerenti, questo è il mio governo, che sono certo - ha rimarcato - sarà ricordato anche come il governo che ha lanciato la sfida più determinata alla mafia nella storia della nostra Repubblica". "Questo è il terreno civile e politico sul quale intendo anche contrastare la campagna di stampa del gruppo 'La Repubblica-Espresso', che chiamerò a rispondere sul piano penale e civile dei danni arrecati alla dignità della mia persona, della mia famiglia e dell'azienda Fininvest''.
Quindi, si capisce così che non sono stati gli articoli dei giornali amici - che lo davano e lo danno per indagato certo -, ma l'inchiesta che in questi giorni stanno portando avanti Attilio Bolzoni e Giuseppe D'Avanzo de 'La Repubblica', nella quale si parla certamente delle dichiarazioni dei pentiti che hanno tirato in ballo Berlusconi e compagnia cantante, ma dove non si legge di alcuna iscrizione nel registro degli indagati da parte di nessuna procura nei confronti del premier.

- Sono i soldi degli inizi del Cavaliere l'asso nella manica dei fratelli Graviano di A. Bolzoni e G. D'Avanzo (Repubblica.it)

Sul tema, e in particolare sulle rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza, è intervenuto ieri anche Marcello Dall'Utri, imputato a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa, e già condannato in primo grado a 9 anni di reclusione. Intervistato da Lucia Annunziata nel corso della trasmissione "in Mezz'ora" Dell'Utri ha detto che le accuse di cui i giornali hanno parlato "colpiscono e potrebbero fiaccare qualsiasi persona". ''Dai verbali si capisce che non dice nulla, non sa nulla'' e ''può inventarsi qualsiasi cosa'', ha detto ancora Dell'Utri parlando di Spatuzza, che verrà ascoltato nel suo processo il prossimo 4 dicembre. Il senatore del Pdl si è detto "angosciato per queste accuse assurde" ma quest'ultime sono "assolute falsità". E quindi la "coscienza è tranquilla" perché "non mi aspetto nulla da nessuna procura. Mi aspetto solo che si acclari la verità su queste falsità". Quello che viene adombrato è "gravissimo e inconcepibile", ha aggiunto Dell'Utri. Resta il fatto che la "stampa continuerà ad alimentare il caso con questa aria fritta".
Secondo il senatore Dell'Utri la strategia è chiara: "Si cercano pentiti che grazie a delle provvidenze possano parlare e poi si fa la convergenza del molteplice: una cosa assurda, fuori dal mondo". Qui "non si cerca il reato, si cerca di fare dei delinquenti", ha sottolineato. "Le sciocchezze vengono ben confezionate, ben montate e finché durano fanno danno. Per fortuna c'è la gran parte del paese che non ci crede...".
Ma come mai Silvio Berlusconi non decide di farsi processare come ha fatto Giulio Andreotti e come sta facendo lo stesso Dell'Utri? "La giustizia - ha risposto il senatore a Lucia Annunziata - è un bene supremo, l'ingiustizia no". E ha spiegato: "Il premier è un carattere diverso, lui prova sgomento, lo indigna... Non ha mai avuto niente a che fare con queste cose. Ritiene le accuse un'ingiustizia, Berlusconi è una persona diversa da me".
E nel caso dovesse essere condannato, si dovrebbe dimettere? "Non deve dimettersi per niente, la presunzione di innocenza vale fino al termine dei gradi di processo. Giustifico il comportamento di Berlusconi perché lo conosco troppo bene", ha insistito Dell'Utri che nel corso dell'intervista ha avuto pure modo di ribadire: "Mangano è stato un eroe e lo ripeto".
Sempre in merito alle accuse al premier, Dell'Utri preferisce non parlare di complotto che è "parola inquietante", ma certo c'è un'azione organizzata contro Silvio Berlusconi. "I giudici sono l'elemento catalizzatore di tutto, ma c'è una parte politica, la sinistra, i poteri occulti che non vedono Berlusconi di buon occhio, hanno tentato in tutti i modi di far desistere Berlusconi dal fare politica, e l'arma più forte è quella giudiziaria". E adesso "cercano di puntare al patrimonio del premier", ma "non ci riusciranno perché anche i più grandi teoremi cadono di fronte alle cose che non esistono". E' "offensivo" poi leggere le cose di questi giorni su un'azienda come Mediaset.
Ma Dell'Utri va anche oltre e, pur ammettendo un suo "evidente conflitto di interessi", ha reclamato modifiche legislative di peso, destinate a dividere politica e magistratura. Il senatore Pdl ritiene infatti necessario cambiare la legge sui pentiti copiando le norme degli Stati Uniti. "Come è ammissibile - ha detto parlando con Lucia Annunziata - che dopo 15 anni uno si alza e dice: Dell'Utri, Berlusconi...". E auspica anche una diversa regolamentazione del concorso esterno in associazione mafiosa, accusa che in primo grado gli è valsa una condanna a 9 anni di carcere, ma che - fa notare - "non è un reato" espressamente previsto dal codice e infatti 'vive' per effetto della giurisprudenza della Cassazione.

La "rabbia" di Marina Berlusconi: "Fininvest infangata, è sconcertante killeraggio" - "Con riferimento alle affermazioni gravemente diffamatorie contenute in un articolo odierno di 'Repubblica', in cui si insinua che il 20% di Mediaset appartenga alla mafia, Mediaset agirà giudizialmente contro gli autori dell'articolo e il direttore responsabile di Repubblica". Così una nota dell'ufficio stampa di Mediaset. "L'azione verrà effettuata a tutela dell'onore e della reputazione di una societa' quotata al cui capitale partecipano primari investitori istituzionali, nazionali e internazionali, e piu' di 200.000 risparmiatori italiani".
E sempre in relazione all'articolo 'L'asso nella manica dei boss Graviano, i soldi del Cavaliere', pubblicato da 'la Repubblica', il presidente di Fininvest Marina Berlusconi replica duramente: "Non è degno di un Paese civile che la storia e il presente di un grande gruppo di livello internazionale, portato al successo dal lavoro, dal talento e dal coraggio di un grande imprenditore, di tutti coloro che con lui e dopo di lui vi hanno lavorato e vi lavorano, vengano così vilmente e senza il minimo fondamento infangati e insultati da questi professionisti della diffamazione, della calunnia, della disinformazione". "Il 100% della Fininvest, come emerge incontrovertibilmente da tutti i documenti - aggiunge Marina Berlusconi - appartiene alla nostra famiglia, a Silvio Berlusconi e ai suoi figli. Così è oggi e così è da sempre, non c'è mai stata una sola azione della Fininvest che non facesse capo alla famiglia Berlusconi''. Inoltre, "anni e anni di indagini e perizie ordinate proprio dalla Procura di Palermo, durante i quali è stato rovistato in ogni angolo della nostra storia, si sono conclusi - aggiunge - con l'unico possibile risultato, sottoscritto dal consulente della stessa Procura: nell'azionariato Fininvest non sono mai entrati una lira o un euro dall'esterno, non esistono zone d'ombra. Ma tutto questo per chi persegue un preciso disegno politico di annientamento non conta nulla. L'importante è mettere su, senza nessun appiglio minimamente credibile, una sconcertante operazione di killeraggio per la quale provo rabbia e disgusto".
"Abbiamo già dato mandato ai legali di Fininvest - conclude Marina Berlusconi - di procedere sia in sede penale sia in sede civile, con un'azione adeguata all'enormita' della calunnia, nei confronti di Repubblica e dei signori Bolzoni e D'Avanzo".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ing, AGI, Repubblica.it]

- Spatuzza, Ciancimino e la via dei soldi che porta a Milano di Francesco La Licata (la Stampa)

 

 

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30 novembre 2009
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