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Macaroni, mi avete sfidato… e ore me ve magno!! Omaggio al grande Albertone nazionale

Ad un anno dalla morte un ricordo di uno dei più grandi interpreti che il cinema italiano abbia mai conosciuto

25 febbraio 2004
Esattamente un anno fa, nella sua villa di Roma, si spegneva Alberto Sordi, uno dei più grandi attori che il cinema italiano abbia mai conosciuto. Poliedrico, capace di passare con estrema naturalezza  dal genere comico a quello drammatico come solo i grandi interpreti sono in grado di fare, Sordi ha il grande merito di aver saputo esprimere al meglio l'anima degli italiani. Le situazioni e i personaggi rappresentati dall'attore infatti, sono talmente tanti e vari che, senza esagerare, si può affermare che egli ha significativamente contribuito alla conoscenza storica dell'Italia del '900.

L'Albertone nazionale nasce a Roma il 15 giugno 1920, nel cuore di Trastevere, da Pietro Sordi direttore d'orchestra e concertista presso il teatro dell'opera di Roma, e Maria Righetti, insegnante. Alberto Sordi entra nel mondo dello spettacolo a piccoli passi. I suoi primi ruoli sono infatti quelli di fantasista, comparsa, imitatore da avanspettacolo, boy di rivista e doppiatore. La sua avventura con il cinema comincia proprio lavorando come doppiatore. Nel 1937 vince il concorso della Metro Goldwyn Mayer come doppiatore di Oliver Hardy, meglio conosciuto come "Ollio", cui regalò una voce originale e inconfondibile.
Nel 1941 muore Pietro Sordi e la famiglia si trasferisce nel centro storico di Roma. Qui Alberto continua la sua esperienza nel mondo dello spettacolo interpretando piccole parti in diversi film. Il primo ruolo da protagonista, lo interpreta nel film "I tre aquilotti" di Mario Mattioli mentre, nel frattempo, si afferma sempre più nel mondo della rivista e del varietà che rimane lo spettacolo più seguito dagli italiani anche negli anni più drammatici e tristi della guerra.

Nel 1948 debutta in televisione, presentando in Rai il programma "Vi parla Alberto Sordi", incidendo per la Fonit alcune canzonette da lui scritte. Da questa esperienza televisiva nascono i personaggi che sono alla base della sua grande popolarità come il signor Coso, Mario Pio e il conte Claro che lo porteranno a intepretare "Mamma mia, che impressione" (1951) di Roberto Savarese.
Il salto di qualità avviene nel 1951 grazie al grande maestro Federico Fellini che lo sceglie per interpretare la parte del “divo dei fotoromanzi” nel film "Lo sceicco bianco". Due anni dopo, Fellini lo richiama  per "I vitelloni", un caposaldo del cinema di ogni tempo acclamato subito dalla critica e dal pubblico che lo farà entrare nella storia del cinema italiano.
Sordi è ormai una star e solo nel '54 escono tredici film da lui interpretati, fra cui "Un americano a Roma" di Steno, nel quale interpreta Nando Moriconi, lo spaccone romano con il mito degli States. L'escalation di Sordi continua inarrestabile e tocca il suo apogeo negli anni '60, periodo d'oro della commedia all'italiana, quando riceve diversi riconoscimenti tra cui il "Nastro d'argento" come miglior attore protagonista per "La grande guerra" di Monicelli, il "David di Donatello" per "I magliari" e "Tutti a casa" di Comencini. "Globo d'oro" negli Stati Uniti e Orso d'oro a Berlino per "Il diavolo" di Polidoro.

Nel '66 Sordi si cimenta anche come regista con il film "Fumo di Londra", che si aggiudica il "David di Donatello". Due anni dopo un'altra magistrale interpretazione ne "Il medico della mutua", una satira del sistema sanitario nazionale, e nel "Detenuto in attesa di giudizio". Nel 1977 un'altra svolta che vede il passaggio, anche se temporaneo, al genere drammatico. La sua toccante e drammatica interpretazione ne "Un borghese piccolo piccolo" diretto da Mario Monicelli, gli varrà il Davide di Donatello e La grolla d'oro.

Gli anni Novanta lo vedono di nuovo regista di se stesso e pluripremiato. Nel 1994 dirige, interpreta e sceneggia "Nestore - L'ultima corsa" che è scelto dal Ministero della Pubblica Istruzione per promuovere nelle scuole una campagna di sensibilizzazione sulle problematiche degli anziani e del rispetto degli animali. A questo punto i riconoscimenti si susseguono senza sosta . L'anno successivo al Festival del Cinema di Venezia, dove viene presentato "Romanzo di un giovane povero" di Ettore Scola, riceve il "Leone d'oro" alla carriera. Nel 1997 Los Angeles e San Francisco gli dedicano una rassegna di 24 film che riscuote un grandissimo successo di pubblico. Due anni dopo, altro "David di Donatello" per "i sessant'anni di straordinaria" carriera. Il 15 giugno del 2000, in occasione dei suoi 80 anni, il sindaco di Roma, Francesco Rutelli, gli cede per un giorno lo "scettro" della città. Inoltre  La Libera università di lungue e comunicazione di Milano e l'Università di Salerno gli assegnano due lauree "Honoris causa" in Scienze della Comunicazione per la sua eccezionale capacità di usare il cinema per comunicare e trasmettere i valori e costumi dell'Italia moderna dall'inizio del Novecento a oggi.

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25 febbraio 2004
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