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Massimo Ciancimino ribatte al 'capitano Ultimo' per via legale

''Non permetto né al colonnello De Caprio né a nessun altro di insultarmi definendomi servo di Riina

07 novembre 2009

Secondo Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino, sarebbe stato Bernardo Provenzano a "vendere" Totò Riina ai carabinieri. "Bernardo Provenzano indicò ai carabinieri la zona esatta del nascondiglio in cui trascorse l'ultima parte della latitanza Totò Riina", ha rivelato ieri il figlio di don Vito, rilasciando l'altro ieri dichiarazioni spontanee ai magistrati nell’aula bunker del carcere di Pagliarelli di Palermo (LEGGI). E se è vero che Provenzano avrebbe  "venduto" il boss corleonese, tale circostanza confermerebbe che, a una prima fase della trattativa ne sarebbe seguita una seconda con un nuovo interlocutore.
La ricostruzione è stata smentita dal colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il "capitano Ultimo" che, insieme al generale Mario Mori, condusse le indagini che nel 1993 portarono all'arresto del boss corleonese: "Ciancimino è uno dei tanti servi di Riina. Infatti è chiaramente falso che Riina sia stato arrestato in seguito alle dichiarazioni di Bernardo Provenzano. Ma la cosa più grave è che ci sia qualcuno all'interno delle istituzioni che legittima questo servo di Riina. Questo significa evidentemente che i servi di Riina sono anche all'interno delle Istituzioni e certamente non sono il generale Mori e il capitano De Donno: forse sono gli stessi che hanno isolato e delegittimato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino" (LEGGI).

Ieri il colonnello De Caprio è tornato a parlare della (ancora presunta) trattativa tra stato e mafia in un'intervista a "Chi l'ha visto?" e si è nuovamente rivolto a Massimo Ciancimino: "Nessun mafioso, nessuna persona ci ha mai indicato il covo, l'abitazione dove abitava Riina, ed é stato un peccato perché avremmo risparmiato tempo e soprattutto le pagliacciate di questi anni". "La verità che ho ripetuto in ogni sede - ha aggiunto il "capitano Ultimo" - è che l'arresto di Riina è stato ostacolato dalla Procura di Palermo e oggi capisco che ha dato fastidio a tutte quelle persone che evidentemente avevano interesse a tenere in libertà Riina, gli stessi che hanno isolato e ucciso professionalmente Giovanni Falcone, gli stessi che hanno isolato Paolo Borsellino, poi fisicamente ammazzati dai sicari di Cosa Nostra".
L'ufficiale ha ribadito poi che l'arresto di Riina "è stato il frutto di un lavoro trasparente e limpido svolto dai miei carabinieri a Palermo, a cui hanno contribuito le dichiarazioni del collaboratore Balduccio Di Maggio. Per aver compiuto questa 'grave azione' sono stato anche processato e assolto. Basta leggere la sentenza di assoluzione per rendersi conto che quell'arresto e tutte le vicende collegate si sono svolte in maniera legittima e trasparente, senza alcun inganno verso la Procura e senza alcuna trattativa. Dunque chi parla di trattativa e di accordi è solo un vile, uno dei tanti vili servi di Riina".

Massimo Ciancimino,  ha annunciato di avere querelato il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio. "Accetto le critiche e i dubbi, che sono legittimi, ma gli insulti no - ha detto all'AdnKronos Ciancimino jr - non permetto né al colonnello De Caprio né a nessun altro di insultarmi definendomi 'servo di Riina'. Ricordo al capitano Ultimo che il sottoscritto, avvicinato da due suoi illustri colleghi (Mori e De Donno ndr), alla proposta di convincere mio padre di aiutarli per catturare boss latitanti, si è messo a disposizione di carabinieri e Ros verso cui nutro tuttora grande rispetto". E ha aggiunto: "Non spetta né a me né al colonnello De Caprio giudicare la verità dei fatti, spetta alla magistratura. Io ho sempre detto di non essere detentore di certezze ma rispondo solo a domande dei magistrati e chi vuole sostituire le critiche con gli insulti non fa altro che agevolare il clima di confusione che allontana ulteriormente la ricerca della verità. Ecco perché ho dato mandato al mio avvocato di citare il colonnello De Caprio nelle sedi opportune".

"In presenza di versioni opposte su vicende di mafia fra il Capitano Ultimo e il figlio di Ciancimino non c'é da avere esitazioni e dubbi: diamo retta al primo. Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un uso assai inquietante di pseudo pentiti che a venti anni dagli avvenimenti forniscono versioni funzionali ad ambigue operazioni politiche". Questa l'affermazione di Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl, che ha voluto commentare quanto accaduto.
Anche il ministro dell'Interno Roberto Maroni ha fatto il proprio commento sulla questione "trattativa mafia-Stato" durante un incontro con la stampa estera. Maroni, rispondendo ad un giornalista ha ammesso di non avere un’idea precisa riguardo alla presunta trattativa tra lo Stato e la mafia di cui tanto si parla. "All’epoca ero ancora un ragazzino, nel '92-'93 iniziavo la mia vita politica", ha detto Maroni. "Mi faccio un'idea leggendo i giornali e quindi un'idea piuttosto confusa di quello che sta avvenendo. Non ho un’opinione, non ho certezze in merito, aspetto che la magistratura faccia chiarezza. Queste cose lasciano molto perplessi".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa.it]

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07 novembre 2009
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