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Minacce e parcheggi

Zona rimozione in Piazza Borsa a Palermo, per motivi di sicurezza: nella zona abita il procuratore generale Roberto Scarpinato

02 ottobre 2014

In piazza Borsa, a Palermo, non si potrà più parcheggiare. Un’altra piazza del centro storico viene vietata alle automobili, ma stavolta è per ragioni di sicurezza. Nella zona infatti abita il procuratore generale Roberto Scarpinato che nelle ultime settimane ha subito pesanti minacce. La notte tra il 2 e il 3 settembre qualcuno si è introdotto nella sua stanza al palazzo di giustizia e ha lasciato sulla sua scrivania una lettera intimidatoria. C’è in corso una delicata indagine (LEGGI).
L’ufficio Mobilità del Comune, su richiesta della prefettura, ha così disposto il divieto di sosta che partirà subito, non appena Amat apporrà la nuova segnaletica. Il 7 ottobre Scorta Civica Palermo e Antimafia Duemila organizzeranno un sit-in di solidarietà davanti al tribunale.

L'allarme rosso per la sicurezza del procuratore generale, è scattato due settimane fa quando per la seconda volta in venti giorni, l'ufficio di Roberto Scarpinato è stato violato. Un carabiniere della scorta ha trovato una scritta inquietante su una porta interna: "Accura", che in siciliano vuol dire "stai attento".  Qualcuno ha tracciato delle lettere in stampatello sulla polvere di quella porta che non viene aperta quasi mai, è nel retro della stanza di rappresentanza del procuratore generale. Lì ci sono una saletta, un bagno, un piccolo archivio, al primo piano del Palazzo di giustizia: sono diventate le stanze del mistero, a cui si accede dallo studio di Scarpinato oppure da un ascensore interno. È qui, probabilmente, il cuore del giallo. L'ascensore. Il due settembre, qualcuno è salito fino alla stanza del procuratore generale per lasciare sulla sua scrivania una lettera dai toni inquietanti.

"Lei sta esorbitando dai suoi compiti e dal suo ruolo", hanno scritto. Sembra un riferimento alle ultime indagini sui servizi segreti deviati che Scarpinato sta portando avanti con il sostituto Luigi Patronaggio. Indagini che sono destinate a restare segrete fino a venerdì, quando i magistrati chiederanno la riapertura del dibattimento nel processo d'appello che vede imputato l'ex capo dei Servizi, il generale Mario Mori, assolto in primo grado dall'accusa di aver favorito la latitanza di Bernardo Provenzano.
Una circostanza però è emersa. In queste ultime settimane, il procuratore generale è stato in stretto contatto con i colleghi della procura della repubblica che indagano sulla trattativa Stato-mafia. Uno dei punti di interesse comune sarebbe il ruolo di alcuni 007 nelle carceri dove si trovano i capimafia al 41 bis.

Di sicuro, su tutte le intimidazioni recapitate negli ultimi mesi ai magistrati di Palermo c'è adesso un'indagine unica dei pm di Caltanissetta. Dunque, il procuratore Sergio Lari vede una matrice comune nei misteriosi raid che hanno portato a incursioni nelle stanze dei magistrati, a pesanti lettere anonime inviate anche nelle abitazioni dei pm, a strani furti. I casi più eclatanti hanno riguardato i magistrati del processo sulla trattativa Stato-mafia, Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia. Ora, c'è anche Roberto Scarpinato nel mirino. Il procuratore reggente di Palermo, Leonardo Agueci, parla di "fatto inquietante". Dice: "Chi tocca Roberto tocca tutti noi". [Informazioni tratte da Repubblica/Palermo.it]

- Una sola mano, un solo contesto, unica matrice (Guidasicilia.it, 22/09/14)

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02 ottobre 2014
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