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Morire in Iraq

Le Falangi Verdi di Maometto hanno ammazzato, con un colpo alla nuca, il catanese Fabrizio Quattrocchi

15 aprile 2004

Fabrizio Quattrocchi, originario di Catania, è stato ammazzato con un colpo alla nuca.
Il nome dell'ostaggio ucciso lo si è appreso in diretta durante Porta a Porta, il programma di Bruno Vespa su Rai Uno, e confermato dal ministro degli Esteri Franco Frattini, ospite della trasmissione.
Un'esecuzione registrata in video dai sequestratori e consegnato in tarda serata alla solita tv del Qatar Al Jazeera, che ha subito diffuso la notizia della morte di un italiano, rifiutandosi però di mostrare le "orribili immagini" dell'assassinio.
Poco prima della conferma del nome, l’emittente La 7 aveva parlato con la redazione di Al Jazeera che aveva riferito il contenuto del video: i quattro ostaggi incappucciati, seduti davanti a una fossa appena scavata, poi uno viene ucciso con un colpo di pistola alla nuca.
Dai sequestratori, inoltre, una minaccia:  uccideremo "a uno a uno" gli altri ostaggi.

Il ministro Frattini ha confermato in diretta che l'ambasciatore italiano a Doha ha avuto modo di vedere il filmato dell'uccisione, e tramite il video ha fatto il riconoscimento della vittima. A fare per primo il nome di Fabrizio Quattrocchi è stato, in collegamento telefonico con Porta a porta, il vicedirettore di Libero, Renato Farina: "Ho parlato con Imad el Atrash, caposervizio dell'emittente Al Jazeera, che mi ha detto che è Fabrizio Quattrocchi e mi ha detto che ritiene che il governo italiano lo sapesse prima delle dieci, perché ha provveduto lui a far vedere le immagini".
A una domanda di Bruno Vespa su chi abbia fatto il riconoscimento, Farina ha risposto: "Da quello che mi ha detto lui (el Atrash), anche nella concitazione, credo sia stato il nostro ambasciatore". Il ministro Frattini ha poi detto: "E' arrivata purtroppo anche a noi la notizia. Posso confermare quanto ha detto Farina. C'è stata la conferma tramite il nostro ambasciatore a Doha".

Questo l’ennesimo terribile risvolto di quella che si può adesso definire a pieno diritto la "piccola guerra" italiana, così come viene chiamata dal direttore de la Repubblica Ezio Mauro, nell’editoriale di oggi.
L’Italia è in guerra, tanto quanto l’America, tanto quanto quella Spagna dilaniata l’11 marzo, e la guerriglia irachena, si chiamino essi mujahiddin, Falangi verdi di Maometto o piccolo gruppo isolato di sciiti rivoltosi, c’è l’ha proprio con l’Italia, e con l’uccisione di Fabrizio Quattrocchi i terroristi iracheni non hanno voluto fare altro che "impartire una una lezione", a tutti quei paesi che stanno aiutando lo "straniero infedele".

E’ chiaro che se i rappresentanti del Governo italiano continueranno a "governare" solo con considerazioni, dalle poltrone di un talk show, ben poco riusciranno a risolvere.
Un Paese come il nostro, che ha barattato la propria politica estera per mettersi supina al servizio della grande potenza imperialista ("esperta nell’export della democrazia"), e che può contare su di un ministro degli Esteri che, mentre si consuma la tragedia si comporta come un’Alba Parietti in un reality show, e alle accorate domande di uno dei parenti dei sequestrati, sa solo rispondere: "purtroppo la situazione è difficile ed è importante non abbandonare il campo proprio in queste circostanze", mette sotto gli occhi di tutti la totale inettitudine e la pericolosa incapacità della classe dirigente.
Un Paese come il nostro, oggi si è reso in parte colpevole della morte di Fabrizio Quattrocchi.

Fabrizio Quattrocchi, 36 anni. Ammazzato in Iraq
Originario di Catania, assieme al fratello, alla sorella e ai genitori, fino a quattro anni fa Fabrizio gestiva la panetteria di famiglia di via San Martino, zona popolosa di Genova a due passi dall'ospedale. Alla morte del padre, i figli decisero di prendere altre strade.
Fabrizio nel suo curriculum vantava un passato da soldato riservista, ma in fanteria - niente corpi speciali - e un'ottima conoscenza del tae-kwondo. Grazie ad un ex mercenario genovese, oggi diventato intermediario di uomini che rifornisce di body guard liguri il territorio iracheno, anche Fabrizio Quattrocchi era partito per Bagdad, a guadagnare i suoi diecimila euro al mese. Lui come altri 4 genovesi. Era in Iraq dal novembre scorso dove lavorava per la Ibsa, una società di "investigazioni, bonifica, servizi di sicurezza e allarmi".
A Pasqua aveva telefonato a casa per l'ultima volta. Ieri è stato ammazzato con un colpo alla nuca.

F. M.

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15 aprile 2004
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