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Morti sul lavoro: nel 2011 Sicilia prima nel Sud per decessi

Secondo i dati dell’Osservatorio indipendente di Bologna va a Ragusa la maglia nera tra le province siciliane

20 dicembre 2011

Anche nel 2011 la Sicilia rimane ai primi posti di una tragica classifica, quella dei morti sul lavoro: con 42 vittime (stesso numero nel 2010), l’isola si piazza in sesta posizione a livello nazionale alle spalle di Lombardia (76), Emilia Romagna (53), Piemonte (50), Veneto (47) e Lazio (43), mentre si aggiudica il poco lusinghiero primato tra le regioni del Sud, davanti a Puglia (39 morti) e Campania (38).
Secondo i dati dell'Osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro è Ragusa la maglia nera tra le province siciliane con 9 vittime, seguita da Trapani con 6 e Palermo con 5.

Un trend che continua a essere triste e preoccupante, numeri che nonostante i licenziamenti e il conseguente calo di lavoratori attivi non cessano a diminuire. "I settori più colpiti sono sempre gli stessi, anche perché trainanti della nostra regione: edilizia ed agricoltura, seppur con 30.000 lavoratori in meno rispetto al 2010 a causa di tagli al personale e cassa integrazione", commenta all’Italpress Michele Pagliaro della segreteria regionale della Cgil con delega alla Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro. Non si registra, quindi, una maggiore attenzione da parte delle aziende, anzi, "quando un’impresa è in crisi i primi tagli li fa alla sicurezza", spiega Pagliaro, puntando il dito su controlli molti limitati ("Gli ispettori sono inadeguati in termini numerici e di risorse a loro disposizione") e sulle sanzioni previste a chi non garantisce la sicurezza dei propri lavoratori: "Finchè l’infortunio non arriva un’azienda che non rispetta le norme incorre al massimo in multe da 2500 euro". "È chiaro - sottolinea l’esponente della Cgil - che piuttosto che adeguare i macchinari, all’azienda spesso conviene da un punto di vista economico rinviare gli interventi".
Il testo unico sulla sicurezza, che è stato varato nel 2008 e nel quale sono racchiuse una serie di norme che erano nei mille rivoli dei codici della nostra legislazione, è stato "una conquista" ma, sostiene Pagliaro, "di fronte ad una norma così complessa credo che tornare a rivedere alcuni tratti, ad esempio quello delle sanzioni, probabilmente sarebbe un aspetto da non trascurare". [Informazioni tratte da Corriere del Mezzogiorno - Italpress]

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20 dicembre 2011
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