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Natale ergo sum?

Quando si pensa di difendere l'identità culturale, rivendicando l'esistenza di Babbo Natale

16 dicembre 2006

C'è forse la paura di ritrovarsi senza sapere più chi è la persona che si guarda allo specchio ogni mattina, o di rispondere con sicurezza alle domande che pongono i figli, sia quando questi sono piccoli, sia quando questi crescono. A questa paura, forse, si aggiunge quella determinata ''dall'altro'', che si interseca sempre più con maggiore pregnanza in quella che si credeva la regolare, piatta, normale vita tranquilla, o forse ci si ritrova davanti ad un conto che viene presentato da tanta deriva culturale, sviluppatasi perlopiù negli ultimi decenni, e che ha minato alla basa quei fondamenti falsi di una morale falsa, bigotta e deviata che per troppo tempo ha reso innocua e accomodante la questione principe dell'uomo, quella di affrontare i veri quesiti fondamentali che la filosofia pone da migliaia di anni.
Ritorniamo, dunque, ad affrontare il tema della deriva culturale occidentale, cultura che vive in questi ultimissimi tempi una grave schizofrenia, un malessere profondo apparentemente privo di cure, e che si ritrova ad uscir fuori tramite un'esplosione di assurdità che tendono a significare qualcosa ma che poi, alla fin dei conti, si risolvono solo ed esclusivamente nella manifestazione malata di quel qualcosa non funzionate che, come ovvio esiste.

Il periodo natalizio ha dato modo di far uscire, per l'ennesima volta, il disagio che l'Occidente sta vivendo in questo scorcio di inizio millennio, e a dare manforte a questo è nuovamente la messa in discussione di alcuni simboli, che per alcuni sembrano essere irrinunciabili documenti genetici, quando in realtà sono solo l'espressione di quella effimera e deviata falsa morale, che si è costituita con arroganza durante tutti gli anni della recentissima storia occidentale.  
Abbiamo, per esempio, appurato che nella ultracivilissima e all'avanguardia Inghilterra si può perdere il posto di lavoro per avere detto una cosa vera e universalmente risaputa.
Qual'è questa cosa universalmente risaputa? Semplicemente la falsa esistenza di Babbo Natale!
E' quello che è avvenuto ad una supplente di una scuola inglese, che ha raccontato ai suoi alunni che il grasso e rosso signore con la barba bianca, che porta i regali a bordo di una slitta trainata da renne volanti, non esiste.
I bambini, che sono bambini, tornati a casa l'hanno riferito ai genitori. Questi, magari reduci da lunghi week-end di shopping per acquistare e impacchettare i regali da mettere sotto l'albero, hanno subissato il preside della scuola con una valanga di lettere e telefonate di protesta. Senza perdere tempo, il preside ha prontamente licenziato la maestra colpevole di avere pronunciato l'eresia.

''Tutti voi siete ormai abbastanza grandi da sapere che Babbo Natale non esiste'', sembra aver detto la ''megera maestra'' a una classe di alunni tra i nove e i dieci anni d'età. ''Chiedetelo ai genitori e anche loro vi diranno che non esiste''. I bambini hanno esattamente dato proseguio alla richiesta della maestra, ma i genitori non hanno per nulla gradito.
''Quella supplente non aveva il diritto di portare via ai nostri bambini il lato più magico del Natale'', ha detto una mamma. ''Mia figlia è rimasta sconvolta'', le ha fatto eco un'altra. ''Non spetta agli insegnanti decidere se e quando è il momento di dire queste cose'', s'è arrabbiato un padre. ''Siamo disgustati'', è stato il commento più ripetuto. Dopodiché i genitori si sono coalizzati, scrivendo al preside che la maestra ha ''sconvolto'' e ''turbato'' gli alunni. Il preside si è detto d'accordo. ''E' stata presa una decisione immediata, quella supplente non lavora più per noi'', ha reso noto orgogliosamente la segreteria della scuola.

C'è il bisogno di commentare le rimostranze di questi genitori ai quali figli è stata tolta ''la magia del Natale''? C'è bisogno di ricordare che il ''Babbo Natale'' che tutti i bambini di oggi conoscono è stato confezionato dalla Coca Cola nel 1931? Eppure, ecco a che cosa ci si appiglia per difendere quello che è rimasto di un'identità culturale claudicante ed incapace di cose serie, un'identità culturale nata da una bevanda gassata (e che bevanda gassata) e cresciuta tra grandi magazzini, lampadine intermittenti e sciocchezza da business.
E parlano di ''magia del Natale''...
Anche nella civilissima, seppur (forse) più tradizionalista Italia, i toni e le ''ingerenze'' su alcuni simboli natalizi non sono da meno di quelli britannici.
Nel Belpaese, nelle ultime settimane è stata una continua polemica sui presepi che non vengono più esposti da alcune catene di grandi magazzini perché rimangono invenduti, a quella nata nel Sudtirol dove in una scuola materna si è deciso di evitare i canti natalizi per non offendere la sensibilità religiosa dei non cristiani, per finire col putiferio scatenato da un presepe artistico dove tra le statuette di pastorelli e pecorelle sono spuntate quelle di personaggi come Prodi in bicicletta o Moana Pozzi tutta ignuda.
Insomma, anche da noi, diverse persone si sono viste mettere a repentaglio la propria identità culturale da trovate, bene o male, poco più che discutibili, ma che, a nostro modesto parere, non sono degne d'essere materia per dibattiti veramente importanti.

Natale ergo sum! Sembra vogliano tutte quelle persone che in qualche maniera si sono presi la briga di rappresentarci. Dal centrodestra al centrosinistra nascono coalizioni per difendere il bue e l'asinello o il canto di Natale, mentre si è assolutamente incapaci di pensare a veri metodi di integrazione multiculturale o di rispetto delle vere tradizioni, delle millenarie culture e dei profondi significati che le festività hanno in seno.
Vogliamo ricordare che, mentre laici e cattolici litigano in maniera infantile su queste questioni, un uomo (vero e non come Babbo Natale) di nome Piergiorgio Welby è costretto dalla burocrazia legislativa ad una lenta ed atroce agonia; vogliamo ricordare che ancora ci si fanno scrupoli morali sull'attuazione di una legge per regolamentare le coppie di fatto; vogliamo anche ricordare la vergognosa omertà del clero nei confronti del fenomeno della pedofilia ecclesiastica; vogliamo poi fare presente che a Palermo, ieri, un ragazzetto di quattordici anni, appartenente ad una famiglia per bene, ha violentato una sua piccola vicina di casa di appena tre anni, forse in preda di un raptus...
Per farla breve, vogliamo ricordare che la ''magia del Natale'' si spegne per altri motivi ben più gravi, e che forse sarebbe il caso di ragionare diversamente per riacquistare la facoltà di augurarci, sinceramente, un Buon Natale.

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16 dicembre 2006
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