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New York City, 11 settembre 2001

Ore 8.46, l'ombra di un aereo attraversa veloce le sagome dei grattacieli di Manhattan

11 settembre 2003
11 settembre 2001. Sono quasi le 8.46 a New York, ed è una bella mattina.
Pochi minuti più tardi, alle 9.03 quando, mentre le telecamere inquadrano il fuoco e il fumo che avvolgono la prima torre, un altro aereo si schianta contro la seconda.
Il resto è storia raccontata mille e mille volte. Sono le immagini delle Twin Towers che crollano, di un'ala del Pentagono che brucia. Sono le voci dei passeggeri dei voli dirottati. E poi i volti e le lacrime dei parenti delle vittime. Più tardi sarà cronaca di guerra.

L'America si scopre per la prima volta vulnerabile in casa propria.
Il presidente Bush annuncia: "E' un atto di guerra". E promette: "Li prenderemo".
Sono passati due anni e due guerre. Né il tempo trascorso, né il conflitto in Afghanistan, né l'intervento in Iraq sono serviti a scacciare l'incubo terrorismo dal sonno degli americani. Il secondo anniversario della strage sarà in tono minore rispetto all'anno scorso. E il presidente Bush ha fatto sapere che stavolta se ne starà in disparte per non voler dare l'impressione di politicizzare l'evento. A New York ci saranno invece il sindaco della città, Michael Bloomberg, e il governatore dello Stato George Pataki. Le commemorazioni sono previste dalle 8,30 (quando in Italia saranno le 14,30) a mezzogiorno. La cerimonia si interromperà quattro volte: due per ricordare l’ora esatta in cui le torri sono state colpite dagli aerei; altre due per rievocare gli istanti precisi del crollo. Dopo il tramonto la memoria delle vittime degli attacchi sarà affidata al "tributo della luce". Questa parte della cerimonia comprende l’accensione dei fari gemelli, fantasmi notturni incaricati di rievocare la presenza delle due torri abbattute. I fasci luminosi, visibili a grandissima distanza illumineranno il cielo di New York ogni anno la notte dell’11 settembre. Quest’anno saranno dei bambini a leggere i nomi delle 2792 persone uccise. Alle 8.46, l'ora dello schianto del primo aereo, l'America si fermerà per un minuto di silenzio.

Gli scomparsi del World Trade Centre
Sono oltre cinquemila i dispersi nell'attentato al World Trade Centre e per la prima volta il municipio di New York diffonde un bilancio provvisorio, diviso per oltre 60 nazioni. Gli italiani sono 38, anche se l'ufficio del sindaco Giuliani avverte che tra questi vi possono essere molti italo-americani. Secondo la Farnesina solo per dieci persone si ha la certezza della cittadinanza italiana. Ecco i dati per nazione. Da questo elenco sono esclusi gli statunitensi che dovrebbero essere, per differenza, tutti gli altri. Questo elenco supera le 2.500 unità. Il che significa che quasi la metà delle vittime di questa tragedia non sono cittadini americani:
Antigua/Barbuda 3 - Argentina 5 - Australia 55 - Austria 1 morto 26 dispersi - Bahamas 1 - Bangladesh 55 - Barbados 3 - Belgio 5 - Bielorussia da 1 a 3 - Belize 4 - Brasile 8 - Gran Bretagna da  200 a 300 - Burundi 1 - Canada 3 morti, 75 dispersi - Cile 1 - Cina 4 - Colombia 208 - Costarica 1 - Repubblica Ceca 10 - Danimarca 1 - Rep. Dominicana 25 - Ecuador 34 - Egitto 4 - El Salvador 71 - Finlandia 50 - Francia 10 - Germania 4 morti, 96 dispersi - Ghana 1 - Grecia da 30 a 50 - Guatemala 6 - Honduras 7 - India 250 - Indonesia 1 - Iran 5 - Irlanda 4 morti, 40 dispersi – Israele 133 - Italia 38 - Giamaica 7 - Giappone 23 - Giordania 2 - Kenya 1 - Libano 4 - Mexico 17 - Olanda 3 morti, 400 dispersi - Nuova Zelanda 1 - Nigeria 94 dispersi - Pakistan 200 - Panama 3 - Paraguay 1 - Perù 3 - Polonia 30 - Portogallo 4 - Russia 96 - Slovacchia 10 - Corea Sud 30 - Sudafrica 6 - Sri Lanka 1 - St. Lucia 1 - Svizzera 6 morti, 100 dispersi - Taiwan 7 - Trinidad/Tobago 4 - Turchia 1 - Ucraine 1 - Venezuela 3 -Yemen 8

Il pericolo terroristico 
E' ancora alto l'allarme terrorismo in tutto il mondo, seppur con un intensità minore rispetto all'anno scorso. Oltre all'America del nord, molte sono le misure di sicurezza attivate in questi giorni nei Paesi a rischio attentati. Queste le misure preventive più significative prese fuori l'America.

EUROPA: Nuove leggi antiterrorismo e una fitta rete di scambio delle informazioni tra i Paesi europei sono state seguite in questi due anni e hanno permesso di scoprire numerose cellule terroristiche operative nel vecchio continente. L' Ue sta lavorando per un «mandato d'arresto europeo» che, nel 2004, permetterà ai magistrati di poter fermare più facilmente i sospetti terroristi in tutta Europa.
GRAN BRETAGNA: Rafforzata la sua legislazione antiterrorismo, che permette ormai di detenere a tempo indeterminato le persone sospettate di essere una minaccia per la sicurezza nazionale o di aver legami con reti terroristiche.
Londra, in questi ultimi mesi, ha moltiplicato le misure di sicurezza, le operazioni e gli arresti di persone sospettate di terrorismo.
ASIA: Numerose le misure di sicurezza seguite in Asia, ritenuto un continente ad alto rischio attentati.

INDONESIA: Dopo la tragedia di Bali e quella di Giakarta, il governo indonesiano, con uno stato di allerta massimo, ha dispiegato le forze di polizia in tutto il Paese per prevenire nuovi attacchi prima e dopo l'anniversario della strage americana.
FILIPPINE: La presidente filippina Gloria Arroyo ha dichiarato oggi lo stato d'allerta per il suo Paese, per prevenire eventuali atti terroristici in vicinanza dei due anni dagli attentati Usa.
PAKISTAN: dopo una serie di attentanti anti-occidentali e anti-cristiani, anche il Pakistan ha dichiarato il massimo stato d'allerta alla vigilia dell'11 settembre. Il consolato americano e quello britannico sono tuttavia rimasti aperti.
AFGHANISTAN: Gli americani presenti nel Paese hanno ricevuto come ordine di limitare i loro spostamenti nei giorni vicini all'11 settembre e di evitare i luoghi pubblici. Anche i diplomatici sono stati invitati a non viaggiare nella capitale o per missioni ufficiali.

SINGAPORE: Anche qui sono state rafforzate le misure di sicurezza nel timore di atti terroristici per l'anniversario americano.
AUSTRALIA: In assenza di minacce precise, le missioni diplomatiche americane e britanniche in questo continente hanno seguito delle misure di sicurezza ordinarie.
AMERICA LATINA: Particolari misure sono state applicate dalle forze di polizia messicane, che hanno pianificato un progetto in collaborazione con i poliziotti texani per il confine con gli Stati Uniti. Lo scopo è quello di sorvegliare i movimenti degli stranieri di origine araba, per prevenire l' eventuale entrata negli Stati uniti ai terroristi che arrivano dal Messico.

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11 settembre 2003
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