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Niente alcolici nei bar! Racalmuto diventa come l'America nell'età del Jazz?

La chiesa lancia l'anatema contro gli alcolici e qualcuno ci va appresso

30 aprile 2004

Di Racalmuto, paesino in provincia di Agrigento celebre per aver dato i natali allo scrittore Leonardo Sciascia, negli ultimi tempi se ne è sentito parlare diverse volte, per motivi a dir poco bizzarri, uno su tutti quello dell'aeroporto che doveva essere costruito sulle colline.
Qualche giorno fa, il nome di Racalmuto è ritornato a far capolino sui quotidiani regionali per un'altra storia, diciamo inconsueta, ma certo non inquietante come quella dell'aeroporto.
     
Potremmo riassumerla così:
"La Chiesa lancia l'anatema contro l'abuso di alcool da parte dei giovani e subito il gestore di uno dei bar più frequentati del paese raccoglie l'invito, e come ai tempi del proibizionismo, ha fatto scomparire dal suo locale tutte le bottiglie di whisky, cognac, brandy, rum e altri superalcolici".

Ora, ci si deve aspettare, per caso, che nel paese di Sciascia, ribattezzato per questo "il paese della ragione", le persone comincino ad indossare completi gessati, borsalini e ad incontrarsi nei retrobottega dei locali ad ascoltare jazz e a bere gin e whiskey fatto in casa?
Beh, sembra difficile che accada questo ma sicuramente da alcuni giorni a Racalmuto non si parla d'altro.
E se ne parla soprattutto nello storico caffè di Corso Garibaldi, a due passi dalla statua di Sciascia che, con l'immancabile sigaretta tra le dita, passeggia sul marciapiede.
Certo, ogni "testa è tribunale", per usare un adagio che sicuramente Sciascia conosceva bene, e quindi chi può dir nulla a Giacomo Parisi, proprietario del bar dove vige il divieto di bere alcolici?
"Non ho più intenzione - spiega - di assistere a scene da Far West all'interno del mio locale, né tanto meno voglio rendermi complice di coloro che ogni sabato sera, e non solo, bevono come spugne".

Le parole del gestore "proibizionista" fanno riferimento a un gruppetto di giovani del paese che, in mancanza di altri svaghi, da alcuni mesi tirano a far tardi e alzano un po' il gomito, e che sembra siano diventati il cruccio dei sacerdoti.  Infatti, i preti di Racalmuto in occasione della recente visita pastorale del vescovo Carmelo Ferraro, hanno confidato le loro preoccupazioni al presule. E quest'ultimo non ha avuto dubbi, invitando la comunità ecclesiale ad affrontare la questione in modo drastico.
Così dal pulpito delle "Parrocchie di Regalpetra", per dirla con Sciascia, i sacerdoti hanno lanciato la loro scomunica contro "alcool e sostanze stupefacenti a cui sempre più spesso, come appigli fittizi, ricorrono i giovani".
Il primo a raccogliere l'invito è stato proprio Giacomo Parisi, che si è subito sbarazzato di liquori e superalcolici per far posto a succhi di frutta, camomille e tisane. Ma anche altri gestori di locali pubblici sembrano intenzionati a seguire il suo esempio. Una decisione che riempie di soddisfazione l'arciprete del paese, Don Alfonso Puma: "A Racalmuto - commenta il sacerdote - l'alcolismo ha raggiunto livelli allarmanti, molto più elevati rispetto all'uso di stupefacenti. E' un bene che ci sia qualcuno che pensi alla collettività piuttosto che ai guadagni".

Anche il giovane sindaco di Racalmuto Gigi Restivo, 37 anni, plaude all'iniziativa "che ha il merito di scoraggiare l'effetto branco tra i ragazzi del paese". E proprio per analizzare il fenomeno e "ragionare" insieme sul "disagio giovanile" in paese, è stato organizzato per domenica prossima un dibattito nella sede della Fondazione Sciascia.

A nostro modesto parere, questi giovani James Dean molto semplicemente andranno a comprarsi da bere da un'altra parte, perché non crediamo che tutti gli altri bar bandiranno i liquori dai propri locali.

Ai posteri...

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30 aprile 2004
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