Perché non facciamo un Louvre siciliano?
L'ipotesi di riunire le opere simbolo in un unico spazio. Almeno nell'anno di Palermo capitale della cultura
[Articolo di Mario Di Caro - Repubblica/Palermo.it] - Diciamo la verità: se la Dea di Morgantina attira ottomila visitatori all’anno non può essere considerata esattamente una fonte di ricchezza. Meno che mai la Phiale d’oro custodita a Himera, per la quale "accorrono", si fa per dire, cinque paganti al giorno. Insomma, il patrimonio artistico e archeologico della Sicilia sarà anche fra i più ricchi d’Italia ma sicuramente è il più frazionato, disperso, se non "nascosto", talvolta in mini-musei che per forza di cose (distanza dai centri principali, Palermo e Catania, collegamenti difficili, viabilità approssimativa, promozione quasi assente) non riescono a entrare nella mappa del turismo culturale. Nessuno contesta il rapporto di identità e appartenza territoriale dei tesori a perdere ma almeno nell’anno di Palermo capitale della cultura l’esperimento di una sorta di Louvre siciliano si potrebbe tentare. Riunendo per qualche mese quattro, cinque, sei capolavori-Cenerentola in un museo della città, magari il Salinas se mai riaprirà nella sua interezza. Per vedere che effetto fa farli scoprire a un pubblico più vasto.