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Presentato a un congresso di medicina a Catania il rene tascabile: si conserva nella giacca

06 febbraio 2012

Un rene portatile che si tiene nella tasca di una giacca. Un organo artificiale salvavita così piccolo da sembrare quasi un walkman, nascosto dentro un giubbotto. È una macchina hi-tech per la dialisi, miniaturizzata da un team di ricercatori italiani e americani. La sua prima uscita ufficiale il prototipo l'ha fatta venerdì scorso a Catania, al settimo congresso internazionale della Società Europea per gli Organi Artificiali, che si è tenuto per la prima volta in Sicilia.
"Il giubbotto - ha spiegato l'ingegnere biomedico Francesco Garzotto, dell'ospedale San Bortolo di Vicenza dove è primario il professor Claudio Ronco - nasconde una scatoletta che misura 10 x 7 x 3 centimetri formata da due parti sovrapposte: la parte meccanica e quella usa e getta attraverso cui passa il sangue per essere purificato. La scatola è collegata al corpo del paziente attraverso due tubicini nella sua vena giugulare. Il liquido rimosso viene raccolto nelle tasche della giacca, in due sacche da 75 centilitri ciascuna. Sulla schiena, infine, c'è la batteria da 12 ore".
A progettare il giubbotto, due aziende italiane: la Rand di Mirandola, e la più famosa Dainese che fa giubbotti da moto. Lo studio è finanziato dall'associazione amici del rene. "Siamo ancora nella fase della ricerca - ha sottolineato Garzotto - e solo le prove cliniche potranno dire cosa manca e quanto manca per poterlo usare per davvero".
Il numero dei malati è altissimo, specialmente a Catania e in Sicilia: "Nella nostra Regione - ha sottolineato Domenico Di Landro, direttore della Nefrologia all'ospedale Cannizzaro di Catania - la percentuale di dializzati è la più alta d'Italia, perchè c'è una incidenza elevata di diabete di tipo 2: il 20% di chi è in dialisi è anche diabetico".
Di rene portatile esistono anche altri modelli: il primo, nel 2009, è stato quello "a cintura", sviluppato negli Usa, brevettato dal nefrologo californiano Victor Gura e sperimentato a Vicenza. Anche questo sostituisce la dialisi: è formato da una pompa per far circolare il sangue e da cartucce assorbenti per rigenerare i liquidi. C'è pure "Carpe Diem" per i bambini, visto che prima si usavano macchine grandi quanto frigoriferi. Infine, si sta sperimentando un modello "interno": un telaio artificiale colonizzato da cellule staminali che inducono a produrre un rene vero e proprio. A metterlo a punto è Giuseppe Remuzzi, presidente della società internazionale di Nefrologia, l'unico italiano in odore di Nobel. [Corriere del Mezzogiorno - Italpress]

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06 febbraio 2012
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