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Presidente, io amo la vita ma mi lasci morire...

Dallo straziante appello di Piergiorgio Welby al ritorno del dibattito politico sull'eutanasia

25 settembre 2006

''Io amo la vita, presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso... Morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita... è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio... è lì, squadernato davanti ai medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c'è pietà''.
Sono queste alcune delle strazianti parole di Piergiorgio Welby, co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni, malato di distrofia muscolare progressiva e da anni immobilizzato in un letto, impossibilitato a muoversi, parlare, vivere.
Welby ha inviato un video appello al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, per ottenere il diritto di mettere fine a quella che secondo lui non è più vita: ''Questo mio grido non è di disperazione ma carico di speranza umana e civile per questo nostro Paese''.

Nel video, che il presidente della Repubblica ha ricevuto, Welby spiega lo stato d'animo di una persona che non ha più speranza di guarire e si augura solo di non svegliarsi la mattina.
Welby precisa inoltre che non sta invocando per sé ''una morte dignitosa. No, non si tratta di questo. E non parlo solo della mia, di morte. La morte non può essere 'dignitosa'; dignitosa, ovvero decorosa, dovrebbe essere la vita''. L'eutanasia, insiste, ''non è 'morte dignitosa' ma morte opportuna. Non ci si trova in presenza di uno scontro tra chi è a favore della vita e chi è a favore della morte: tutti i malati vogliono guarire, non morire''.

Welby ha ricordato, quindi, le parole del papa sulla inviolabilità della vita umana, dal concepimento fino al suo termine naturale. E si chiede: ''Ma che cosa c'è di naturale in una sala di rianimazione? Che cosa c'è di naturale in un buco nella pancia e in una pompa che la riempie di grassi e proteine? Che cosa c'è di naturale in uno squarcio nella trachea e in una pompa che soffia l'aria nei polmoni? Che cosa c'è di naturale in un corpo tenuto biologicamente in funzione con l'ausilio di respiratori artificiali. Quando un malato terminale decide di rinunciare agli affetti ai ricordi, alle amicizie, alla vita e chiede di mettere fine a una sopravvivenza crudelmente biologica io credo che questa sua volontà debba essere rispettata ed accolta con quella pietas che rappresenta la forza e la coerenza del pensiero laico''.
Il lungo e drammatico appello di Welby si chiude con una richiesta diretta al Capo dello Stato: ''Il mio sogno, anche come co-presidente dell'associazione che porta il nome di Luca, la mia volontà, la mia richiesta, che voglio porre in ogni sede, a partire da quelle politiche e giudiziarie è oggi nella mia mente più chiaro e preciso che mai: poter ottenere l'eutanasia. Vorrei che anche ai cittadini italiani sia data la stessa opportunità che è concessa ai cittadini svizzeri, belgi, olandesi''.

L'appello straziante di Welby ha colpito migliaia di persone e non è caduto nel vuoto: il presidente della Repubblica ha inviato una lettera personale a Welby nella quale ha espresso solidarietà e comprensione per il messaggio di tragica sofferenza e ha invitato tutti ''a un confronto sensibile e approfondito'' su situazioni e temi di particolare complessità sul piano etico.

Caro Welby,
ho ascoltato e letto con profonda partecipazione emotiva l'appello che lei ha voluto pubblicamente rivolgermi. Ne sono stato toccato e colpito come persona e come Presidente.
Lei ha mostrato piena comprensione della natura e dei limiti del ruolo che il Parlamento mi ha chiamato ad assolvere, secondo il dettato e lo spirito della nostra Costituzione.
Penso che tra le mie responsabilità vi sia quella di ascoltare con la più grande attenzione quanti esprimano sentimenti e pongano problemi che non trovano risposta in decisioni del governo, del Parlamento, delle altre autorità cui esse competono. E quindi raccolgo il suo messaggio di tragica sofferenza con sincera comprensione e solidarietà. Esso può rappresentare un'occasione di non frettolosa riflessione su situazioni e temi, di particolare complessità sul piano etico, che richiedono un confronto sensibile e approfondito, qualunque possa essere in definitiva la conclusione approvata dai più.
Mi auguro che un tale confronto ci sia, nelle sedi più idonee, perché il solo atteggiamento ingiustificabile sarebbe il silenzio, la sospensione o l'elusione di ogni responsabile chiarimento. Con sentimenti di rinnovata partecipazione,
Giorgio Napolitano

L'auspicio del capo dello Stato è stato subito accolto. Il dibattito su di un tema tanto delicato, controverso e problematico come quello dell'eutanasia si è acceso già all'indomani delle parole di Napolitano. Tra i primi a pronunciarsi, i presidenti di Camera e Senato. ''Penso che le parole del presidente della Repubblica siano all'altezza di un problema drammatico e che vadano ascoltate'', ha detto Fausto Bertinotti. ''Mi pare - ha osservato il presidente della Camera - che faremmo male a sciupare un appello come quello di Napolitano. Faremmo, invece, bene tutti a fermarci un momento ad ascoltarlo e a pensare''.
Il presidente del Senato Franco Marini ha dato voce alle posizioni dei cattolici: ''Per quanto mi riguarda la parola eutanasia non c'è, non ha spazio, io credo, nel dibattito politico del nostro paese''. Lo stesso Marini ha aggiunto poi che ''si può lavorare'' nella direzione del ''testamento biologico''. ''Ci sono seri problemi aperti e il presidente della Repubblica ieri ci ha richiamato a un approfondimento - ha proseguito il presidente del Senato - sono stato informato dal presidente della commissione Sanità, Ignazio Marino, che cominciano le audizioni in Senato per la legge sul testamento biologico: ecco, in quella direzione si può lavorare, si deve lavorare seriamente''. E in questa settimana si fisserà il calendario delle audizioni sul testamento biologico; un tema dice il presidente della commissione, Ignazio Marino, che va affrontato con attenzione per colmare una grave ritardo normativo. ''Occorre dare dignità a chi ritiene di non dover affrontare altre terapie che per la propria visione si configurano come accanimento terapeutico. Va chiarito tuttavia che se si riuscirà a dare al Paese in tempi brevi una legge ben applicata sull'accanimento terapeutico le problematiche relative all'eutanasia non dico che scompariranno ma diventeranno di gran lunga inferiori. Spesso, infatti, ci si interroga sull'eutanasia perché non si è fermato prima ciò che si configurava come accanimento terapeutico''.

Le voci dell'opposizione sono state quelle dell'ex ministro Gianni Alemanno, di An, che ha giudicato l'invito di Napolitano ''irricevibile e istituzionalmente sbagliato'': ''Con tutto il rispetto, il capo dello Stato non dovrebbe lanciare messaggi e aprire dibattiti che spaccano il Paese e sono estranei alla nostra cultura. L'eutanasia è respinta dal centrodestra e non fa parte neppure del programma del centrosinistra, perché prima ancora di essere condannata dalla dottrina cristiana, è estranea alla nostra cultura nazionale. Il valore della vita è tra i fondamentali della nostra comunità nazionale e non dovrebbe essere proprio il presidente della Repubblica a metterlo in discussione''.
Per Domenico Di Virgilio di Forza Italia: ''E ora di finirla con il diffondere questa assurda cultura della morte. Dobbiamo tutti gridare con forza tre no: no all'eutanasia, no all'accanimento terapeutico, no all'abbandono terapeutico''.

Favorevole ad dibattito, ma con dei limiti, il vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli: ''Ben venga il responsabile 'chiarimento' a cui ci invita il capo dello Stato, purché si parta dall'affermazione dalla certezza delle dignità della vita, che ha come naturale conseguenza il rispetto della vita stessa, della sua origine fino al suo termine naturale''. ''L'eutanasia non è e non potrà mai essere un diritto civile, in quanto il privare un essere umano della propria vita è sempre una forma di violenza. E' evidente che - ha concluso Calderoli - ogni forma di accanimento terapeutico mortifica la dignità della vita, ma è altrettanto vero che a nessuno può essere consentito di dare la morte''.

Un commento al di fuori delle logiche etico-politiche e a cui vogliamo dare spazio, è quello di Salvatore Crisafulli, il 41enne siciliano risvegliatosi dopo oltre due anni di stato vegetativo.
''Telegiornali, quotidiani, trasmissioni TV parlano di Welby che chiede di porre fine alla sua esistenza. Un uomo sicuramente stanco di soffrire e far soffrire chi gli sta intorno. Non tutti possano condividere la sua richiesta, una scelta toccante e drammatica.
Io sono, più o meno, nelle sue stesse condizioni, da oltre tre anni (e forse per sempre) paralizzato, immobile nel letto. Giro la testa, muovo appena un braccio, emetto delle sillabe che sembrano tutte uguali.
Io voglio vivere, lotterò fino all'ultimo respiro, fino all'ultimo battito del mio cuore, la mia battaglia è quella di far capire alle persone, al mondo, alle Istituzioni, alla scienza medica, che da un coma o da uno stato vegetativo, si può uscire, come accaduto a me. Perché con una sonda nello stomaco, ed un'adeguata assistenza, si può vivere ancora molto, potendo addirittura migliorare lo stato fisico.
Rispetto la scelta di chi, come Piergiorgio Welby, vuole porre fine alla propria vita. Ma, altrettanto, chiedo che venga rispettata la mia scelta di vivere dignitosamente, a casa mia. Credo che sia già abbastanza drammatico essere inchiodato in un letto e sopportare questa terribile malattia, ma almeno che sia il letto di casa mia!
Ho conosciuto tanti casi simili al mio e tante persone si sono avvicinati a me. Molti non chiedono l'eutanasia, chiedono di essere ascoltati e di essere curati, e bisogna far tanto per rendere una qualità di vita sempre più dignitosa e migliore.
Ma vita dignitosa significa, essere accudito 24 ore al giorno, perché accanto a me deve sempre esserci qualcuno, per pulirmi, che mi spostano le mani i piedi, mi siedono, mi accarezzano, mi sfiorano il viso, mi parlano, mi accendano la tv, che mi leggano il giornale, e che sappiano comunicare con me, e che mi rendano la vita sempre più migliore, ho necessariamente bisogno di mia madre dei miei figli, e dei miei fratelli, e del mondo che mi circonda e di tutti i miei affetti.
Io Voglio Vivere.''

- il video appello di Piergiorgio Welby (Repubblica Multimedia)

- www.salvatorecrisafulli.it

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25 settembre 2006
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