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Primati d'Italia: Come sta messa l'Italia ad onestà? Trasparency International risponde

L'Italia dal 35° scende al 42° posto nella classifica mondiale dei Paesi meno corrotti

01 novembre 2004

Corruzione, triste primato dell'Italia
Transparency International registra la brutta opinione degli italiani nella Pubblica amministrazione
di Alessio Pinelli (Europa.Tiscali.it)

Transparency International, un'organizzazione internazionale il cui scopo primario è di condurre indagini sullo stato della corruzione a livello mondiale (più o meno quello che Amnesty international rappresenta per i diritti civili), ha stilato la classifica dell'onestà per il 2004.
Il Paese più virtuoso è risultato per il secondo anno consecutivo la Finlandia a cui seguono nell'ordine Nuova Zelanda, Danimarca, Islanda, Singapore e Svezia.

Si poteva già immaginare, anche senza l'indagine condotta da TI, che le nazioni del nord Europa si potessero considerate come le più oneste. Ma che l'Italia fosse dietro a Paesi che nell'immaginario collettivo possono essere considerati più soggetti a pratiche di malaffare, come Cile, Barbados Uruguay, Oman, Emirati Arabi Uniti, Botswana, Bahrein, Taiwan, Giordania, Qatar, Malesia, Tunisia, Costa Rica, o sotto a nazioni dell'ex blocco sovietico come Estonia, Slovenia, Ungheria (che divide con l'Italia la stessa posizione nel rating internazionale) è un dato che stupisce un po'.

Il nostro Paese fa un bel balzo all'indietro rispetto al 2003. Non occupava di certo i primi posti, ma dal 35° scende al 42° posto nella classifica mondiale dei Paesi meno corrotti. Nell'Ue 25 occupa la 19° posizione. Il dato indica un trend in ribasso molto grave per uno degli Stati fondatori dell'Unione europea, membro del G8 e candidato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Potrebbe apparire come una critica aperta all'attuale esecutivo in carica, ma il presidente di Trasparency International, Peter Eigen, ha tenuto a precisare che "la nostra non è un'associazione pro o contro Berlusconi, ci basiamo su dati e percezioni apolitiche, e siamo francamente delusi che negli anni del suo governo la lotta alla corruzione in Italia si sia indebolita, la situazione sia nettamente peggiorata".

L'Indice di Percezione della Corruzione indica la sensazione della diffusione della corruzione ("abuso del pubblico ufficio per guadagno personale") nei contratti pubblici, misurando la percezione della propensione del settore pubblico a chiedere o ricevere tangenti dal settore privato. Elaborato per 146 Nazioni dall'Università di Passau su incarico dell'associazione, lo studio attribuisce a ciascuna Nazione un voto che varia da 0 (massima corruzione) a 10 (assenza di corruzione). Si tratta di un indice composito, ottenuto sulla base di varie ricerche e interviste effettuate a cittadini, esperti del mondo degli affari e a prestigiose istituzioni. Il voto ricevuto dall'Italia - 4,8 su 10 - mette in evidenza la critica situazione delle istituzioni pubbliche in termini di autorevolezza, capacità gestionale, efficienza, immagine.
Ma il piazzamento è solo virtuale dal momento che la classifica si basa su percezioni e non su dati reali. E dunque, in quest'ottica, l'Italia potrebbe non essere realmente così corrotta, ma sono solo i suoi cittadini e amministratori che la considerano tale o per lo meno sono molto più critici degli intervistati di ben 41 altri Paesi. Occorre dire però che le domande sono somministrate agli amministratori pubblici e privati che in settori diversi gestiscono la vita politica, economica, finanziaria e amministrativa italiana. E dunque se hanno questa impressione è lecito pensare che, come si suol dire, un motivo ci sarà.

Al di là dell'aspetto propriamente etico - morale o di immagine, esiste un danno in termini economici. Per la Banca Mondiale la corruzione, riferita a tutti i settori, raggiunge un valore pari al 5% del reddito mondiale, cioè 1.500 miliardi di dollari. Per l'Italia possiamo ipotizzare che la cifra si aggiri intorno ai 70 miliardi di euro. Secondo i dati di TI, la cifra è un po' più alta: le tangenti pagate nel mondo ogni anno al settore pubblico ammonterebbero a 400 miliardi di dollari, con conseguenze drammatiche in termini di sviluppo economico e sociale.

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01 novembre 2004
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