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Processo Stato-mafia: chiesti nove anni per Calogero Mannino

La richiesta della Procura di Palermo. L'ex ministro Dc è imputato di minaccia a corpo politico dello Stato

11 dicembre 2014

La Procura di Palermo, al termine di una lunga requisitoria, ha chiesto la condanna a nove anni di reclusione per l'ex ministro Dc Calogero Mannino, imputato di minaccia a corpo politico dello Stato nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Oltre ai 9 anni di reclusione, il procuratore aggiunto Vittorio Teresi ha chiesto per Mannino l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
La pena di 9 anni invocata dal procuratore Teresi è frutto della riduzione di un terzo determinata alla scelta di Mannino di essere giudicato col rito abbreviato. Lo ha specificato il magistrato indicando in 13 anni e sei mesi la pena originariamente prevista, ridotta a 9 anni proprio in virtù dell'abbreviato.

Secondo il Pm, che ha condotto la requisitoria assieme al collega Roberto Tartaglia, "non vi sono dubbi sulla comprovata responsabilità dell'imputato".
Teresi ha definito Mannino "istigatore e ispiratore principale del contatto tra Mori, De Donno, e Cosa nostra perché si riuscisse a evitare in qualche modo che la mafia lo ammazzasse".
Ma evitare l'omicidio di Mannino, che temeva di essere ammazzato come Salvo Lima per non aver tenuto fede all'impegno di garantire i boss nel maxiprocesso, "non è l'unico fine della trattativa, sarebbe riduttivo, ma è certamente l'unico fine di Mannino", ha sostenuto il Pm, secondo cui l'ex ministro "rafforza con questo la determinazione di Mori, De Donno e Subranni a parlare con Riina". Perché - è la tesi dell'accusa - Mannino "vuole che Cosa nostra pensi ad altro, cinicamente pensi ad altri. Altre vittime, altre stragi, non Mannino".
Viene perciò sollecitata dall'imputato "l'interlocuzione con Cosa nostra, ma anche con altri esponenti istituzionali, perché bisogna scegliere la via dell'accordo mentre gli uomini dello Stato - ha accusato il Pm - avrebbero dovuto cercare la strada per distruggere Cosa nostra, non quella di conviverci e coesisterci".

Il procuratore aggiunto Vittorio Teresi aveva cominiciato stamattina davanti al Gup le conclusioni della requisitoria nei confronti dell'ex ministro democristiano, imputato nel processo trattativa Stato-mafia del reato di attentato mediante violenza o minaccia a un corpo politico, amministrativo o giudiziario.
Mannino non era presente in aula. Come suo legale era presente Marcello Montalbano, in rappresentanza del professore Carlo Federico Grosso e degli avvocati Grazia Volo e Nino Caleca.
Per la cosiddetta trattativa Stato-mafia sono sotto processo col rito ordinario, davanti alla corte d'assise di Palermo, altri 10 imputati: ex politici, ufficiali del Ros dei carabinieri, il pentito Giovanni Brusca e Massimo Ciancimino.

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11 dicembre 2014
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