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Quegli intrecci telefonici...

Gioacchino Genchi: ''Ci sono elementi certi e non modificabili che svelano i rapporti tra mafia e Forza Italia''

19 dicembre 2009

Ci sono elementi "certi, sicuri e non modificabili" consegnati alle inchieste di cinque Procure che dimostrano i contatti tra un esponente direttamente coinvolto nella fondazione dei club di Forza Italia in Sicilia, Giovanni La Lia, mafiosi che usano il cellulare di questo esponente locale di Fi e "deputati e senatori" che poi entreranno in Fi e che, subito dopo queste telefonate a loro volta " comunicavano con Berlusconi".
Questa sarebbe "la genesi" dei rapporti tra Forza Italia e la mafia in Sicilia. Giacchino Genchi ha fatto questa affermazione durante la presentazione a Roma del libro di Edoardo Montolli "Il caso Genchi-Storia di un uomo in balia dello Stato", annunciando a breve una nuova "discovery" che andrà oltre questi dati. La "rete" dei rapporti rintracciabili incrociando i dati telefonici, secondo Genchi, riserva un'altra novità anche a sinistra: infatti ci sono contatti telefonici anche con chi "era meglio lasciare fuori Forza Italia e candidarlo nel Pds o Ds in Sicilia dove ancora oggi ricopre un incarico importante".

Il consulente dell'ex pm Luigi De Magistris e dell'inchiesta "Why not" ha spiegato che dal traffico telefonico delle indagini sulle stragi di Capaci e Via D'Amelio emergono "intrecci importanti" tra Roma e Palermo. Genchi ha annunciato a breve una "nuova discovery" di fatti che per ora sono ancora coperti dal segreto istruttorio. "Ci sono alcune cose che non sono entrate nel libro perché coperte da segreto investigativo, ma che tra pochi giorni saranno oggetto di discovery" e che lui "anticipa" rispondendo ad una domanda. Genchi afferma che attraverso l'analisi dell'intreccio sul traffico telefonico delle due stragi del 1992 si evidenzia il ruolo giocato da Giovanni La Lia, segretario di uno dei primi circoli di Forza Italia in Sicilia, quello di Misilmeri (PA). "Troviamo i cellulari degli stragisti, degli uomini collegati con loro, della massoneria, dello stragismo siciliano e romano. Il 19 luglio (Via D'Amelio) ci imbattiamo anche nel cellulare di Spatuzza, e questo è un dato certo. Questo è un riscontro che è nelle carte di cinque procure e di cui nessuno si è mai accorto. C'é poi un signore, incensurato, Giovanni La Lia che è il fondatore di uno dei primissimi club di Fi in Sicilia". "Ci sono - ha aggiunto Genchi - contatti telefonici con Spatuzza e i Graviano che fanno riferimento ai primi circoli di Fi a Brancaccio".

Genchi, a supporto, ha fornito una sorta di cronologia per "leggere" quella che ha definito la "genesi" dei contatti tra mafia e il nascente partito. "Il 26 gennaio 1994, Berlusconi annuncia l'ingresso in politica - dice - il 27 gennaio, arresto dei Graviano; 2 febbraio, La Lia fonda il club di Fi a Misilmeri. Lo stesso giorno Procura e Dia effettuano l'operazione 'Golden Market', arrestando il gotha della mafia ma anche avvocati, medici, imprenditori che rappresentano il trait-d'union di cui parlò Gaspare Mutolo con Falcone nel dicembre del 1991. Gli appunti su quell'incontro sparirono, per mano di qualcuno dello Stato, dal computer di Falcone. Sempre il 2 - prosegue Genchi - Berlusconi a Milano durante Milan-Palermo dice che gli piacerebbe candidarsi al Sud. 'E' un fatto che sto valutando con i miei collaboratori. Ancora il 2 febbraio - prosegue Genchi - Stefano De Luca, segretario del Pli che aveva contatti con questa realtà, avanza una sua candidatura al Sud. Berlusconi commenta che bisogna smetterla con i 'giri di valzer'; 5 febbraio: all'hotel San Paolo, quello dei Graviano, si tiene la prima riunione dei club di Fi; 7 febbraio, De Luca scioglie il Pli. L'intesa è raggiunta". "Dal cellulare di La Lia - dice infine Genchi rispondendo ad una domanda - si intrecciano le triangolazioni verso coloro che sono chiamati in causa per le stragi".

Marcello Dell'Utri: "Pure farneticazioni" - "Il signor Genchi è stato sentito quale consulente della Procura nel mio processo e tutta la documentazione in suo possesso ha già passato
il vaglio della magistratura, che l'ha ritenuta di nessun pregio probatorio. Quindi, allo stato, quelle di Genchi sono pure farneticazioni di cui risponderà nelle dovute sedi". E' quanto detto dal senatore Marcello Dell'Utri con riferimento alle dichiarazioni di Gioacchino Genchi, 'riportate dalla stampa'. [Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, Rainews24.it]

Le verità di Genchi sulla nascita di Forza Italia
di Gioacchino Genchi (www.beppegrillo.it, 17 dicembre 2009)

La fine della Prima Repubblica
"Mi chiamo Gioacchino Genchi, ho 49 anni, sono il più grande scandalo della storia della Repubblica, fino a un anno fa ero un comune cittadino, un funzionario di Polizia che aveva lavorato per oltre 20 anni nelle più importanti indagini italiane: da Palermo a Milano, da Catanzaro a Catania, da Locri a Siderno, a Reggio Calabria; nei processi di mafia, di omicidi, di criminalità organizzata, nei processi ai colletti bianchi; il sequestro di Silvia Melis e tante, tante altre indagini, prima che scoppiasse il cosiddetto "Caso Genchi". Si tratta di una delle più grandi pantomime di questo sistema, con la quale si è cercato di bloccare un’indagine, quella del Pubblico Ministero di Catanzaro Luigi De Magistris, ma non solo, si è impedito a dei magistrati di fare le indagini sul conto di altri magistrati e poi, alla fine, si è cercato di far fuori me. Si è cercato di impedire che io potessi continuare a dare il contributo che stavo dando a tanti magistrati da Palermo a Caltanissetta, a Catania, a Catanzaro, a Roma e a Milano, in indagini importanti. Tutto ciò per impedire che questo lavoro, iniziato con Giovanni Falcone e proseguito, purtroppo, ahimè con le indagini sulla strage di Capaci, in cui Falcone era stato ucciso e poi con la strage di Via d’Amelio, potesse portare una volta per tutte a individuare i mandanti reali di quelle stragi e, probabilmente, gli esecutori che, assai probabilmente, sono molto diversi da quelli che sono stati individuati finora.
Sono sulla riva del fiume e sto vedendo sostanzialmente passare il cadavere del mio nemico. Perché le cose che avevo detto e scritto diciassette anni fa si stanno avverando. 17 anni fa non condivisi le scelte investigative che portarono alla chiusura posticcia delle indagini sulla strage di Via d’Amelio con il pentito Scarantino. Ho assunto delle posizioni durissime, ho messo nero su bianco quale era il mio punto di vista sui mandanti morali di quelle stragi e anche sugli esecutori. Adesso i fatti mi stanno dando ragione.
Le indagini che furono fatte nel '94, '95, '96 e 97 a Palermo nelle indagini di mafia su Dell’Utri, su Berlusconi, sulla nascita della Fininvest ci hanno portato a acquisire elementi incontrovertibili su quello che è accaduto in Italia nei primi anni '90, sulla fine della Prima Repubblica e su come la classe politica ha creato quei nuovi equilibri, quei nuovi leaders, quei nuovi partiti, o meglio quel nuovo partito che doveva consentire di fare sì che, secondo un detto autorevolissimo di Tomasi di Lampedusa ne
"Il Gattopardo", se vogliamo che tutto resti come è ogni cosa deve cambiare. C’era la necessità di cambiare tutto, perché i partiti tradizionali della Prima Repubblica si erano resi impresentabili, erano sotto l’occhio del ciclone non solo di mani pulite per le inchieste giudiziarie, per gli arresti che ogni giorno vedevano decapitare e rinchiudere in carcere leader politici appartenenti al mondo imprenditoriale che quella politica aveva foraggiato. No, perché la gente, il popolo iniziava a ribellarsi a quella classe politica e quindi c’era una progressiva erosione della fiducia, una delegittimazione di quella classe politica e a questa delegittimazione, che nasceva da Mani Pulite, si è aggiunta un’ulteriore forte delegittimazione da parte della mafia, di quella mafia che aveva appoggiato un partito come Democrazia Cristiana, che fin dal 1987 inizia a portare il conto alla Democrazia Cristiana."

L'ala stragista di Cosa Nostra e Forza Italia
"La Seconda Repubblica nasce nel momento in cui, nelle ceneri della Prima Repubblica, questi referenti di Cosa Nostra iniziano a cercare nuovi uomini, iniziano a cercare tra i rottami, tra le macerie di quella Prima Repubblica che si era consumata, quei soggetti che, anche per pregresse conoscenze nel campo imprenditoriale, come probabile investimento di risorse economiche e finanziarie della mafia, avevano dato un certo affidamento. Lì il mio lavoro fornisce e ha fornito ai processi e ne fornirà dei risultati che ritengo i più importanti in assoluto sotto il profilo dell’oggettività, della dimostrazione della genesi della nascita mafiosa del partito di Forza Italia, di come dei soggetti appartenenti a Cosa Nostra, appartenenti all’ala stragista di Cosa Nostra, che certamente ha consumato le stragi del 1993, agiscano in perfetta sintonia con le fasi prodromiche e organizzative del partito di Forza Italia a Palermo e in tutta Italia. Viene varato un primo tentativo di creazione di una lega siciliana, Sicilia Libera e, proprio dalla ricostruzione dei dati di traffico telefonici, si è potuto accertare con certezza processuale che uomini di Costa Nostra direttamente collegati a Leoluca Bagarella, il più sanguinario tra i criminali di mafia che siano mai esisti nella storia della mafia da quando esiste la mafia in Sicilia, proprio il gregario di Leoluca Bagarella era in contatto con esponenti romani appartenenti alla massoneria, collegati alla P2, con i quali si sono fatte delle riunioni a Palermo e in Sicilia in date ben precise, tra Palermo e Catania e ci sono dei contatti telefonici con questi soggetti e, immediatamente dopo, a stretto giro questi soggetti hanno chiamato direttamente a casa di Silvio Berlusconi. Ma non finisce qua, perché quando il progetto separatista o il progetto del partito Sicilia Libera, che nasceva un po’ come clonazione di quelli che erano stati il successo e l’esplosione della Lega, che prende lo spazio della frantumazione, dell’annientamento dei partiti tradizionali al nord, quando questo progetto viene abortito, viene abortito nel nome della costituzione di un partito unico che, da associazione nazionale Forza Italia, diventa partito Forza Italia con la creazione dei club di Forza Italia. E lì ci sono delle date che sono indimenticabili, che sono certe: la data con cui nasce il partito di Forza Italia e la data in cui si organizzano i primi clubs a Palermo e si tengono le prime riunioni, una delle quali viene tenuta, non a caso, all’Hotel San Paolo di Palermo: l’Hotel San Paolo, costruito dai costruttori Ienna per conto della mafia, per conto dei Graviano, un Hotel San Paolo nel quale i Graviano pensavano di allocare, all’ultimo piano, nell’attico di un grattacielo per le altezze dei palazzi di Palermo l’appartamento giardino della loro madre, dei loro genitori. In quell’albergo si tiene la prima riunione a cui partecipano gli esponenti mafiosi di Brancaccio e gli esponenti mafiosi di Misilmeri: uno di questi, che è stato sentito nel 1994, si chiama Lalia. Lalia conferma che il club Forza Italia di Braccaccio e quello di Misilmeri sono stati creati a febbraio. Noi vedremo poi dal traffico telefonico che la sezione di Forza Italia, il club Forza Italia di Palermo viene attivato in Via Sciuti appena a marzo, quindi nasce prima quello di febbraio e poi quello di marzo. Ho effettuato la ricostruzione del traffico telefonico di Lalia in un’indagine di mafia, un indagine di omicidio a Misilmeri, l’indagine dove viene trovato il bunker con i lanciamissili con i quali doveva essere fatto l’ulteriore attentato a Caselli, da quegli uomini che poi vengono fatti uccidere tutti da Bernardo Provenzano. Nel telefono di La Lia ci sono i contatti telefonici con Pietro Benigno, condannato all’ergastolo per le stragi di Firenze, ci sono i contatti telefonici con Spatuzza, con lo stesso cellulare con cui Spatuzza, come ho accertato nel 1992, si sentiva e utilizzava il giorno 23 maggio della strage di Capaci e il 19 luglio 1992, la strage di Via d’Amelio.
Partendo da quei contatti telefonici, si ricostruisce la catena dei rapporti del cellulare di Lalia, che è uno dei tanti soggetti che si sentono con parlamentari di Forza Italia, persone che diventeranno senatori, persone che diventeranno deputati regionali, persone che diventeranno esponenti locali del partito di Forza Italia e le chiamate sono perfettamente sequenziali: prima Lalia chiama queste persone, queste persone immediatamente dopo chiamano a casa di Silvio Berlusconi. Tutto si può pensare, ma i numeri telefonici, i contatti telefonici non sono opinioni, sono dati oggettivi."

- Le evidenze di Gioacchino Genchi (Guidasicilia.it, 17/12/09)

 

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19 dicembre 2009
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