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Quel ragazzo cancellato dalla mafia

Due pentiti svelano il mistero dietro la scomparsa di un ragazzo che rubò nella villa di Totò Riina

19 settembre 2008

IL RAGAZZO UCCISO PERCHÉ RUBÒ NELLA VILLA DI TOTÒ RIINA
di Alfio Sciacca (Corriere.it, 17 settembre 2008)

La madre non ha mai perso le speranze e crede che suo figlio sia ancora vivo. Eppure di Angelo Gullo non si hanno più notizie da 15 anni. Al momento della scomparsa ne aveva 24.
Per due volte i magistrati hanno archiviato il caso e per due volte la donna è riuscita a far riavviare l'inchiesta, rivolgendosi pure alla trasmissione "Chi l'ha visto?". Ma alla terza riapertura del fascicolo è saltata fuori un verità agghiacciante. Angelo Gullo sarebbe rimasto vittima della lupara bianca perché avrebbe osato commettere un furto niente meno che nel covo del boss Totò Riina, all'epoca l'uomo più ricercato d'Italia.

Il giovane venne subito individuato dai sicari della famiglia di Pagliarelli, a lungo interrogato, torturato e poi ucciso anche se il suo cadavere non è stato mai ritrovato. A svelarlo sono stati due collaboratori di giustizia. Davanti al pm di Palermo Marcello Viola, che alla fine del 2006 ha riaperto l'inchiesta, il pentito Calogero Ganci, figlio del boss della Noce Raffaele, ha raccontato che «subito dopo il furto il ragazzo venne pestato, ma fu ucciso mesi dopo, a freddo». Una ricostruzione confermata dal pentito Salvatore Cangemi. Rivelazioni che fanno di questo caso uno dei tanti misteri che ruotano attorno alla latitanza e ai rifugi del capo di Cosa Nostra.

Il giovane, lontanamente imparentato con un mafioso, venne infatti inghiottito dalla lupara bianca il 23 gennaio del '93. Esattamente otto giorni dopo la cattura di Riina, anche se il furto non era avvenuto nell'ultimo covo di Via Bernini, ma in quello di Borgo Molara, una villa di proprietà dello stesso boss. E non si può escludere che nella decisione del capo di Cosa Nostra di spostarsi dal primo al secondo rifugio possa entrarci anche quella misteriosa incursione di Gullo e di una seconda persona sulla quale non si è mai saputo nulla.

Cosa avevano rubato o visto gli incauti ladri? Ancor più strana la tempistica della feroce punizione del giovane che subito dopo il furto era già stato pestato. Una circostanza confermata anche dalla madre: «Una sera tornò a casa pieno di lividi, ma non volle spiegare cosa gli era successo, sembrava terrorizzato».
A pestarlo era stato lo stesso Ganci ed altri due mafiosi. «Ritenevamo che quella fracchiata (scarica) di legnate bastasse - ha detto il pentito - e non ci fu spiegato perché a distanza di tempo venne poi eliminato».

Perché non ucciderlo subito e eliminarlo solo dopo la cattura di Riina? Si possono fare mille congetture. Forse il giovane aveva visto qualcosa di scottante che, solo dopo l'arresto del capo di Cosa Nostra, rendeva necessaria la sua eliminazione. Gli inquirenti sono molto cauti. «E' vero: in questa storia ci sono delle strane coincidenze - si limita ad osservare il pm Viola - ma al momento si possono fare solo illazioni. L'inchiesta non è ancora chiusa e ascolteremo ancora altri collaboranti».

Resta il fatto che il giallo sulla tragica fine di Angelo Gullo si somma ai tanti misteri che ruotano attorno all'altro covo di Via Bernini. Riina venne arrestato il 15 gennaio '93, ma fino al 2 febbraio nel suo ultimo rifugio non fu fatto alcun controllo da parte delle forze dell'ordine dando così tempo ai mafiosi di ripulirlo. In mezzo a quelle due date, il 15 gennaio e il 2 febbraio, si colloca la scomparsa di Angelo Gullo: eliminato «a freddo» per un furto commesso tempo prima, ma in un altro covo del boss. Come se qualcuno, dopo la cattura di Riina, avesse voluto fare piazza pulita di ogni traccia e testimone scomodo sulla sua lunga latitanza. E dunque oltre a ripulire la villa di Via Bernini era necessario eliminare anche chi poteva aver visto o rubato qualcosa di compromettente in altri covi.

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19 settembre 2008
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