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Quell'assurda alleanza contro Lombardo

L'Assemblea regionale siciliana ha bocciato il Dpef del Governo Lombardo. I ''lealisti'' del Pdl e l'Udc hanno votato col Pd

12 novembre 2009

L'Assemblea regionale siciliana ha bocciato il Documento di programmazione economico-finanziario del governo siciliano. Si è dunque consumata un'altra fragorosa frattura nel centrodestra siciliano. L'Ars, infatti, con 28 voti a favore e 41 contrari, ha detto no all'ordine del giorno del Mpa e del Gruppo Sicilia - che raccoglie i ribelli vicini a Gianfranco Miccichè e gli ex finiani - che si esprimeva a favore del Dpef del governo Lombardo. Gli altri tre ordini del giorno, quelli del Pdl, del Pd e dell'Udc, erano contrari al documento di programmazione economica e finanziaria. Tanto che il capogruppo dell'Udc Rudy Maira e quello del Pdl Innocenzo Leontini si sono dichiarati a favore di quello del Partito democratico. Ebbene sì, l'Ars ha approvato l'ordine del giorno del Pd.
Ricordiamo che all'Ars, dove da tempo la maggioranza è spaccata sul sostegno al governo di Raffaele Lombardo (Mpa), il Pd conta 29 deputati, 19 il Pdl e 12 l'Udc su un numero complessivo di 90.

"Desta viva meraviglia e sconcerto il voto espresso da gruppi e parlamentari della maggioranza che, pur di bloccare le iniziative del governo hanno deciso di fare da ruota di scorta al Pd". Questo il commento dell'assessore regionale al Bilancio, Roberto Di Mauro. "Il Pdl dei cosiddetti lealisti - ha aggiunto Di Mauro - pur presente in giunta con due assessori, si è manifestato con un voto che non ha nulla a che vedere con l'identità e gli orientamenti del partito a cui appartiene. Oggi scriviamo una pagina di reazione agli sforzi che il governo sta facendo per cambiare le regole dei governi precedenti, per cambiare marcia rispetto al passato".
A questo punto sembra si profili una grave crisi nel governo siciliano. Lombardo, non ha più una maggioranza parlamentare, di fatto il suo governo si regge su una maggioranza 'virtuale'.
Il governatore ha replicato e ricordato che il Governo sapeva già di poter contare solo su 30 deputati in aula: "Ma il voto di questa sera - ha detto - fa chiarezza sulle vere intenzioni del Pdl 'ufficiale', che tiene due assessori in Giunta, i quali approvano i documenti finanziari e dopo essersi scandalizzati d'ogni rapporto col Pd, non hanno esitato a votare l'ordine del giorno dell'opposizione". Ed ha aggiunto: "Ora siano coerenti e consequenziali. Io verificherò se c'è sufficiente volontà di operare per riformare un sistema pieno di marciume, saccheggi e sprechi, che sto cercando di cambiare con tutte le mie forze e la collaborazione degli uomini di buona volontà".
Insomma, Lombardo vuole tenere duro nonostante tutto: "Non indietreggerò di un millimetro. Nessuno si faccia illusioni: lo devo ai siciliani e alla mia coscienza".

Il capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini ha invocato "l'immediata verifica di maggioranza". "Esiste ancora, a livello politico - si chiede Leontini - quella coalizione votata dagli elettori? Ce lo dovrà spiegare lo stesso presidente Lombardo, in sede di verifica di maggioranza". Attacca Salvino Caputo, presidente della commissione Attività produttive: "Quando si governa per dividere, invece di unire, i risultati sono devastanti e lasciano la Sicilia priva di un governo che abbia la maggioranza. Adesso il presidente Lombardo è bene che tragga le sue conseguenze politiche e istituzionali". Ma qualcuno deve avere pensato di "averla fatta grossa". Così, è il coordinatore regionale dei pidiellini che prova a circoscrivere l'accaduto. "Da tempo - ha detto Giuseppe Castiglione - avevamo espresso le nostre motivate perplessita sul Dpef. Ma siamo rimasti inascoltati. La bocciatura del documento è la logica conclusione di questo atteggiamento". Ma, ha spiegato, "abbiamo bocciato il documento e basta. Insistiamo sulla necessità di un confronto sulle cose da fare. Finora Lombardo ci ha risposto picche. Siamo interessati alle cose da fare e auspichiamo che parta davvero un dialogo, una verifica per rilanciare questo governo che non può certo reggersi su una maggioranza asfittica".

Per Antonello Cracolici il capogruppo del Pd all'Ars in aula si è consumata "la conclusione del governo Lombardo-Berlusconi". "E' bene, a questo punto, che Lombardo dichiari la fine di questo secondo tentativo, perché si è consumato l'ultimo atto di una farsa durata 18 mesi di liti, spaccature e insulti. E' la fine di questa maggioranza". Cracolici commentando la decisione del Pdl e dell'Udc di convergere sull'ordine del giorno del Pd contrario al Dpef, Cracolici ha concluso: "Benvenuti all'opposizione".
Caustico il commento dell'Udc. Il capogruppo Rudy Maira rileva: "Con la bocciatura del Dpef il governo Lombardo cade alla prima prova d'aula non avendo di fatto una maggioranza. La Sicilia non merita di avere un esecutivo virtuale, lontano dagli interessi di una terra che invece merita sviluppo e buona amministrazione".

Ma cosa succederà ora? Di certo non è finito tutto ieri sera. Dopo la bocciatura del Dpef, il governatore siciliano Lombardo, dovrà adesso affrontare nuove e difficili prove d'aula. I lavori che sono stati rinviati a martedì pomeriggio, hanno un ordine del giorno insidioso: le comunicazioni del presidente della Regione sulla posizione dell'assessore alla presidenza Gaetano Armao in merito "ai suoi rapporti con le società già concessionarie per la realizzazione dei termovalorizzatori", la discussione del rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2008 e l'esame dell'assestamento di bilancio per il 2009.
Rispetto al caso Armao e al presunto conflitto di interessi, è probabile che si verifichi lo stesso scenario di questa ieri sera, con l'insolita alleanza Pdl-Pd-Udc pronta a votare compatta la sfiducia all'assessore. Il governatore, prima di allora, potrebbe giocare d'anticipo e rispondere alla sfida, in una situazione in cui, come dice un suo fedelissimo, Lino Leanza, "ha ormai le mani libere". Decisivi, dice sempre Leanza, saranno "i prossimi due giorni", durante i quali "farà le sue valutazioni"; verificando la complessa possibilità di ricompattare l'alleanza, la praticabilità di maggioranze diverse o la sostituzione degli assessori appartenenti al gruppo dei 'lealisti' del Pdl che questa sera gli ha voltato le spalle. Sempre che non scelga la 'soluzione finale' delle dimissioni, con il conseguente ritorno alle urne.

[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, Repubblica.it, AGI]

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12 novembre 2009
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