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Recitazione della controversia liparitana dedicata all'Italia di S. B.

Prendi un territorio protetto e pestatelo sotto i piedi con la benedizione della legge

27 ottobre 2004

A ben guardare l'attuale controversia che sta interessando le Isole Eolie sembra ispirarsi a quell'antica contesa descritta da Leonardo Sciascia nella sua "Recitazione della controversia liparitana dedicata ad A. D.", che narrava la storia di un violentissimo conflitto politico economico tra la Chiesa e il viceré di Sicilia ai primi del '700, che iniziò intorno al pagamento di un balzello per "una piccola partita di ceci" e che poi durò per due decenni.
Gli elementi possono essere individuati tutti: il conflitto politico economico tra i poteri, l'approvazione di una norma che legittima veri e propri scempi e la minimizzazione del fatto definito errore srumentalizzato dalle male lingue... 

A ben guardare il problema a Lipari non sarebbero i tre alberghi con vista sul mare, ma quello che lo scandalo da questi suscitato potrebbe nascondere. I piccoli interessi privati dei piccoli notabili, favoriti con un colpo di mano dagli amici che stanno alla Regione, sarebbero un niente se non fosse per la faccia tosta e la spudoratezza con la quale qualche onorevole ha cancellato vincoli paesaggistici con il favore delle tenebre.
"C'è del marcio a Lipari e sulle altre isole", o per meglio dire, tutto ciò potrebbe essere "u cucciddu ri camula" (il piccolo tarlo) che avverte dell'imminente marciume. 

Se a Lipari arriveranno le colate di cemento, arriveranno insieme a quasi 200 milioni di euro.
Quattrocento miliardi delle vecchie lire fanno fremere progettisti, ingegneri, costruttori, e manovrano come niente, deputati locali che appoggiano questo o quel gruppo per far "passare" il loro "piano di sviluppo" per le Eolie.
Partiti del mattone, ex democristiani confluiti nell'Udc che fanno patti di sangue con rampanti di An, assessori-imprenditori di Forza Italia, vecchi e nuovi ras, tutti uniti e tutti contro, tutti in corsa per far diventare queste isole un albero della cuccagna.

Altro che piccoli interessi di piccoli notabili...

E dopo le Eolie, sarà la volta di un altro scempio, quello che l'Anas vuole attuare nella Riserva naturale della Ficuzza, nel Palermitano: una strada di 22 chilometri che tocca in più punti la riserva della Ficuzza, che viene definita candidamente "un semplice adeguamento di quella attuale", ma che prevede 12 cavalcavia, 11 viadotti, 2 ponti, 2 gallerie e una serie di svincoli.
Costo previsto: 100 milioni di euro.

A denunciare questo nuovo attacco ad un altro pezzo del territorio siciliano è un gruppo di associazioni ambientaliste riunite nel "Forum salviamo Ficuzza". "Scopo del progetto - spiega Franco Russo, presidente del Wwf Sicilia - sarebbe quello di ridurre i tempi di percorrenza da Palermo a Corleone, tratta che attualmente si copre in 58 minuti, seguendo l'asse che passa da Marineo (l'area dove ricade il progetto), e di 42 minuti attraverso l'itinerario che tocca San Cipirello. Con la nuova strada il tempo di percorrenza sarebbe di 50 minuti: 8 in meno rispetto al percorso più lungo, 8 in più rispetto a quello più corto. Facendo un semplice conto, risparmiare un minuto costerebbe 25 miliardi di lire, senza contare che non spendendo un centesimo e utilizzando la tratta più breve si risparmierebbero comunque 8 minuti rispetto al nuovo progetto".
Il calcolo dei tempi è stato realizzato dal professor Giovanni Fatta, dell'Università di Palermo, incaricato di redigere una perizia giurata per conto di un comitato di agricoltori e operatori turistici di Ficuzza, che si dicono contrari al progetto.

"Dei cinque lotti in cui è suddivisa l'opera solo il numero 3 è stato autorizzato - spiegano gli ambientalisti -. La Sovrintendenza di Palermo è passata da un iniziale diniego a una parziale autorizzazione. Anche l'assessorato regionale Territorio e ambiente ha autorizzato il terzo lotto, perchè ritiene di scarso impatto l'abbattimento di un filare di pini secolari e il danneggiamento della vecchia linea ferroviaria, dove la Provincia ha previsto una pista ciclabile".
Gli ambientalisti si chiedono "che senso abbia iniziare i lavori su un solo lotto, senza che l'intero progetto sia stato approvato. L'Anas - concludono - vuole realizzare un'incompiuta annunciata o spera in un ammorbidimento di Sovrintendenza e assessorato?".

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27 ottobre 2004
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