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Rostagno? "Una gran camurria"

A Trapani, il pentito Giovanni Brusca ha deposto come teste nel processo agli assassini di Mauro Rostagno

22 dicembre 2011

"Si levarono sta camurria", ovvero, si sono tolti una rogna, disfatti di un problema. Così avrebbe detto Totò Riina a Giovanni Brusca commentando l'uccisione del giornalista e sociologo Mauro Rostagno assassinato a Valderice la sera del 26 settembre 1988.
Il collaboratore di giustizia lo ha detto ieri mattina deponendo come teste assistito in Corte di Assise a Trapani dove si celebra il processo a carico dei due assassini: Vincenzo Virga, accusato di essere il mandante e Vito Mazzara indicato come un componente del gruppo di fuoco.
"Con Riina abbiamo parlato del delitto Rostagno, e io gli chiesi se lui ne sapeva parlare, lui mi ha detto sì, si sono tolti questa rogna, questa rottura di scatole, Rostagno era un problema per il territorio di Trapani, I mazaresi avevano tolto quella persona (Rostagno, ndr)". I pm davanti ai tanti non ricordo di Brusca hanno letto i verbali delle dichiarazioni rese ai magistrati in cui Riina disse a Brusca "si levarono sta camurria", "il delitto interessava a Trapani".

A interrogare Brusca, i pm della Dda di Palermo Francesco Del Bene e Gaetano Paci. Il collaboratore non ha saputo fornire indicazioni su mandante ed esecutori del delitto. Sollecitato dai pm, Brusca ha riferito di aver appreso da Francesco Messina di Mazara del Vallo, detto "mastru Cicciu", che, quando Paolo Borsellino era procuratore a Marsala, aveva pensato di incaricare Vito Mazzara, "un professionista delle armi", per uccidere il giudice "con un fucile di precisione".
Durante le udienze ci sono stati momenti di tensione - tra pm e parte civile da una parte e difese dall'altra - quando il difensore di Vito Mazzara, l'avvocato Vito Galluffo, ha contestato a Brusca "discrasie" tra quanto dichiarato nel 1997 e poi due anni dopo. Il legale ha evidenziato che Brusca, in prima battuta, aveva attribuito la paternità del delitto a Cosa nostra "per deduzione" e che solo nel 1999 aveva invece riferito ai magistrati di esserne certo. La difesa aveva chiesto l'acquisizione integrale dei verbali, ma i pm non hanno dato il consenso. Brusca, riferendosi poi all'editore di Rtc (la televisione dove lavorava Rostagno), Puccio Bulgarella (deceduto lo scorso anno), ha detto che era "inserito in un contesto di favoritismi" e che era "legato ad Angelo Siino".
Rispondendo agli avvocati difensori il collaboratore ha anche riferito che "in tutti gli omicidi commessi nel trapanese ho preso ordini da Totò Riina" e mai dalla mafia locale. Brusca non ha saputo quantificare con precisione tutti i delitti: "10, 12, 13, non ricordo bene".

[Informazioni tratte da Ansa, Lasiciliaweb.it, Marsala.it, Corriere del Mezzogiorno]

 

 

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22 dicembre 2011
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