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Sbarchi quotidiani

Mentre al largo di Lampedusa si è sfiorata la strage si fa il conteggio dei tanti minori arrivati da soli sull'isola

22 agosto 2008

Ieri un'imbarcazione con 355 clandestini a bordo è stata fermata dalla guardia costiera a 20 miglia a Nord-Est di Lampedusa. Tra gli extracomunitari 57 donne, di cui una incinta, e 12 minorenni. I migranti, di origine eritrea, hanno ragginto le coste siciliane a bordo di un vecchio vecchio peschereccio in legno di circa 15 metri. In mattinata sono stati condotti nel centro di accoglienza dell'isola.
Sempre nella mattinata di giovedì altre due barche cariche di disperati, sono state avvistate nel tratto di mare a sud di Lampedusa. A condurre le operazioni di recupero motovedette della capitaneria di porto e della Guardia di finanza. Sulla prima imbarcazione recuperata c'erano 71 clandestini che sono stati subito portati nel centro di accoglienza dell'isola.

Al termine dell'operazione, la motovedetta, che stava facendo rotta verso la terra ferma, si è imbattuta in altri 29 clandestini, finiti in acqua dopo che la loro imbarcazione si era rovesciata. Il personale della Guardia di finanza ne ha issati a bordo cinque, mentre gli altri 24 sono stati soccorsi da un pechereccio tunisino. Nessuna vittima. Secondo gli uomini della capitaneria di porto è probabile che il natante si sia ribaltato nel tentativo di accostarsi al peschereccio. Poco dopo una motovedetta della guardia costiera si è messa alla ricerca dell'imbarcazione che era stata segnalata a Sud di Lampedusa e non viene escluso che la barca sia proprio quella che si è capovolta.

I tentativi di approdo sull'isola siciliana si susseguono con cadenza quotidiana. Soltanto mercoledì, a Lampedusa, erano giunti altre quattro imbarcazioni. Una era stato fermato da una motovedetta della Guardia di finanza con trenta migranti tra cui due donne. Un' altra imbarcazione con 55 migranti tra cui 17 donne e due minori era stata fermata dopo essere arrivata dentro il porto. Infine, altre due barche fermate da motovedette della capitaneria trasportavano rispettivamente 57, tra cui 10 donne, e 36 extracomunitari.
A bordi delle "carrette della speranza" sono tanti i minori che arrivano da soli, accompagnati da nessuno. Nei mesi di maggio, giugno e luglio sono stati 775 i minori arrivati a Lampedusa, accompagnati e non, pari all'8,5 per cento del totale dei migranti arrivati in questo periodo e che, al 31 luglio, ammontavano a 8.954. Sono le stime di Save the Children che fa il punto dopo il primo periodo di attività del progetto Praesidium III, coordinato dal Ministero dell'Interno in collaborazione con Unhcr, Iom e Croce Rossa.
Save the Children, organizzazione internazionale per la difesa e promozione dei diritti dell'infanzia, opera all'interno del Centro Soccorso e Prima Accoglienza (Cspa) di Lampedusa al fine di consolidare procedure chiare per l'identificazione dei minori, inclusi quelli particolarmente vulnerabili, le vittime di tratta e i richiedenti asilo, contribuire al miglioramento degli standard di accoglienza e protezione, nonché fornire informazioni sui loro diritti.

Tra i ragazzi approdati sull'isola, dopo viaggi molto spesso al limite della sopportazione, ben 635 (quasi l'82 per cento) sono "non accompagnati", cioè arrivati da soli, viaggiando senza l'assistenza dei propri genitori o familiari.
L'arrivo dell'estate agevola gli sbarchi e un conseguente aumento esponenziale degli arrivi di minori, passati dai 174 di maggio, ai 228 di giugno, per arrivare a ben 373 a luglio. "Nell'ultimo periodo il centro, che è atto a ospitare un massimo di 762 persone, è arrivato ad accogliere più di 1.600 migranti e più di 130 minori non accompagnati. In queste situazioni, nonostante l'impegno dei diversi attori coinvolti, le condizioni di vita e l'accesso ai servizi all'interno del centro diventano spesso critiche", spiega da Lampedusa Carlotta Bellini, coordinatrice dell'area Protezione di Save the Children Italia. "Le condizioni di sovraffollamento e l'esigenza di gestire i flussi d'ingresso non devono pregiudicare i diritti e le garanzie riconosciute a particolari categorie di migranti, come i minori. E' cioè essenziale che tutti siano informati dei loro diritti prima di procedere al trasferimento nelle strutture di accoglienza, e che vi sia l'opportunità di segnalare alle istituzioni competenti casi di erronee registrazioni dell'età anagrafica, prima che vengano adottati provvedimenti lesivi dei diritti dei minori".

Dei minori arrivati a Lampedusa nel periodo di riferimento, la maggior parte proviene da Eritrea (19 per cento), Somalia (17,1 per cento), Nigeria (16,8 per cento), ma anche Palestina (12, 6 per cento), Ghana (12,5 per cento), Togo (3,5 per cento), e Sudan (1, 3 per cento). "Alcuni minori arrivano in Italia da zone di crisi - continua Carlotta Bellini -, come la Somalia, l'Eritrea, la Nigeria o il Sudan e sono costretti a fuggire dalle loro case e dai loro affetti a causa di guerre, disordini generalizzati o persecuzioni personali. Altri arrivano in cerca di una migliore condizione di vita, con la speranza di studiare e lavorare nel nostro paese. L'obiettivo di Save the Children è assicurare che i minori siano innanzitutto identificati come tali e che quindi vengano avviati correttamente i percorsi di tutela, accoglienza e protezione previsti dalle disposizioni internazionali e nazionali".
Gli operatori di Save the Children a Lampedusa intervengono nella fase immediatamente successiva all'arrivo sull'isola durante la quale i migranti e, in particolare i minori, sono stanchi, spaventati, forniscono spesso generalità non corrette e si dichiarano perfino maggiorenni con la convinzione che questo li possa aiutare ad avere una maggiore possibilità di lavorare e di essere liberi sul territorio. Quest'ultimo elemento rischia di pregiudicare fortemente l'intero percorso del minore sul territorio e l'accesso alle garanzie previste dalla legge. Gli operatori dell'Organizzazione non sono presenti solo all'interno del Cspa di Lampedusa, ma anche sul territorio siciliano per garantire un monitoraggio degli standard di accoglienza e rispetto dei diritti all'interno delle comunità di accoglienza per minori e centri per immigrati presenti in Sicilia, nonché rafforzare la capacità di soggetti, pubblici e privati, di tutelare e supportare i minori migranti. "Attraverso la collaborare con i soggetti competenti nella definizione e avvio di un percorso di tutela e inserimento del minore sul territorio - spiega ancora Bellini - è possibile evitare o ridurre le fughe dei minori dalle strutture stesse, e contestualmente il rischio che essi possano cadere in circuiti di sfruttamento".
 
[Informazioni tratte da Repubblica.it e da il Velino.it]

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22 agosto 2008
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