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Scoperto a Mozia, un tempio del VI secolo a.C.

Nell'isoletta punico-fenicia, di fronte a Marsala (TP), individuata anche la ''Casa del sacello domestico''

03 dicembre 2003
In Sicilia si ha l’impressione che i tesori nascosti sotto terra e sotto il mare non debbamo mai finire. Nei suoi tre lati e in ogni centimetro della sua terra c’è sempre qualcosa che fa rimanere a bocca aperta e fa riflettere su quanta ricchezza, gli abitati siculi possono disporre. 
Appena due giorni fa, la presentazione dei risultati delle ultime due campagne di scavi nell'isoletta punico-fenicia di Mozia, a poche centinaia di metri dalla costa di Marsala, condotte dalla soprintendenza ai Beni Culturali di Trapani e dall'Università di Roma "La Sapienza", sono state più che soddisfacenti.

I saggi, condotti con tecnologie d'avanguardia, hanno consentito la scoperta di un santuario, denominato "Tempio C", adiacente il lato lungo orientale del Kothon (presumibilmente una darsena), in uso dal VI al IV secolo a.C.
La struttura è caratterizzato da un portale monumentale fiancheggiato da pilastri sormontati da capitelli eolici di tipo cipriota, con un facciata larga 22 metri e una planimetria interna suddivisa in navate da pilastri disposti ogni 6 cubiti (3,15 m). In questa fabbrica sono stati portati alla luce un pozzo sacro, colmato con i resti delle decorazioni architettoniche della facciata del tempio smontato dopo la conquista e distruzione dell' isola ad opera del tiranno Dionigi di Siracusa nel 397 a.C., diversi altari e installazioni per sacrifici ed un campo di offerte con numerosissimi resti di animali (in particolare corna di cervo), oggetti metallici semplici (chiodi, lingotti, placchette, grappe) e ceramiche anche di produzione siceliota e greca.

È stata localizzata anche la "Porta Ovest", costruita in grandi blocchi squadrati e inserita in un particolare apprestamento delle mura, in modo da essere particolarmente munita. Sul lato ovest della Porta è stata fatta affiorare una fortezza addossata alle mura in ottimo stato di conservazione, con i resti di una casermetta e le scale di accesso ai camminamenti sulle mura.
Nella stessa campagna è stata individuata una residenza patrizia sull'Acropoli, denominata "Casa del sacello domestico" per un importante ritrovamento al suo interno, rappresentato da un piccolo apprestamento di culto familiare, nel quale è stato trovato un arredo fittile conformato a colonnina sormontata a da un capitello eolico, chiaramente ad imitazione dei pilastri presenti nei maggiori santuari della città. La ricca abitazione ha restituito molti altri materiali preziosi, tra i quali un avorio, le braccia di una statua di culto in terracotta rivestita di foglia d'oro, un'arula, ma anche tre crateri a figure rosse di produzione siceliota che testimoniano l'alto lignaggio del suo proprietario.

La missione archeologica dell'ateneo capitolino, che vanta una tradizione trentennale (1964-1993) nell'isola siciliana, è stata già protagonista sotto la direzione di Antonia Ciasca e Vincenzo Tusa delle importanti scoperte della mura e del Tophet, il santuario punico per il sacrificio dei fanciulli.
La nuova operazione, diretta da Lorenzo Nigro (allievo di Paolo Matthiae e già direttore della missione archeologica a Gerico), ha ripreso gli scavi nel 2002, sempre in collaborazione con il servizio beni archeologici della soprintendenza di Trapani (diretto da Sebastiano Tusa), concentrando le proprie attività in tre diverse zone dell' antico centro fenicio-punico in base agli obiettivi scientifici prefissati.

Le finalità del progetto riguardano lo scavo, lo studio, l'interpretazione funzionale e cronologica e il restauro del bacino del Kothon, la grande vasca considerata una darsena, ma la cui precisa funzione ancora non è stata chiarita, e che contraddistingue le maggiori città fenice (inclusa Cartagine); il completamento dell'esplorazione delle fortificazioni della città con lo scavo della Porta Ovest, sinora inesplorata, e dell' adiacente Fortezza Occidentale. Prevista anche l' indagine di una porzione dell' abitato sull' Acropoli, per individuare gli edifici maggiori e ottenere una sequenza stratigrafica nelle fasi arcaiche della storia di Mozia, fino alla sua prima colonizzazione fenicia.

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03 dicembre 2003
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