Sempre più in diminuizione le piccole imprese siciliane: tagliate fuori dagli appalti pubblici

Le piccole imprese siciliane lanciano l'Sos: appalti poco chiari e aziende praticamente dimezzate.
Ecco l'allarme che arriva dall'Api (Associazione piccole imprese) di Palermo, un allarme supportato dai numeri, con riferimento, in particolare, al settore edile: fino al 31 dicembre del 1999, erano cinquemila le imprese dell'Isola iscritte all'Albo nazionale dei costruttori, oggi non sono più di 2.200 quelle che possono vantare la certificazione Soa (che serve a verificare i requisiti delle imprese di costruzione per partecipare agli appalti), che poi è obbligatoria e taglia di fatto fuori le aziende che non la posseggono.

Un vero e proprio crollo dunque che, secondo l'Api, sarebbe da imputare alla "mancanza di controlli e alla legge, sugli appalti", come sottolinea Umberto Terenghi, presidente della sezione palermitana dell'associazione: "Gli importi delle gare - dice - non sono accessibili per le piccole imprese e i criteri dell'offerta più vantaggiosa lasciano agli enti pubblici troppa discrezionalità".

E per cercare di rendere più facile la vita alle piccole imprese, l'Api ha già pronta una ricetta: ridurre il numero delle stazioni uniche appaltanti a una per ogni provincia (argomento sul quale è stato chiesto dall'Api anche l'interessamento del presidente dell'Ars Guido Lo Porto, per portare in Aula il dibattito) e revocare gli appalti affidati in modo poco trasparente.
Nell'occhio del ciclone ci sono anche "le gare con importi faraonici che escludono le piccole imprese".