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Sequestrato il tesoro del ''re dei discount'' in affari con i Lo Piccolo

Confiscati a Giovanni Battista Giacalone beni per circa 300 milioni di euro

16 dicembre 2009

Beni per circa 300 milioni di euro di proprietà di Giovanni Battista Giacalone, 36 anni - accusato di mafia nell'ambito dell'operazione "Addio pizzo" che portò all'arresto di esponenti della cosca dei quartieri San Lorenzo e Tommaso Natale - sono stati sequestrati ieri dal tribunale di Palermo che ha accolto le proposte avanzate dal pm Roberto Scarpinato e dal questore Alessandro Marangoni.
Il sequestro è parte di una più complessa attività che ha portato la sezione Misure di prevenzione del Tribunale ad adottare di recente altri sequestri che hanno colpito altri indagati nell'operazione 'Addio pizzo'.
Il patrimonio di Giacalone è costituito principalmente da società che gestiscono numerosi supermercati con il marchio Eurospin e Qui discount. L'operazione è stata condotta congiuntamente da Polizia e Guardia di Finanza.

Giovanni Battista Giacalone, che secondo gli inquirenti avrebbe ricoperto il ruolo di co-reggente della famiglia mafiosa di San Lorenzo, insieme con Massimo Giuseppe Troia, è stato sottoposto a fermo nel gennaio del 2008 perché ritenuto "gravemente indiziato del delitto di associazione per delinquere di stampo mafioso". Il 14 marzo 2008 Giacalone è stato destinatario, insieme ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, di un ulteriore decreto di fermo emesso dalla Dda per "trasferimento fraudolento di valori aggravato". Con lo stesso provvedimento sono stati sottoposti a sequestro preventivo alcune società "di pertinenza dei Lo Piccolo e acquisiti con gli illeciti proventi dell'associazione mafiosa".
Il gruppo Giacalone "ha potuto liberamente operare - dicono i magistrati - ottenendo potere, consenso e ricchezza". Le indagini condotte hanno consentito di acclarare come i beni sequestrati e i provvedimenti sospensivi, "costituiscono il frutto dell'attività imprenditoriale e non, svolta da Giacalone utilizzando risorse illecite di Cosa nostra, con particolare riferimento alla famiglia di San Lorenzo, rispetto alla quale ha svolto un ruolo di vertice".
Le indagini sono state condotte attraverso l'esame incrociato di documenti, pizzini, libri mastri ed altro materiale sequestrato il 5 novembre 2007 nel covo dei Lo Piccolo e utilizzando le dichiarazioni di Francesco Franzese e di Antonino Nuccio.
Dalle indagini è emerso che Giacalone aveva in progetto di aggiungere alle società, gestite da suoi prestanomi, una catena di supermercati con oltre 40 punti vendita in tutta la Sicilia con il marchio Qui Discount, poi divenuto Mio Discount, di cui il gruppo Giacalone aveva l'esclusiva.
Gli inquirenti, inoltre, grazie alle intercettazioni telefoniche, hanno scoperto che diversi dipendenti dell'imprenditore erano familiari di affiliati mafiosi: attraverso l'assunzione di parenti di uomini d'onore, Cosa nostra mira ad accrescere il consenso sociale.
"Cosa nostra ha ormai deciso di riconvertire i propri investimenti dal settore immobiliare a quello della grande distribuzione - ha detto il procuratore Francesco Messineo - attraverso insospettabili prestanome l'organizzazione è in grado di ottenere forti liquidità, oltreché offrire assistenza ai familiari dei moltissimi detenuti, spesso assunti nei supermercati".

I sequestri sono scattati per 17 supermercati. Tredici hanno il marchio Mio Discount. Sono a Palermo, in via Michelangelo 1266, via Roccazzo 138, via Monfredi 12, via La Loggia 150, via del Levriere 92, via Don Orione 16/A, piazza Noce 1/H e via Cavarretta 34. Poi, a Cinisi, via Nazionale 22. A Villabate, via Natta, contrada Fondo Battaglia e ad Alcamo, in via Kennedy. Altri tre supermercati sequestrati hanno marchio Eurospin. Sono in piazza Stazione San Lorenzo 15, via Germania 2 e via Pecoraino 2. Il supermercato di via Sciuti 110 ha il marchio Sigma.
Tra i beni sequestrati, riconducibili a Giovanni Giacalone anche: l'intero capitale sociale e il complesso dei beni costituiti in azienda della società "Gruppo industriale Alimentari e Carni srl in breve Giac s.r.l."; il capitale sociale e il complesso dei beni costituiti in azienda della società "Giac Cash srl"; il capitale sociale e il complesso dei beni costituiti in azienda della società "Alimentaria srl"; il capitale sociale e il complesso dei beni costituiti in azienda della società "Gi. Di Giacalone distribuzione srl". E ancora quote del capitale sociale della "Ca. & Gi. Srl" , della "Archivis Sicilia srl", della "Vision Maxischermi srl", della "G. Discount srl", della "Five Immobiliare srl", della "Pot s.r.l.", della "Full s.r.l.", della "Coupe s.r.l.", della "Double s.r.l.", della "Tris s.r.l.", della "Poker s.r.l.", della "Ce.Di. Reale s.r.l.", della "Damogi srl", della "Qui Agrigento srl" e della "R.c.g srl" di Milazzo. Sequestrati anche 14 rapporti bancari (tra cui una cassetta di sicurezza e polizze assicurative) per un valore di 138.671 euro e 14 appartamenti.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Repubblica/Palermo.it, La Siciliaweb.it]

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16 dicembre 2009
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