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Si ammalarono di Aids con trasfusioni di sangue infetto

Furono omessi i necessari controlli. Lo Stato risarcisce 10 mila siciliani, ma molti sono già morti

14 dicembre 2003
Sangue infetto, 38 mila contagiati per "responsabilità di Stato", di cui 10 mila siciliani, molti già morti ed altri ancora in vita ma ammalati di Aids o di epatite. Ma vincono la causa contro il ministero della Salute e ottengono i risarcimenti attesi da un decennio: massimo di 619 mila euro per un malato già deceduto e minimo di 338 mila per un contagiato superiore ai 50 anni.

L’ultima mossa di questa vertenza per responsabilità civili (quella penale contro gli ex vertici ospedalieri e della sanità è in corso) è avvenuta nell’udienza in Tribunale, il 5 dicembre a Roma.
Il ministero della Salute, ammettendo la colpa di non aver vigilato, ha offerto alle parti lese una transazione basata su criteri anagrafici. Un risarcimento per danni biologici di circa 413 mila euro per un malato di età compresa fra 0 e 40 anni (ci sono in atto piccoli contagiati anche di 3, 4, 7 anni ammalati di Aids), 400 mila euro per la fascia d’età dai 41 ai 50 anni, il risarcimento minimo è di 338 mila euro per gli ultracinquantenni e il massimo è per i deceduti. Tutti hanno accettato.
Ma altri contagiati si stanno rivolgendo agli avvocati per aprire un procedimento, gente non ancora informata, che ricostruisce la propria vicenda ospedaliera. L’appello "a farsi vivi attraverso le associazioni dei malati", ora che il diritto al risarcimento è stato stabilito, è dell’avvocato Michele D’Anca, uno dei legali che difende 1.200 pazienti siciliani, di Bologna, Firenze, Cagliari, ed è il legale dell’associazione "Natem" che raggruppa talassemici emoglobinopatici e microcitemici, e di "Salute e Legalità" presieduta da Luigi Bertolini, sede a Palermo in via Catania 145, telefono 091347556.

La strage di una generazione. Partorienti e i loro figli neonati, talassemici, pedoni coinvolti in incidenti stradali, portati in ospedale dove una trasfusione li condannava. Tra gli anni ’80 e ’90 attraverso il sangue infetto acquistato a prezzo inferiore a quello italiano in Asia, in Africa e nelle carceri americane, e usato in Italia senza i previsti controlli. Migliaia di morti e malati: "Oggi - dice l’avvocato D’Anca - i contagiati da sangue infetto, quelli vivi, continuano a morire alla media di uno al mese". La vertenza parte dal ’92, con i primi decessi. Cominciano ad arrivare in ospedale i malati di Hcv ed Hbv (epatite) e Aids (Hiv). Dopo anni di indagini il ministero della Salute e della Difesa istituiscono una Commissione medico-ospedaliera.

La Commissione si mette a lavoro e accerta il "nesso causale" tra le trasfusioni e le patologie: la malattia è proprio dovuta al sangue infetto. "Attraverso il documento della Commissione - spiega l’avvocato D’Anca - le famiglie hanno fatto causa al ministero della Salute".
Trasfusioni killer e malati che vengono allo scoperto. Si riaprono vecchie pratiche assicurative per gente morta anni fa. L’avvocato D’Anca dice che pochi giorni fa a Marsala (Trapani) e ad Altavilla Milicia (Palermo) un parente è andato dall’avvocato per aprire un contenzioso e a seguire si sono presentati in venti. 
 
Fonte: Giornale di Sicilia

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14 dicembre 2003
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