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Sicuri che a Natale si diventa più buoni?

Nell'era della New Economy nasce un contenzioso fra le spese e la bontà d'animo

28 dicembre 2002
Sul Corriere della Sera di qualche giorno fa' veniva riportato un articolo del giornale americano Los Angeles Times che parlava del costume, sempre più diffuso negli americani benestanti, di devolvere denaro in beneficenza in nome di amici, piuttosto che fare regali. Il giornale ha citato la storia di una coppia di coniugi che si è sentita offesa d'aver ricevuto, in occasione di una festa, da un loro facoltoso amico, una cartolina di auguri con sù scritto : "A vostro nome ho versato una somma in beneficenza". La loro dichiarazione al gionale è stata la seguente: "Questa persona ha abbastanza soldi per fare le carità ogni giorno, poteva cercare qualcosa per noi. E' stata una trovata pomposa e impersonale".

Il Los Angeles Times ha poi interpellato due importanti e ricche personalità cittadine, avviando un dibattito, che pur avendo intenti di mero gossip, e diventato spunto d'analisi tutt'altro che da sottovalutare.
Il primo dei due agiati Opinion Leader ha dato ragione alla coppia, raccontando che a causa di diverse disgrazie familiari subite, devolve regolarmente somme in beneficenza a varie associazioni, ma che a Natale il suo pensiero è rivolto esclusivamente ai familiari, anche solo con una scatola di cioccolatini.
La seconda personalità interpellata si è invece detta contraria dichiarando d'avere sostanzialmente capito l'inutilità di fare regali a chi ha gia tutto, e quale importanza abbia invece donare a chi ha bisogno, specialmente in occasioni quali quelle festive.

L'articolo ha prodotto un vero e proprio vespaio di polemiche, dividendo l'opinione pubblica in due fazioni opposte, pro e contro la coppia.
I molteplici interventi hanno abbracciato svariate tematiche, dai precetti bibblici a quelli del galateo, fino ad arrivare a rivelazioni vergognose del tipo: "Molti sono quelli che fanno beneficenza  perchè detraibile dalle tasse". (!)
La polemica fatta scoppiare dall'articolo, sostanzialmente fa capire che in questo Natale, con la forte crisi finaziaria, ci sono più statunitensi (e non solo loro), bisognosi di aiuto e che sarebbe il caso di conciliare carità e regali.
Solo che così si dipana un ulteriore problema di natura più prettamente "spirituale", posto dal Papa nel discorso di Natale che sintetizzato si potrebbe così delineare: "Non lasciamo che il Natale venga stravolto dal consumismo! ". Ma la maniera oggi per mettere tutti a proprio agio, si sà, è l'andazzo dell'economia e l'unica possibilità che il cittadino ha per contribuire ad una ripresa è quella d'incentivare la circolazione della moneta, appunto con i consumi.

Il bandolo della matassa rimane così difficile da sbrogliare. Da un lato c'è chi dice che la beneficenza nei periodi natalizi è becero esibizionismo, dall'altra il messaggio all'Angelus che invoca solidarietà coi poveri e ispirazione alla semplicità e non alla pubblicità (anima del commercio). In mezzo ci stanno tutti quei bisognosi, diseredati, senza tetto, che almeno, anche solo per un giorno, dalle associazioni hanno ricevuto un pasto caldo e un po' d'ascolto e compagnia.

In alto la Stella Cometa anche quest'anno sta tracciando il suo solito percorso, e non è detto, purtroppo, che questa via porti inequivocabilmente alla felicità.

Di nuovo Auguri.

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28 dicembre 2002
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