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Spese superflue addio! Gli italiani costretti a tagliare i fondi per i divertimenti

Stretta la cinghia, vuoto il portafoglio, gli italiani risparmiano su cinema, calcio e musica

19 novembre 2004

Sembra che grazie al taglio delle tasse promesso dal Cavaliere, gli sgravi saranno per tre miliardi di euro (come direbbe il sudaticcio Bonolis ''seimila miliardi del vecchio conio''), le famiglie italiane monoreddito con tre figli potranno permettersi di comprare un pacchetto di chewingum in più al mese...
Che dire... Sembra stia arrivando il tempo di darsi alla Dolce Vita...
La verità è un'altra e gli italiani lo sanno bene. Altro che dolce vita! Leggete di seguito questo articolo di Lucio Cillis per ''la Repubblica''.

La crisi "taglia" i divertimenti
Gli italiani si divertono meno. Perché quando si stringe sul serio la cinghia, le prime spese a sparire dal bilancio delle famiglie sono proprio quelle ritenute "superflue".
Il carovita ha già fatto ridurre le spese per carburanti, frutta e verdura, abbigliamento. Ora rischiano di toccare minimi storici le spese per svago e divertimenti. Gli italiani, accentuando una tendenza iniziata un paio di anni fa, oggi risparmiano sul cinema e sulle partite di calcio. E diminuiscono anche le spese per andare a cena fuori, per la pausa al bar, per andare in discoteca nel fine settimana e per acquistare cd musicali e cd "vergini" per il computer. Ecco il dettaglio della crisi.
Cinema. Il crollo delle presenze davanti ai botteghini preoccupa gli esercenti dell'Anec, l'Associazione dei proprietari e gestori di cinema. Nel 2003 le sale italiane "hanno perso due milioni di spettatori", con un calo del 2,3% rispetto al 2002 quando si erano messi in coda per un biglietto, circa 89 milioni di persone. Un dato allarmante soprattutto se si considera che il numero delle sale cinematografiche nel 2003 è cresciuto.
In calo anche gli incassi: da 525 a 523 milioni di euro nell'anno. E la situazione non è rosea neanche nel 2004. Unica - magra - consolazione il dato relativo agli altri paesi dell'Ue: il numero degli spettatori è infatti sceso in misura sensibilmente maggiore in Francia (-5,5%), in Spagna (-8,5%), in Germania (-9%) e in Gran Bretagna (-5%).

Calcio. Pochi dubbi che il calcio sia in crisi. Ma il gioco e i conti non c'entrano: una prima analisi della media di spettatori per partita mostra dati poco confortanti. Con la premessa che il confronto col campionato dello scorso anno è limitato ai primi sette turni del campionato di serie A, c'è una tendenza che si consolida: le squadre iscritte alla massima serie negli ultimi due anni mostrano un calo nelle presenze medie di spettatori per partita pari all'8,7% (meno 32 mila spettatori a turno). In "rosso" anche il parziale delle cinque grandi (Inter, Juventus, Lazio, Milan e Roma), con una discesa del 5,8% (14.300 presenze in meno) nei primi 7 turni del campionato 2004/2005.
 Per ora, però, il quadro completo della serie A è positivo, perché sono tornate nella massima serie città importanti e con un alto numero di tifosi come Palermo, Cagliari, Livorno, Messina, Firenze. In totale, infatti, nelle prime sette giornate le presenze complessive sono salite dell'1,8%, ma grazie soprattutto alla spinta delle tifoserie che mancavano dalla serie A da anni (alcune anche da decenni).

Musica e cd. Pirateria, mp3, prezzi alti, titoli forse non proprio accattivanti come un tempo. La crisi della musica si può riassumere così. La società di revisione Price WaterhouseCooper segnala nel 2003 un calo del mercato audio del 7,9% per vendite e del 7,7% in valore. I dischi venduti nel 2003 sono stati 36 milioni contro i 39 milioni dell'anno precedente e il fatturato è stato di 314 milioni di euro contro i 340 milioni del 2002. Un calo di ben 26 milioni di euro. E i primi dati del 2004 non sono affatto confortanti. Al contrario le vendite della musica in edicola che ha registrato nel 2003 - secondo la Siae - un incremento del 17%.
Ed è crisi anche per le vendite di cd e dvd vergini, usati nei computer. Il consuntivo del primo trimestre 2004 confrontato con lo stesso periodo del 2003, mette in luce secondo l'ASMI - l'associazione delle imprese che si occupano di sistemi e supporti multimediali - un aumento del prezzo di vendita dei supporti vergini al consumatore finale nell'ordine del 80-100%, dovuto alle imposte che gravano sui supporti e soprattutto "la riduzione del 60% delle vendite ufficiali di cd registrabili", crollati a 32 milioni di pezzi nel primo quarto del 2004 contro i 60 milioni dello stesso periodo del 2003.

Ristoranti, bar e pizzerie. Si risparmia anche su pranzi e cene. I pasti consumati "fuori casa", in totale, sono 6 miliardi l'anno: 3,7 miliardi presso la ristorazione commerciale - di cui 1 miliardo per "necessità" (cioè nella pausa pranzo al lavoro) e 2,7 per "piacere" - e i restanti 2,3 miliardi nella ristorazione collettiva. Nel settore il calo negli affari (secondo la Fipe-Confcommercio) si avvia a superare il 2% entro la fine del 2004. E la flessione del fatturato nei soli tre mesi estivi ha toccato a livello aggregato per il settore il 14,7%. Nubi oscure anche per i 130 mila bar italiani, regno del tramezzino o della sosta-caffè: in un mercato che vale complessivamente 17 miliardi di euro, il calo previsto per il 2004 dalla stessa categoria è pari a meno 2,5% in termini reali rispetto al 2003.

Discoteche. Il settore dell'intrattenimento che ruota intorno alle discoteche vale 1,4 miliardi di euro: la flessione sul 2002 è del 5,9%. Il calo si va a sommare a quello più consistente registrato nel 2002 (-9,5% sul 2001). E restano pesanti le difficoltà per la formula ibrida discoteca-sala da ballo: il biennio 2002-2003 si è chiuso con un calo degli introiti del 9,8%.

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19 novembre 2004
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