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Terrorismo infinito? America ed Europa in guardia!

Al Qaeda sta preparando un grosso attacco per questa estate

10 giugno 2004

L'Amministrazione americana dispone d'informazioni d'intelligence secondo cui terroristi sono già sul territorio statunitense e si preparano a lanciare ''un grosso attacco'' l'estate prossima. Lo scrive l'Ap.
Secondo le informazioni d'intelligence che sono giudicate 'altamente credibili', elementi di al Qaida, o di altre organizzazioni, starebbero per passare all'azione.
Le informazioni non indicano il tempo, il luogo o il metodo d'attacco, ma sono considerate 'le più allarmanti' ricevute dagli attacchi contro New York e Washington dell'11 settembre 2001, secondo un'alta fonte dell'antiterrorismo federale citata anonima dall'Ap.
L'elemento di maggiore preoccupazione è il fatto che i terroristi possono possedere e usare armi biochimiche o radioattive che potrebbero provocare più danni e più vittime di strumenti convenzionali: ''Ci attaccheranno e ci colpiranno in modo pesante''.

Alla fine di maggio, il capo dell'Fbi, Robert Mueller, ha da parte sua mostrato le foto di sette operativi di 'Al Qaeda' "armati e pericolosi", sospettati di pianificare un attacco negli Stati Uniti, ed ha esortato la popolazione a segnalarli alla polizia. "La minaccia è reale", ha detto il capo dell'Ufficio federale investigativo, "Gli Stati Uniti devono essere pronti a queste eventualità".
Si tratta di sette super-ricercati per i quali l'Fbi ha invitato la popolazione a collaborare alle indagini. Un'operazione di comunicazione cui è stato associato lo slogan "BOLO", che si declina come "Be On the Look Out", vale a dire "tenete gli occhi aperti".

Le indicazioni emergono mentre Washington preparava le misure di sicurezza eccezionali in vista dell'inaugurazione, lo scorso 29 maggio, di un memoriale della Seconda Guerra Mondiale.
Altri appuntamenti delicati sono il G8 che si chiude oggi a Sea Island, al largo della Georgia, e le convention elettorali democratica (fine luglio, a Boston) e repubblicana (fine agosto, a New York). In Europa, la data sensibile potrebbe essere quella di domani, 11 giugno, appunto per le elezioni europee 

Secondo l'IISS di Londra (Istituto Internazionale di Studi Strategici), Al Qaida conterebbe tra le sue fila oltre 18.000 reclute pronte ad essere impiegate in attacchi terroristici. Secondo l'IISS l'aumento dei reclutamenti nella rete di Osama bin Laden è stata causata dall'occupazione dell'Iraq.
Anche le finanze di Al Qaida godono buona salute. Anche per l'IISS al Qaida proverà a mettere in atto nuovi attacchi terroristici in America del Nord così come in Europa.

I sette ricercati dall'Fbi. Ecco chi sono i sette presunti terroristi ricercati dall'Fbi. I loro volti e le loro storie sono pubblicate sul sito internet dell'Fbi.

Aafia Siddiqui. E' l'unica donna del gruppo. Ha 32 anni ed è nata il 2 marzo del 1972 in Pakistan dove secondo l'Fbi si dovrebbe trovare ancora.

Amer el Maati. Ha 41 anni ed è nato nel Kuwait. L'Fbi avverte che potrebbe avere barba e baffi, proprio come nella foto apparsa sul sito, e occhiali o lenti a contatto. E' ricercato per il suo coinvolgimento "in possibili minacce contro gli Stati Uniti".

Adam Yahiye Gadahn. Ha 26 anni ed è nato negli Stati Uniti. Su di lui, descrizione fisica a parte, l'Fbi non dice molto. E' ricercato per possibili minacce contro gli Usa e anche se la polizia federale non ha elementi che lo colleghino a gruppi terroristici, vorrebbe interrogarlo.

Abderraouf Jdey: Ha 39 anni ed è nato in Tunisia. L'Fbi ha pubblicato sue fotografie originali del passaporto e ritoccate al computer per ricostruire come potrebbe essere oggi. La polizia federale ritiene che potrebbe essere legato a "possibili minacce agli Usa".

Adnan G. el Shukrijumah. Ha 29 anni ed è nato in Arabia Saudita, su di lui c'è una taglia da 5 milioni di dollari. L'Fbi spiega che talvolta porta la barba, ha un naso importante ed è asmatico. Il giovane parla inglese e ha passaporto della Guinea, ma potrebbe cercare di entrare in America anche con documenti sauditi, canadesi o di Trinidad.

Fazul Abdullah Mohammed. Sul suo capo pende una taglia da 25 milioni di dollari. E' nato alle isole Comore, ma la sua età non è chiara: In alcuni documenti usati si indica come anno di nascita il 1972, in altri il 1974. Parla inglese, francese, arabo, swahili e lingua delle Comore, oltre a essere abile nell'uso dei computer. Il 17 settembre del 1998 è stato incriminato da un tribunale di New York per il suo ruolo negli attentati del 7 agosto dello stesso anno alle ambasciate americane di Dar es Salaam (Tanzania) e Nairobi (Kenya).

Ahmed Khalfan Ghailani. Anche per lui c'è una taglia da 25 milioni di dollari. La sua età è incerta: alcuni passaporti usati riportavano quale anno di nascita il 1974, uno il 1970. E' nato a Zanzibar, in Tanzania, e parla lo swahili. Il 16 dicembre del 1998 è stato incriminato da un tribunale di New York per il suo ruolo negli attentati del 7 agosto dello stesso anno alle ambasciate americane di Dar es Salaam (Tanzania) e Nairobi (Kenya).

Nessuna offesa in terra italiana, almeno fino ad ora. La visita di Bush si è risolta senza incidenti, né interni né esterni, ma proprio dall'Italia - notizia dell'altro ieri - partivano gli ordini ricevuti da una cellula composta da una quindicina di terroristi che in Belgio stavano preparando, probabilmente, un attentato al Comando generale della Nato a Bruxelles, o in Francia, forse a Strasburgo, alla sede del Parlamento Europeo.
Le indiscrezioni rimbalzano dall'Italia, mentre la polizia e la magistratura belga restano sul vago: "Abbiamo fermato 15 persone - ha dichiarato il procuratore federale Daniela Bernard -. Tra loro ci sono palestinesi, giordani, marocchini ed egiziani. Il sospetto è che stessero preparando un attentato, probabilmente in uno Stato estero. Ci sono indicazioni che lasciano pensare che i fermati ricevessero ordini dall'Italia".

E all'alba di due giorni fa, circa 200 poliziotti in tuta mimetica si sono presentati a Schaarbeek e in altri comuni-quartieri di Bruxelles a forte densità araba. Stessa scena nella zona nord di Anversa, "capitale" del Belgio fiammingo. Operazione rapida e senza scontri: già a metà mattinata, alcune delle quindici persone arrestate erano sedute davanti agli inquirenti. La magistratura belga cerca riscontri alla pista che porta all'Italia, all'arresto di Ahmed Sayed Osman Rabei, di nazionalità marocchina, ma conosciuto come Mohammed "l'egiziano", catturato l'altra sera a Milano e ritenuto uno degli ideatori della strage sui treni a Madrid l'11 marzo scorso.

Gli investigatori di Bruxelles stavano sorvegliando da settimane la squadra dei sospetti. Pedinamenti, intercettazioni telefoniche. L'altra sera, però, è arrivata una chiamata da Milano: stiamo bloccando Mohammed, intervenite anche voi. Così è stato anticipato lo sbocco di lunghe indagini e ieri qualche inquirente scuoteva il capo contemplando il materiale sequestrato nelle case dei fermati: cassette, video, libri.
L'operazione è scattata perché il ricercato stava lasciando l'Italia per colpire.

Niente armi, niente esplosivi. Ora il punto cardine è chiarire quali sono i legami effettivi tra "l'egiziano" e i suoi interlocutori di Bruxelles. L'inchiesta poggia su una massa di intercettazioni telefoniche. L'ultima è, probabilmente, la più interessante: Mohammed avrebbe annunciato il suo arrivo in Belgio. Forse, riferiscono fonti italiane, per coordinare un'azione devastante contro obiettivi simbolo, come il quartier generale della Nato, appena fuori Bruxelles o, ipotesi meno quotata, la sede dell'Europarlamento a Bruxelles.
La pericolosità del gruppo italo-belga si rispecchia nelle parole di sollievo pronunciate ieri dal ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, davanti alle telecamere: "L'operazione di Milano è importantissima. Credo che siamo riusciti a prevenire il rischio di azioni che potevano spargere molto, molto sangue". Il procuratore Bernard segue anche un'altra traccia: è essenziale verificare se esista un qualche collegamento tra il nucleo individuato ieri e i quattro marocchini arrestati il 19 marzo scorso a Bruxelles, con l'accusa di far parte del Gicm, il Gruppo islamico combattente marocchino. Una formazione ispirata al fondamentalismo musulmano, implicata, tra l'altro, negli attentati di Casablanca del maggio 2003. Le indagini coprono, dunque, un campo molto vasto. Si cerca di ricostruire uno spezzone importante del terrorismo internazionale, una centrale che ha già colpito a Madrid e che, secondo gli investigatori, si starebbe radicando anche nel Nord Europa.

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10 giugno 2004
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