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THE RING

Remake del film campione d'incassi in Giappone

10 marzo 2003




Noi vi consigliamo di vedere...
THE RING
di Gore Verbinski

Una spaventosa videocassetta si aggira per la città: chi la vede muore entro sette giorni. Ma dopo la scomparsa di quattro ragazzi, una giornalista piena di grinta decide di indagare fino in fondo. Si impadronisce della cassetta, la guarda e attende il suo turno.

Remake del film campione d'incassi in Giappone "Ringu" diretto da Hideo Nakata Echisui Takigawa  (1998)

Distribuzione Uip
Regia Gore Verbinski
Con Naomi Watts, Martin Henderson
Genere Thriller

''Remake hollywoodiano dell'omonimo campione d'incassi giapponese firmato nel 1997 da Hideo Nakata (inedito in Italia), The Ring di Gore Verbinski ricalca l'originale nella trama ma lo supera visivamente. Abile dispensatore di shock, Verbinski è bravo a farci saltare sulla poltrona, colto nel citare i misteriosi cromatismi da paesaggista del New England Andrew Weyth, ma incapace di infondere drammaticità a una storia quanto mai confusa e lacunosa. La paura deve avere un senso, non solo un bell'aspetto. L'originale aveva un finale più chiaro. Produce con furbizia la Dreamworks, scaltra nel combinare un impianto visivo da 'serie A' con un nulla semantico da 'serie Z'. Grande successo di pubblico. E non solo in Usa. Meraviglioso il make-up del maestro Rick Baker''. (Francesco Alò, 'Il Messaggero', 21 febbraio 2002)

''Rifacimento del cult movie giapponese di Hideo Nakata, un horror più giocato sulle atmosfere che sulle immagini terrorizzanti. Senza fare un film gore, Verbinski installa un clima d'autentico disagio, deliziosamente stressante. (...) Scoperta da Lynch, Naomi Watts è l'attrice giusta al posto giusto''. (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 22 febbraio 2003)

''A volare bassi, 'The Ring', nuovo film culto horror e remake di un omonimo giapponese del '98 che ha figliato videogame e sequel, è inquietante per davvero (...) A volare alti la storia potrebbe essere anche una metafora della vita offerta virtualmente dalla tv che ci peggiora ed è colpevole alla fine della nostra morte (morale); o anche una vendetta del cinema contro il business dell'home video. In ogni caso si resta sul chi va là, incastrati nel ritmo inconscio sotterraneo, alla 'Scream', che Gore Verbinski, cui bisogna perdonare 'The Mexican', inietta nelle tenebre contemporanee casalinghe, alla ricerca però di paure antiche, con un corredo visivo affascinante e un truccatore di serie A come Rick Baker. E quindi non è strano che al centro ci sia, con prole, l'enigmatica eroina di 'Mullholland Drive', Naomi Watts, che di incubi se ne intende''. (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 22 febbraio 2003)

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10 marzo 2003
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