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Tra l'Italia e la Libia un'amicizia a gas

Definitivamente superata ''l'età nera coloniale'', fra Libia e Italia si aprono gli affari mediterranei

09 ottobre 2004

Il 7 ottobre era definito dalla Libia il "giorno della vendetta", vendetta contro gli italiani colpevoli per il periodo nero dell'epoca coloniale, periodo che i libici "Non potranno mai dimenticare, e che fa ancora vivere al popolo libico una situazione psicologica diversa da quella degli italiani che hanno ormai superato la fase negativa del fascismo". Sono state queste le parole del leader libico Muhammar Gheddafi, che pur festeggiando una rinnovata pacificazione con l'Italia non ha rinunciato a ricordare le amarezze subite dalla Libia nell'epoca fascista.

Ma tutto ciò è diventato ancora più passato, ora che  "Italia e Libia sono amici e collaborano", e Gheddafi ringrazia Silvio Berlusconi confermando gli ottimi rapporti di amicizia tra la Libia e l'Italia democratica di oggi.
Il generale Gheddafi, parlando giovedì scorso all'inaugurazione del nuovo gasdotto che collegherà le due nazioni ha poi acconsentito a dare un nuovo significato alla giornata del 7 ottobre, diventata la "giornata dell'amicizia ritrovata". Il leader libico ha quindi ricordato l'impegno dell'Italia per il superamento dell'embargo internazionale nei confronti del suo paese.

"Roma - ha detto Gheddafi - ha giocato un grande ruolo nella revoca dell'embargo. Per questo motivo la Libia oggi si complimenta e ringrazia l'amicizia e la nuova collaborazione con l'Italia". Amicizia e collaborazione suggellate anche da nuovi accordi commerciali ed industriali come quello che ha consentito - ha spiegato - la costruzione del gasdotto che da Mellitah giunge a Gela (CL). "Se ci fosse stata ancora quella mentalità colonialista di un tempo - ha proseguito Gheddafi - l'Italia avrebbe occupato la Libia per prendere il gas ed il petrolio. Ma con la nuova mentalità dell'Italia del premier Silvio Berlusconi è stato invece realizzato un grande progetto comune per la produzione del gas senza guerre e occupazioni".

Il nuovo impianto, realizzato dalla Eni, un gasdotto da 540 chilometri di tubi, denominato Green Stream, che unisce - passando sui fondali fino a punti che superano i 1.100 metri di profondità - la Libia con la costa siciliana di Gela, porterà 8 miliardi di metri cubi di gas l'anno dal paese nordafricano.
Il gasdotto fa parte del più ampio progetto nella città di Wafa, che prevede impianti per la produzione ed il trattamento - a regime- di circa 10 miliardi di metri cubi di gas l'anno, di cui 2 saranno destinati al mercato interno e 8 invece esportati in Italia tramite il gasdotto.
Il progetto complessivo ha comportato investimenti complessivi per 5,6 miliardi di dollari (3 in quota Eni) per la realizzazione degli impianti di trattamento presso Wafa e presso la città di Mellitah sulla costa libica, per la costruzione delle infrastrutture a mare e a terra, per la posa di condotte che convoglieranno il gas e i condensati fino all'impianto di Mellitah e per il gasdotto diretto a Gela.

"Si tratta di un progetto miliare che fa dell'Eni un grande esportatore di gas verso I'Europa", ha detto Vittorio Mincato, amministratore delegato dell'Eni, ricordando che il gruppo petrolifero in seguito ai tetti antitrust imposti dalla liberalizzazione del mercato non può più distribuire direttamente gas addizionale in Italia.
L'Eni ha già contratti di vendita 'take or pay' con la Edison Gas (4 mld anno), la Gaz de France (2 mld), Energia Gas (2 mld).
Il nuovo tubo di importazione del gas in Italia, che si va ad aggiungere a quelli del Transmed, che ogni anno fa arrivare dall'Algeria 25 miliardi di metri cubi di gas a fronte di un fabbisogno italiano di circa 77-80 miliardi, fa parte di un più ampio progetto denominato "Western Libya Gas Project", il principale progetto integrato in campo petrolifero realizzato nel Mediterraneo.

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09 ottobre 2004
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