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Trap, Corea già battuta dall'ottimismo

18 giugno 2002
A non chi non lo ricordasse, o magari non fosse ancora nato a quel tempo, i coreani lo hanno sbattuto in faccia all'ingresso in campo: "Again 1966". "Un altro 1966", a caratteri che occupavano una curva intera dello stadio dove alle 13.30 (ora italiana) la squadra azzurra incontrerà oggi - martedì - la Corea del sud per gli ottavi di finale del Mondiale di calcio. E chi perde è fuori.

Ma mentre partono le proteste ufficiali azzurre per quella allusione alla eliminazione dell'Italia per mano della Corea del Nord nel 1966, con i cronisti stranieri impazziti alla ricerca di dettagli su un fatto così lontano ma così sorprendentemente utile ad avvicinare le due Coree, un uomo solo mantiene perfettamente la calma: Giovanni Trapattoni.

Che alle domande sull'incubo Corea, risponde non con frasi da guerra fredda ma glacialmente sereno: "Sono solo dati statistici".

Non è vero, e lui lo sa perchè in Italia 'Corea' ha significato molto di più di una semplice sconfitta. Una vergogna sportiva, è stata. L'equivalente di Caporetto per la storia patria. E però è comprensibile che il ct azzurro cerchi di evitare che la sfida di domani si carichi di valori psicologici ulteriori. Già ne ha tante di suggestioni, certo non tutte a favore degli azzurri, meglio evitarne altre. E così Trapattoni si affanna a smontare il clima da guerra santa.

"La scritta? Siamo abituati alle scritte, questa è da considerare come una partita in trasferta. Perchè, in Europa non ci sono le scritte? I tifosi? Non giocano, tifano. Sono 50 milioni che spingono? Davanti al televisore in tutto il mondo saranno centinaia di milioni, tutti vedranno cosa farà l'arbitro: per questo non ho dubbi sulla sua serietà ed onestà nell' interpretare gli episodi della gara. E comunque queste sono le situazioni giuste per fare vedere chi siamo: nelle battaglie il calcio italiano si cala bene".

"Aspetterò Nesta fino all'ultimo secondo"
Chiuso il discorso. Trapattoni si preoccupa infatti più di quello che accadrà in campo, che della situazione ambientale. E sparge l'unguento dell' ottimismo sulla ferita della sfiducia dopo la brutta prestazione con il Messico. "E' vero, ho detto che i coreani pedalano come ciclisti cinesi, ovvero corrono molto. Ma per fortuna nel calcio conta molto anche la fantasia, la tecnica". E lì, è sottinteso, i coreani sono ancora indietro.

In questo senso servirebbe insistere su Del Piero, già determinante con il Messico. Ma Trap sostiene che il ballottaggio tra lo juventino ed Inzaghi è uno dei due dubbi che accompagnano la sua vigilia. L'altro, sempre a sentire il ct, è quello dettato dalle condizioni di Nesta, il cui piede da ieri ad oggi non ha fatto registrare progressi. "Io però sono ottimista", dice il ct "e comunque uno come Nesta lo aspetto fino all'ultimo momento".

Certo l'ìnnesto di Coco
Indisponibili lo squalificato Cannavaro e l'infortunato Di Biagio, per il resto la squadra è fatta: davanti a Buffon una difesa schierata presumibilmente a quattro ("ma lasciate stare i moduli, siamo l'unico paese al mondo che ne parla così tanto") con Panucci esterno destro e Coco a sinistra, Maldini e Iuliano (o Nesta in caso di recupero) centrali.

A centrocampo Tommasi, Zanetti e Zambrotta: Totti trequartista e Vieri in avanti ad affiancare il prescelto tra Del Piero ed Inzaghi. Con lo juventino apparentemente favorito per la sua capacità di dare un apporto concreto anche alla manovra, oltre che in zona gol.

E' ottimista, il ct azzurro: "perchè vedo la squadra in crescita, gli umori sono quelli buoni. Ero molto più preoccupato prima della gara con il Messico". E' ottimista perchè vede l'uomo chiave di questa gara, Totti, in netto progresso. "Mi sembra molto caricato, ci sono le condizioni perchè faccia una grande gara". A proposito di gara, che partita sarà? Gli chiede la tv coreana. "Credo che la vostra squadra seguirà la sua natura".

Che è quella di correre, pressare, aggredire. Non crede però il ct alla possibilità che i coreani mettano in campo due o tre punte. "Giocheranno ad una punta...". Con nell'aria l'acre odore dell'aglio, condimento di ogni piatto coreano, le domande delle tv locali si infittiscono.

"Signor Trapattoni, quella partita del 1966 è un incubo...". Il ct si gira e mormora ad un dirigente federale, "Che zaffata mi è arrivata". Ma stoicamente si riavvicina al microfono 'avversario'. Non si sa mai: l'aglio servisse ad esorcizzare gli incubi, oltre che i vampiri.

Fonte: CnnItalia

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18 giugno 2002
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