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Un archeologo italiano riscrive la storia dei popoli Maya. Scoperta una civiltà del 500 a.C.

Francisco Estrada-Belli ha rinvenuto in Guatemala tracce di una civiltà pre-classica Maya

07 maggio 2004

Un archeologo italiano, Francisco Estrada-Belli, ha rinvenuto in una località finora poco esplorata del nord-est del Guatemala le tracce di una delle più grandi città dell'epoca pre-classica Maya. Dal sito di Cival, nella foresta tropicale, sono riemerse pressochè intatte le colossali sculture in pietra di due volti umani, con i denti di serpente, che rivelerebbero rituali religiosi di una civiltà ben più antica, sofistica e complessa di quanto si è pensato finora. I reperti scoperti - ha annunciato in una teleconferenza riportata anche da Internet lo studioso, responsabile di una campagna archeologica finanziata dalla rivista statunitense National Geographic - risalgono al 500 avanti Cristo, mentre comunemente si data al 300 avanti Cristo l'inizio dell'era Maya.

Francisco Estrada Belli, nato a Roma nel 1963, si è trasferito - come tanti brillanti ricercatori - negli Stati Uniti subito dopo essersi laureato in Archeologia e Antropologia all'Università della Sapienza nel 1991. E' dal 1995 che conduce ricerche in Guatemala e dallo scorso anno, come docente dell'Università Vanderbit (Tennessee, Usa) è stato incaricato dalla National Geographic di esplorare un'area poco battuta nel Nord Est del Paese.

"Gli scavi a Cival - rivela nel suo sito lo studioso italiano - hanno portato alla superficie piramidi pre-classiche, sculture monumentali, offerte sacre e oggetti religiosi in giada che gettano una nuova luce sulle cerimonie e sul simbolismo delle prime dinastie Maya".
Si tratta di scoperte che potrebbe costringere gli storici a riscrivere le tappe di quella civiltà. L'apogeo di Cival è avvenuto infatti molto prima delle altre antiche città maya del Guatemala e dello Yucatan. A Cival vivevano probabilmente diecimila persone, nel momento del suo massimo splendore,diverse centinaia di anni prima del periodo Maya classico.
"La città - ipotizza l'archeologo - fu probabilmente abbandonata dopo un attacco violento da parte di una potenza emergente, come Tikal". La disposizione degli edifici di Cival serviva a misurare il tempo. La città "aveva una funzione astronomica - ha spiegato il ricercatore - l'asse dei principali edifici e la piazza erano orientati verso il sorgere del sole dell'equinozio".

Sono però le due grandi maschere antropomorfiche in stucco, alte cinque metri e larghe tre metri, ad aver entusiasmato l'equipe archeologica e a promettere di divenire un sensazionale richiamo turistico per il sito. I volti, in un ottimo stato di conservazione, sono identici: gli occhi, intagliati a forma di 'L' , hanno per decorazione disegni di piccoli gusci di chicchi di grano.
"Probabilmente - ha osservato Estrada-Belli - si tratta delle divinità Maya del frumento". Le bocche, squadrate,
hanno al centro un paio di denti da serpente; le orecchie sono rettangolari ed hanno un motivo ad 'U' nel centro. L'archeologo ritiene che nel sottosuolo potrebbero essere ancora nascoste altre due maschere di pietra dello stesso tipo. E' presumibile infatti che le quattro sculture fossero adagiate sulla scalinata del tempio a piramide, dove si arrampicava il re maya della città per rappresentare il rito simbolico della creazione.

La maschere, gli scrigni di giada, le lastre di pietra incavate con immagini di re e tutti gli altri oggetti dissepolti a Cival fanno pensare - dicono gli studiosi - ad una società sviluppata come quella di epoche molto più tarde. Il periodo classico dei Maya si estende dal 300 a.C. al 900 d.C., quando questa civiltà, famosa per le sue piramidi a gradoni e il calendario, cominciò inesorabilmente a declinare. 
 
Fonte: la Repubblica.it

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07 maggio 2004
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