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Un consorzio per tutelare il Marsala doc e controllare le etichette sul mercato

Contro la contraffazione del vino famoso nel mondo

17 aprile 2003
Un consorzio per la tutela del vino Marsala in Italia e nel mondo.
E' stato riconosciuto ufficialmente dal ministero per le Politiche Agricole e nei prossimi mesi avvierà un monitoraggio delle etichette "sospette" sugli scaffali dei supermercati e nelle cantine delle enoteche siciliane.
Un'operazione che andrà di pari passo con una campagna di promozione del prodotto e con la certificazione delle aziende produttrici.


Sono gli stessi produttori, una decina di aziende leader di settore, come le cantine Rallo, la Carlo Pellegrino e il gruppo Case Vinicole di Sicilia di Ilva di Saronno che riunisce i marchi Florio e Corvo e che rappresentano circa l'80% della produzione, a lanciare la campagna anticontraffazione di uno dei vini siciliani più famosi nel mondo.
Il Marsala, l'unica doc italiana a essre stata istituita nel 1984 con legge del Parlamento, può essere prodotto solo nella provincia di Trapani, ad eccezione delle zone di Alcamo, Pantelleria e nella isole Egadi.

A blindare ulteriormente la produzione a denominazione di origine controllata, alcuni limiti fissati dal disciplinare del novembre del 86, che esclude ad esempio dall'etichetta Marsala tutti derivati, ovvero i prodotti che aggiungono all'alcol e al vino altri aromi, fra i quali il più famoso è il Cremovo. Il prodotto, inoltre, deve essere invecchiato imbottigliato nella zona d'origine in fusti di rovere o ciliegio. Da legge prescrive nostri tipi di Marsala che si possono produrre: l'oro, con aggiunta al vino o al mosto di solo alcol; l'ambra, con l'aggiunta di mosto cotto; il rubino, prodotto con uve a bacca rossa.

"Quest'ultima tipologia di vino Marsala - spiega Diego Maggio, consigliere delegato del consorzio - veniva prodotto gli inizi del 1900, poi è scomparso ed è stato introdotto dal disciplinare. Il Marsala, inoltre a seconda del contenuto zuccherino, a essere secco, semi secco o dolce ". Altro aspetto che certifica la doc riguarda le riserve, che per svegliarsi di questo ulteriore denominazione devono raddoppiare gli anni di invecchiamento e riposare dei quattro i dieci anni. " In questi ultimi anni-continua Maggio-il nome Marsala si è in Italia che all'estero è stato utilizzato spesso impropriamente. Ecco perché abbiamo deciso di lanciare una campagna per valorizzare il marchio e effettuare controlli sul territorio ".

Sebbene si tratti di una produzione di nicchia-su 70.000 ettari di vigneti, che producono dai tre ai 4 milioni di ettolitri di vino, meno del 5% e destinato al Marsala-il mercato e in crescita. Nel 2001, ne sono stati prodotti 89.000 ettolitri di cui circa 63 mila dalle aziende consorziate. Nel 2002, della produzione cresce di circa il 10% fino a sfiorare i 100.000 ettolitri. Di questo volume, circa 30% e destinato ai mercati esteri, in primo luogo gli Stati Uniti, poi l'Inghilterra, alla Germania, la Francia e l'ingresso da qualche anno anche in Giappone Scandinavia. Oltre 500 milioni di euro all'anno, il fatturato delle aziende produttrici, diversificato tra Marsala, moscati, doc Alcamo e Pantelleria.

Fonte: La Repubblica

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17 aprile 2003
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