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Un Disastro chiamato Scuola

La Scuola italiana costa troppo e rende pochissimo. Come riprendere le sorti dell'Istruzione nazionale

30 settembre 2006

Stando all'ultimo rapporto dell'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, sull'Istruzione (Education at a glance 2006 - Uno sguardo sull'Istruzione 2006), la scuola italiana ha bisogno di una profonda ristrutturazione o, per utilizzare una terminologia più brutale, la scuola italiana sta cadendo a pezzi.
Il sistema di istruzione nazionale risulta troppo costoso se paragonato agli scarsi risultati che riesce a produrre. Scuola, istruzione post-secondaria e università arrancano, sfornano studenti che non riescono reggere il confronto con i compagni degli altri 30 paesi aderenti all'Ocse e laureati che spesso, troppo spesso, restano disoccupati.
Nel rapporto (un grosso volume di 465 pagine, ricchissimo di dati) però, non si legge soltanto una sonora bocciatura, ma attraverso il confronto fra i diversi sistemi di istruzione dei vari paesi da la possibilità, a chi la scuola italiana la organizza, di trovare possibili soluzioni ai tanti problemi.
Ma vediamo, punto per punto, alcuni dei dati raccolti dall'Ocse, sulla Scuola Italiana... 

Quanto è istruito popolo italiano - Secondo i dati dell'Ocse, il nostro Paese è al penultimo posto per numero di laureati: appena 11 su cento persone di età compresa fra 25 e 64 anni. Solo la Turchia si è posizionata dietro a noi, ma veniamo sopravanzati perfino dal Cile e dal Messico. I paesi asiatici (Giappone e Corea) ci surclassano (37 e 30 rispettivamente), così come Stati Uniti e Australia. La situazione non cambia se si prendono in considerazione i giovani laureati di età compresa fra i 25 e i 34 anni. E il divario fra l'Italia e la media dei paesi dell'Unione europea (a 19 stati) si amplia per numero di laureati nelle facoltà scientifiche: 1.227 ogni 100 mila giovani fra i 25 e i 34 anni contro i 2.128 della media Ocse. Le cose non cambiano molto se si passa ai 'semplici' diplomati: siamo in fondo alla classifica (appena 48 su 100) con una media Ocse che si attesta sui 67 ogni 100 abitanti di età compresa fra i 25 e i 64 anni.

Il rendimento degli studenti - Per testare l'efficacia dell'azione educativa dei paesi membri l'Ocse ha confrontato i risultati ottenuti dagli alunni quindicenni nei test Pisa-Ocse (Programme for International Student Assessment: programma per la valutazione internazionale dell'allievo). Il risultato ottenuto dai ragazzi italiani in Matematica e Lettura sono decisamente scarsi. I nostri alunni rimediano una figuraccia anche rispetto ai loro coetanei irlandesi, neozelandesi e polacchi.

Alunni, docenti e classi - A far riflettere dovrebbe essere il fatto che in Italia, comunque, le condizioni per fare funzionare la ''macchina scolastica'' sembrano esserci tutte: le classi sono mediamente meno affollate rispetto alle altre realtà europee e non (18 alunni per classe in Italia contro i 21,5 della media Ocse), il numero medio di ore di lezione rivolte agli alunni è più alto che negli altri paesi membri e il rapporto alunni insegnanti, fino ad ora, è stato favorevole: 11 alunni per insegnante nelle scuole superiori, contro i 13,3 della media Ocse.

Quanto costa l'Istruzione italiana - E proprio questi fattori (rapporto alunni docenti e alunni classi), probabilmente più favorevoli in Italia, fanno lievitare i costi dell'istruzione italiana. Prendendo, infatti, in considerazione i 13 anni del percorso scolastico dalle elementari al superiore, si arriva ai 100 mila dollari per alunno, 23 mila in più della media (pari a 77 mila dollari).
Quanto si investe nella scuola - Fino a due anni fa (2004) gli investimenti indirizzati verso la scuola e l'università, sia in termini di percentuale sulla spesa pubblica totale e in rapporto al Pil, ci vedono al di sotto della maggior parte dei paesi, superati anche da Islanda, Canada, Messico e Portogallo. E gli investimenti nella scuola dell'infanzia (l'ex scuola materna), vera leva strategica secondo la Commissione europea, in base al rapporto Ocse dal titolo 'Starting strong II' sono a dir poco irrisori: appena lo 0,4 per cento del Pil.

I mali della scuola italiana - Ma, e qui è obbligatoria la domanda, se per la scuola italiana si spende così tanto, perché allora questa specie di 'pachiderma' non va? Le migliaia di numeri messi a disposizione dal Rapporto consentono di azzardare qualche ipotesi. Gli insegnanti italiani percepiscono salari decisamente bassi rispetto ai loro colleghi stranieri e per arrivare al massimo dello stipendio devono stare in cattedra ben 35 anni, contro i 25 della media Ue. In Italia il tempo dedicato alle elezioni con gli alunni, 33 settimane o 674 ore l'anno (per la scuola media), sembrano poca cosa se confrontati con le organizzazioni scolastiche degli altri paesi. Solo a titolo di esempio, nell'Unione europea, le settimane che i ragazzini trascorrono a scuola sono 37 e le ore di lezione 1.019. E ancora, i docenti nostrani sono tra i più anziani in assoluto: solo 1 su mille ha meno di 30 anni. Nelle altre realtà si supera agevolmente in tutti i segmenti scolastici il 10 per cento. E, a sorpresa, nelle scuole scarseggiano anche computer (77 per scuola, contro i 115 dei paesi Ocse) e i collegamenti a internet.

Un punto che il Rapporto dell'Ocse non mette però in rilievo è quello che riguarda le pietose condizioni delle strutture scolastiche che esistono per tutto il territorio italiano, e in maggior numero nel Sud del Paese, e che da sole potrebbero bene rappresentare la disastrosa situazione dell'Istruzione Nazionale.
Infatti, le troppo fatiscenti strutture scolastiche presenti in Italia rendo bene l'idea della fatiscenza che l'istruzione soffre. Non avere adeguati plessi scolastici significa non poter portare avanti correttamente i percorsi educativi che un'istruzione competitiva dovrebbe avere. E se pensiamo che in Italia più di una scuola su dieci, non risponde assolutamente a nessuno dei parametri di sicurezza più elementari, e più di un quarto degli edifici scolastici italiani da questo punto di vista non raggiunge nemmeno la sufficienza, è facile rispondere al perché i risultati della Scuola nazionale siano tanto scarsi (leggi).

Con i dati dell'ultimo ''Rapporto sulla sicurezza scolastica'' redatto da CittadinanzAttiva, presentato ieri a Roma con una conferenza stampa, si può avere la misura esatta di quello che stiamo parlando.
Nella fattispecie vogliamo qui illustrare le pessime condizioni delle strutture scolastiche vigenti in Sicilia, che insieme alle altre regioni del Meridione, mantengono il triste primato nella classifica della mancanza di sicurezza.
Il rapporto ha evidenziato nell'Isola addirittura ''le situazioni peggiori nella graduatoria nazionale''.
Nello specifico l'indagine di CittadinanzAttiva ha riguardato 52 edifici scolastici siciliani in 17 città di sette province: quelle di Palermo, Catania, Messina, Agrigento, Siracusa, Caltanissetta ed Enna. Sono state prese in esame sei scuole dell'infanzia, 14 primarie, nove scuole secondarie di primo grado, 15 di secondo grado, sei istituti comprensivi e due scuole dell'infanzia.

Per CittadinanzAttiva ''punti dolenti nella sicurezza si confermano, come negli scorsi anni, la mancanza di certificazioni (di agibilità statica, igienico sanitaria e di prevenzione incendi), frequenti crolli di intonaco ed altri segni di fatiscenza, l'assenza di scale di sicurezza. Il rapporto evidenzia come domini su tutto la difficoltà a reperire fondi per l'adeguamento delle scuole e la mancanza della cultura della sicurezza''.
Il rapporto però ha segnalato due elementi positivi rispetto alle indagini degli scorsi anni: nella gran parte dei casi sono stati nominati i responsabili della sicurezza e tutte le figure previste dalla legge 326/94 e le prove di evacuazione sembrano siano state svolte in diverse occasioni (sì, perché fino a qualche tempo fa, quello che è sempre stato attività consueta in qualsiasi altra scuola, in quelle siciliane era assolutamente sconosciuto!).
La situazione più grave tra i servizi didattici è rappresentata dalle palestre (quando sono presenti), dove vi è la presenza di attrezzature danneggiate. La maggior parte delle palestre non ha attrezzature specifiche per studenti disabili, presenta danni alla pavimentazione ed è sfornita di cassette di pronto soccorso. Anche il cortile è spesso un luogo ad alto rischio: infatti spesso è ingombro di rifiuti o mobili non utilizzati e presenta una recinzione in cattive condizioni e presenta altre fonti di pericolo.

Secondo CittadinanzAttiva poi ''non è soddisfacente il livello di vivibilità all'interno delle aule: banche e sedie rotti pavimenti sconnessi, finestre non integre, alcune prive di tapparelle o persiane con evidenti ripercussioni sui livelli di illuminazione e sulla temperatura dei locali''.
CittadinanzAttiva ha chiesto, dunque, ''il rispetto dei tempi (dicembre 2006) per il completamento dell'Anagrafe dell'edilizia scolastica'' e di ''stabilire un patto quinquennale fra Stato, enti locali e cittadini per l'individuazione, tra l'altro, degli edifici scolastici sui quali investire'', che nel Sud Italia sarebbero veramente tanti.

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30 settembre 2006
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