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Un giovane cuoco napoletano è stato ucciso dai terroristi. Al Qaeda ''omaggia'' Silvio Berlusconi

Antonio Amato, cuoco 35enne, era in Arabia Saudita per lavoro. Voleva diventare un grande chef

31 maggio 2004

"Abbiamo sgozzato un italiano e lo regaliamo al governo italiano ed al suo capo, sciocco e superbo, che annuncia con chiarezza la sua ostilità all'Islam e manda le sue truppe a combattere i musulmani in guerre come in Iraq e in altri paesi".

Sarebbe la voce del numero uno della rete del terrore a Riad, Abdulaziz Al Muqrin, a rivendicare l'uccisione del cuoco italiano Antonio Amato nell'attacco ad Al Khobar. 
A lui si attribuiscono tutti gli assalti più recenti nell'area compresa fra Golfo Persico, Mar Rosso e Mare Arabico.

"Questo è un posto meraviglioso, anche se c'è tensione"
L'ultima telefonata di Antonio Amato
L'ultima telefonata era anche un addio, ma chi poteva saperlo? Nessuno, certo. Né Antonio Amato, il giovane cuoco napoletano assassinato dai terroristi in Arabia Saudita, né la madre Pompea che lo ascoltava con il cuore in gola all'altro capo del filo.
"Sto bene mamma, non preoccuparti. Il posto è meraviglioso, la mia stanza bellissima. Però...". "Però, Antonio? Cosa mi vuoi dire?". "Nulla di grave, mamma, solo che fuori di qui si respira una brutta aria, quasi un'atmosfera di guerra, si vedono gli automezzi blindati in giro per difendere gli edifici". "Allora torna, figlio mio, torna. Al minimo segnale di pericolo lascia tutto e vieni a casa, ascoltami". "D'accordo mamma, lo farò, ma per il momento non ci sono rischi. Non devi stare in pensiero per me".

Antonio telefonava spesso ai genitori, la madre casalinga, il padre, Gennaro, odontotecnico in pensione. L'ultima volta domenica scorsa, così raccontano amici e parenti mentre escono dalla villetta degli Amato a Giugliano, alle porte di Napoli. Due giorni fa è giunto anche un messaggio via internet. "Va tutto bene, sono felice per il lavoro, abbiamo organizzato una cena per ospiti importanti di una multinazionale americana", scriveva Antonio nell'email spedita ai genitori, al fratello Fabio, alla sorella Ilenia. "Va tutto bene".

Atroce beffa quelle parole, l'estremo saluto ai familiari prima di essere assassinato dai terroristi di Al Qaeda.
Antonio aveva girato il mondo per lavoro ma stavolta, forse, era preoccupato. Però non voleva che gli altri si dessero pena per lui. Soprattutto la madre, legata in modo particolare al primogenito.

La madre non sa darsi pace: "Se Antonio non fosse andato in Arabia Saudita per cercare un lavoro, non l'avrebbero ucciso". "Mi interrogo, non riesco a trovare una spiegazione", dice il padre. Sembra più forte della moglie, ma è spezzato dentro come lei. "Ho capito che era successo qualcosa quando ho visto le immagini del residence in televisione.
L'albergo era quello, però Antonio non telefonava per tranquillizzarci...". "Non ci sono italiani tra gli ostaggi", le prime parole dei telegiornali avevano restituito la speranza alla madre. Che adesso piange, abbracciata ai figli.


- Le centrali dell'odio di Magdi Allam

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31 maggio 2004
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