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Un "pericoloso" caso letterario?

Vincitore del premio Leonardo Sciascia - Recalmare, il libro 'Malerba' secondo il procuratore Vittorio Teresi "non è un testo educativo"

09 settembre 2014

Negli annali del Premio Leonardo Sciascia - Recalmare l’edizione del 2014 rimarrà sicuramente tra le più ricordate. In quell’anno, ricorderà magari qualcuno, vinse un libro scritto da un giornalista e da un assassino di mafia, mentre al secondo posto arrivò il libro di un magistrato dedicato al padre, giudice ucciso dalla mafia... 
E infatti, forse mai come quest’anno polemiche più accese ha suscitato il premio letterario consegnato, tra gli altri, a Manuel Vasquez Montalban e ad Andrea Camilleri. Polemiche nate per la presenza tra le opere finaliste di "Malerba", un'autobiografia scritta da Giuseppe Grassonelli, mafioso di Porto Empedocle condannato all'ergastolo per diversi omicidi, insieme al giornalista del Tg5 Carmelo Sardo. Una entrata in finale che ha fatto dimettere, per protesta, un componente della giuria.

Non solo. Per buona pace del giurato protestatario, il libro di Grassonelli-Sardo ha pure vinto, ottenendo 13 voti e superando "È così lieve il tuo bacio sulla fronte" di Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco, ucciso da Cosa Nostra.

La vicenda ha avuto un’eco internazionale. Al caso si sono interessati quotidiani del calibro del The Guardian, Liberation, El Mundo e l'americano Los Angeles Times che hanno ripreso la notizia - ricordando il dissenso di uno dei giurati -, e chiedendosi, sostanzialmente, se fosse giusto parlare di mafia dando voce a un protagonista controverso come il killer di Porto Empedocle che ha ucciso per vendicare l'omicidio dei suoi familiari e non si è mai pentito, rinunciando però così a usufruire di eventuali sconti e permessi e riconoscendo le proprie responsabilità volendo scontare fino in fondo la sua pena.
Certo, entrato in carcere a 26 anni, semianalfabeta, oggi che di anni ne ha 49, Grassonelli è un uomo nuovo, riabilitato dalla cultura e dagli studi tanto da aver conseguito la laurea in lettere moderne con 110 e lode. Carmelo Sardo, che lo ha conosciuto da vicino, ha voluto idealmente condividere il premio "con tutti coloro che credono nel recupero e nel riscatto anche di chi ha sbagliato e sta restituendo", qualcosa in cui, ha sottolineato Sardo, credeva anche Sciascia.


Giuseppe Grassonelli e Carmelo Sardo

Di Malerba (del quale i diritti cinematografici sono stati opzionati ancor prima che il libro e per il quale non si esclude una coproduzione internazionale) ha parlato ieri alla libreria Mondadori di Palermo il procuratore aggiunto Vittorio Teresi, che all’epoca dei fatti descritti dal testo, era magistrato della Dda del capoluogo siciliano con competenza territoriale in provincia di Agrigento. "Va bene che il libro partecipi e vinca un premio letterario ma io non porterei questo testo come lettura educativa per i giovani: c’è, infatti, nelle parole di Grassonelli un atteggiamento giustificazionista", ha detto Teresi. "Nel libro non c’è - ha continuato - una parola diretta ai familiari delle vittime, non un cenno sull’omicidio di Livatino. Stiamo parlando di una persona che non sa nemmeno quanta gente ha ammazzato o fatto ammazzare".

Per Teresi: "Essere un collaboratore non significa sedersi davanti a un magistrato e raccontare dei fatti, ma offrire dichiarazioni che comportino novità". "Grassonelli - ha aggiunto - è un prodotto della terra criminale agrigentina, spiccava per la sua intelligenza, tuttavia non è riuscito a sottrarsi a quella strumentalizzazione che Cosa Nostra aveva messo in essere". "Io credo - ha concluso il procuratore aggiunto - che prima ancora di rivolgersi ai lettori, qualunque carnefice che vuole riabilitarsi debba rivolgersi ai familiari delle vittime e spiegare le ragioni. Questo forse può aiutare i familiari a lenire il proprio dolore".

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09 settembre 2014
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