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Un ponte per... l'orrore

Rivendicato il rapimento delle due donne italiane: ''Questo è il primo attacco contro l'Italia''

08 settembre 2004

«In nome di Allah misericordioso, i nostri fratelli mujaheddin hanno cercato ripetutamente di convincere il governo italiano a ritirare le proprie truppe dall'Iraq e lo abbiamo invitato a smettere di uccidere i musulmani in Iraq. Gli abbiamo anche detto di cessare la collaborazione con le forze americane». «Ma quale è stato il risultato di tutto questo? È che siamo stati ingannati e sono continuate le uccisioni del popolo iracheno a Nassiriya, mascherate da guerra contro il terrorismo e l'estremismo islamico. Oggi noi annunciamo di avere preso due agenti dell'intelligence italiana, due criminali, Simona Pari e Simona Torretta. Ciò costituisce il primo colpo a livello militare contro l'Italia da parte dei mujaheddin».
«Promettiamo altri attacchi al governo Berlusconi, simili a quelli inflitti alla Russia, con l'aiuto di Dio e dei nostri fratelli mujaheddin. Berlusconi, brucerà il tuo cuore e quello dei criminali italiani nella ricerca di queste donne. Ciò costituisce il primo colpo a livello militare contro l'Italia da parte dei mujaheddin». «Promettiamo altri attacchi al governo Berlusconi, simili a quelli inflitti alla Russia, con l'aiuto di Dio e dei nostri fratelli mujaheddin. Allah Akhbar».


Gruppo Ansar El Zawahri

Ecco il messaggio di rivendicazione del gruppo ''Ansar El Zawahri'' (I partigiani di El Zawahri), per il rapimento delle due operatrici umanitarie Simona Pari e Simona Torretta, apparsa nel sito ''Islamic-Minbar.com''.

Le due donne italiane sono state rapite ieri a Bagdad. Fanno parte dell'organizzazione umanitaria "Un Ponte per...", operativa nella capitale irachena dal '91, dalla fine della prima Guerra del Golfo. Entrambe hanno 29 anni. Simona Torretta è il capo missione dell'associazione mentre Simona Pari è responsabile di progetto.
Tutto è avvenuto in un quartiere centralissimo della capitale irachena, al Wuehda (Unità), in piazzetta Al Andalos, a poca distanza dall'hotel Palestine e dall'ospedale oftalmico. Intorno alle 17:00 ora locale di ieri (erano le 13:00 in Italia), tre fuoristrada si sono fermati davanti alla villetta-ufficio che ospita l'organizzazione. Alcune persone sono rimaste a bordo dei veicoli. Dieci, forse venti, uomini pesantemente armati, con indosso giubbotti antiproiettile e scarponcini militari, hanno invece fatto irruzione nella sede dell'Organizzazione non governativa, dopo aver intimato ai due guardiani - non armati - di entrare davanti a loro.
Sulla porta della villetta a due piani c'è un cartello bianco e rosso con la scritta: qui le armi sono proibite.
Durante l'irruzione nella sede dell'associazione il commando ha detto di appartenere a un gruppo islamico: insieme a loro sono stati sequestrate altre due persone, un ingegnere che si chiamerebbe Rad e lavorava sempre per ''Un Ponte per'' e un'operatrice di Intersos, un'altra Ong italiana in Iraq. Una terza persona, sempre un iracheno, sarebbe riuscito a sfuggire nelle fasi concitate del sequestro. Non è al momento chiaro se la polizia locale, che sta conducendo le indagini, sia già riuscita a interrogarlo.

La televisione araba Al Jazira ha riferito che i miliziani hanno costretto tutte le persone presenti nell'edificio a radunarsi nel cortile, hanno legato le mani a un prigioniero, hanno tentato di darsi un'identità. Secondo al Jazira hanno detto di ''parlare a nome del governo iracheno citando il premier Iyad Allawi'', secondo il portavoce della Ong si sono definiti ''gruppo islamico''. Pochi attimi, poi hanno scelto le tre donne e l'uomo e li hanno costretti a seguirli.
L'operazione è stata rapidissima e non è durata più di 5 minuti. ''Un'azione ben preparata e frutto di un'attività non casuale'', ha commentato il generale Carlo Cabigiosu, ex consigliere militare dell'ambasciata italiana in Iraq. ''Nell'area dove è stato compiuto il sequestro - ha spiegato - c'è la polizia locale, ci sono posti di blocco, ci sono militari americani e vigilantes privati. Certo non è facile penetrare in questa zona e poi uscirne, dopo aver prelevato degli ostaggi. Per questo dico che l'azione è stata ben preparata, certo non casuale''.

Il significato del sequestro di Simona Torretta e Simona Pari sembra risultare , purtroppo, orribilmente chiaro: i terroristi, sequestrando "cooperanti" conosciuti e apprezzati a Bagdad, vogliono dire agli iracheni che nessun occidentale, neanche il migliore e più antico amico del popolo iracheno, sarà risparmiato. Chi collabora a qualsiasi titolo per il nuovo Iraq, per la sua ricostruzione - sia camionista, imprenditore, giornalista, cameriere, volontario in un impegno umanitario - rischia la morte.
E' un messaggio che già si poteva leggere come nell'esecuzione dei dodici, umilissimi lavoratori nepalesi uccisi alla fine di un sequestro che non ha registrato nessuna richiesta, nessun proclama, nessun abbozzo di trattativa. Nulla. Solo morte


Simona Pari è nata a Rimini il 6 giugno 1975. Giornalista pubblicista dal 1997, nubile, è laureata in Filosofia. In passato ha collaborato con diversi quotidiani, periodici e con uffici stampa per diverse realtà culturali in Emilia-Romagna. Per due anni ha lavorato per "Save a Children", occupandosi di programmi internazionali e traffico di minori. È stata in Afghanistan e nei balcani per ricerche e monitoraggio. Ha frequentato un master universitario in Cooperazione allo sviluppo e la sua collaborazione con l'associazione "Un Ponte per.." è nata proprio perché il suo corso di studi prevedeva uno stage "sul campo".
Da tanti anni risiede a Bologna. Era partita per Bagdad all'inizio dell'estate come volontaria nell'ambito di un progetto promosso dall'Ong "Un Ponte per..." e sostenuto anche dal mondo cooperativo bolognese. Si occupava di ripristinare le strutture scolastiche nella capitale e a Bassora, nell'ambito del progetto "Farah", in collaborazione con l'Unicef. Inoltre, è coordinatrice di una 'summer school' in Iraq voluta per migliorare le condizioni di vita dei minori iracheni e favorire l'integrazione dei bambini disabili all'interno delle proprie comunità.

Simona Torretta è nata a Roma il 12 maggio 1975. Nubile, è la maggiore di tre sorelle orfane di padre. Diplomata all'accademia delle Belle arti, è studentessa di Antropologia in una facoltà della capitale. E' stata recentemente in Kosovo e aveva in progetto di tornarci a breve.
Capomissione di ''Un Ponte per...'', Simona Torretta andò per la prima volta a Baghdad nel '94. Immediatamente decise che quel posto sarebbe stato il suo. Da allora si è occupata di diversi progetti per il 'Ponte' (vi lavora dal '96), ma da cinque anni è praticamente residente a Bagdad, città che ormai conosce benissimo e in cui ha vissuto, lo scorso anno, anche l'orrore della guerra. Nella capitale irachena, si è occupata di ricostruire la biblioteca e ha seguito un progetto per ripristinare le strutture scolastiche durante il lungo periodo dell'embargo. Recentemente, ha fatto arrivare a Roma una bambina irachena malata di leucemia perchè potesse essere curata al San Camillo.

- ''Un Ponte per...''

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08 settembre 2004
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