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Un ''supercomputer'' disegnerà la mappa dei comuni etnei più esposti alle colate dell'Etna

I ''supercalcoli'' identificheranno le zone più deboli e le zone più protette dalla lava

25 novembre 2004

Super computer al lavoro per identificare i comuni etnei più esposti alle colate laviche: la prima mappa di rischio sarà pronta fra due anni e sarà il risultato del lavoro degli esperti di Informatica e di Scienze della Terra del gruppo "Empedocles", che comprende Università della Calabria e l'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR).

"Ipotizzando possibili colate laviche da fratture del suolo note e utilizzando mezzi statistici stiamo mettendo a punto una mappa del rischio", ha detto Salvatore Di Gregorio, del dipartimento di Matematica dell'Università della Calabria, che a Milano ha presentato le prime applicazioni del calcolo parallelo allo studio delle colate laviche dell'Etna e delle frane di Sarno nel convegno sul supercalcolo organizzato dal Consorzio Interuniversitario Lombardo per l'Elaborazione Automatica (CILEA).

I supercalcolatori sono destinati a diventare uno strumento sempre più importante per prevedere l'andamento di una colata lavica e, quindi, per definire eventuali opere di contenimento. Nel caso della mappa dei comuni etnei, resa possibile grazie ad un finanziamento dal Fondo per la Ricerca di Base (FIRB), diventerà possibile identificare zone più deboli e zone più protette dalla lava. Analoghi strumenti di calcolo sono stati utilizzati sia in Italia, nella zona di Ravenna, sia in Germania, per elaborare modelli del risanamento del suolo contaminato da idrocarburi e lo stesso gruppo italiano sta conducendo altri studi sulle frane a Taiwan e in Giappone. La chiave che permette di fare previsioni di eventi così complessi è nei cosiddetti "automi cellulari", ha detto Di Gregorio: sono modelli di calcolo parallelo in grado di analizzare come le porzioni di una stessa realtà possono interagire sulla base di regole semplici fino a dare vita a comportamenti complessi

Fonte: La Sicilia

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25 novembre 2004
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