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Una sera al teatro: L'Apologia di Dell'Utri e la ''rivolta'' dell'attore Carlo Rivolta

Resoconto tragicomico della non messa in scena ''Apologia di Socrate'' voluta da Marcello Dell'Utri

15 dicembre 2004

''Io proprio non so quale impressione vi abbiano fatto, ateniesi, le parole dei miei accusatori; quanto a me, credevo di non essere più io, tanto quei loro discorsi mi parvero persuasivi; e il bello è che non c'era una parola che rispondesse al vero. Ma fra tutte le loro menzogne una sola, soprattutto, mi ha stupito, cioè quella che voi dovete stare in guardia e non lasciarvi ingannare da me che sarei un abile parlatore.''

Il senatore di Forza Italia, Marcello Dell'Utri, dopo essere stato condannato a nove anni di carcere dal Tribunale di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa e aver preso la sentenza così com'è, tanto - citando sue testuali parole - ''La giustizia non è di questo mondo'', da bibliofilo e acculturato qual'è ha cercato, la scorsa sera di mandare un messaggio a chi vuole intendere e a chi no, facendo mettere in scena al Teatro Valle di Roma ''L'Apologia di Socrate'', un'opera scritta da un Platone ancora ventottenne che assistette al processo, pubblico, cui fu sottoposto il filosofo accusato di empietà e corruzione di giovani, formulatagli dal Consiglio ateniese. Socrate, poi giudicato colpevole e condannato a morte sia pur con pochi voti di scarto, ebbe tuttavia la possibilità di difendersi personalmente: e Platone proprio questo raccontò, le parole d’una difesa sincera, meticolosa.

Raffinatezza, forse un po banale, ma di raffinatezza si tratta.

Tutto, quindi, poteva andare in mirabile maniera, se nonché l'attore a cui era stato dato il compito di portare in scena l'Apologia, all'improvviso si rifiuta di calcare il palcoscenico e recitare quelle parole d'una difesa sincera e meticolosa.
Ebbene sì, all'improvviso l'attore Guido Rivolta, che deve una dose di notorietà al fatto di aver già recitato per centosedici volte ''L'Apologia di Socrate'', si è rifiutato di recitare. Non si sa bene il perché, ma  l'attore si è sentito "strumentalizzato" dal programma della serata che, si legge nel depliant, prevede un saluto del costruttore Mezzaroma, poi gli interventi di Domenico Contestabile presidente della Commissione difesa (Forza Italia) e di Marcello Dell'Utri, presidente nazionale dei Circoli, senatore, fondatore del partito, reclutatore di giovani nonché imputato fresco di condanna.
D'altra parte che si può pretendere da uno che si chiama ''Rivolta''.

Dietro al sipario abbassato Carlo Rivolta, 61 anni, degna carriera da attore, proprio non c'è la fa ad uscire in ''La morte di Socrate''scena. Proprio non vuole.
Sul palco, a questo punto, sale Dell'Utri e spiega alle tante telecamere e al pubblico in abito da sera e pelliccia che, "Rivolta ha chiesto di leggere un comunicato di sapore sindacale dopo più di cento rappresentazioni per noi, io ho ritenuto che non fosse opportuno". E Rivolta, dietro il tendone rosso, un foglietto scritto a penna in mano c'è l'ha. Dice, l'appunto: "Ho recitato l'Apologia di Socrate più di mille volte per i pubblici e i committenti più diversi. Intendo continuare a farlo in totale apertura e libertà. L'apologia è di Socrate e di nessun altro. Socrate parla all'umanità tutta per il sempre". 

Ma non è questo il motivo per il quale Rivolta non vuole più recitare: "Non è per questo, non c'entra. E' che più che mai in un giorno così bisogna far parlare Socrate e basta. Questa non è l'apologia di Dell'Utri, come scrivono i giornali. Il pubblico è poi libero di fare le associazioni che crede, ma bisogna fare silenzio. Avere rispetto di Socrate e, se permettete, anche di me". "Ho recitato nelle scuole, parrocchie, per le società, per i teatri. Dell'Utri è uno dei molti committenti. La condanna non cambia nulla, per me. Solo: Socrate è sacro e io non sono carne da cannone".

Marcello Dell'Utri intanto dall'altra parte della tenda rivolgendosi al suo pubblico ormai dice: "Se volete ve ne recito io una frase. Dice: Meglio essere vittima di un'ingiustizia che commetterla".
Subito parte l'applauso e pronto Dell'Utri spiega che il suo processo è "un'impalcatura costruita su una montagna di balle. ''Ma voi pensate davvero che io sia l'ambasciatore della mafia a Milano? Ma guardatemi in faccia".
Ripartono, fragorosi, gli applausi

Dall'altra parte del sipario la recita a soggetto di Rivolta continua: "Certo, so benissimo che il rapporto col senatore da questa serata sarà compromesso. E' il minimo. Mi aspetto anche peggio. Molto peggio. Per come vanno le cose in questo paese dopo una serata così c'è da temere non solo di perdere il lavoro, non solo. Che brutta situazione, che brutto momento. Povero Socrate".

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15 dicembre 2004
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