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Vi ricordate di Amina

È stata confermata dalla corte suprema nigeriana la sua condanna a morte

27 marzo 2003
È stata confermata dalla corte suprema nigeriana la condanna a morte tramite lapidazione di Amina Lawal. La condanna è stata rinviata di un mese per l'allattamento del figlio.

Entro un mese, Amina Lawal verrà sepolta fino al collo e lapidata, a meno che una marea di firme non riesca a persuadere le autorità nigeriane a revocare la condanna, come nel caso di Safiya.

Per Amina sono state raccolte poche firme.

Per favore entrate nel sito di Amnesty International e firmate l'appello per la revoca della condanna a morte di Amina e altre donne nigeriane.

Attiviamo tutta la rete... facciamo girare via mail da un indirizzo di posta elettronica all'altro l'appello: raccogliere firme per salvare la vita di una donna condannata alla lapidazione in Nigeria.

Facendo girare questo messaggio si ampliano le possibilità di successo dell'iniziativa.

Un po' di storia

Appello per Amina Lawal
La corte d'appello islamica di Funtua, nel nord della Nigeria, ha confermato la sentenza di condanna

La corte d'appello islamica di Funtua, nel nord della Nigeria, ha confermato la sentenza di condanna emessa il 22 marzo scorso dal tribunale di Bakoro, nello stato federale di Katsina. La donna era stata scarcerata il 6 giugno, su richiesta della difesa, perché potesse "occuparsi della figlioletta di un anno".
E proprio questo suo ultimo figlio, avuto dopo il divorzio, è all'origine della condanna a morte. Secondo la sharia (legge islamica), in vigore in 12 stati della Nigeria, una donna commette adulterio se ha rapporti sessuali senza essersi risposata.
Ma i legali della donna non si arrenderanno. Giorni fa hanno già annunciato che in caso di conferma della condanna a morte avrebbero fatto nuovi ricorsi: prima davanti alla corte d'appello islamica dello stato di Katsina, poi davanti alla Corte suprema della Nigeria. In tutti i modi, insomma, proveranno a dimostrare che la loro assistita "ha concepito la figlia prima dell' introduzione della sharia , anche se la nascita, 'prova' dell'adulterio, è avvenuta dopo". La condanna a morte, comunque, non potrà essere eseguita prima del gennaio 2004. Nella evidente disumanità della pena suona come un paradosso la decisione già presa dai giudici islamici di consentire alla donna di allevare la piccola Wasila, nata nel dicembre 2001.
In assenza di fatti nuovi, Amina sarebbe la prima donna in Nigeria ad essere mandata a morte. Prima di lei Safiya Husseini, che era stata condannata con la stessa accusa, aveva ottenuto l'assoluzione in appello proprio nel giorno in cui l'altra veniva condannata a morte. Entrambi i casi hanno suscitato una vasta mobilitazione in Occidente che ora, dopo la decisione della corte di Funtua, tornerà a farsi sentire con forza.

Mobilitiamoci, inondiamo di mail l'ambasciata della Nigeria, anche in appoggio al presidente Obasanjo che vuol cancellare la pena capitale nel suo paese.

8 agosto 2002

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27 marzo 2003
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