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W la Libertà!

60 anni fa gli americani entravano a Roma per cacciare il nemico. Per molti il nemico oggi è l'America

04 giugno 2004

Era  la domenica del 4 giugno di sessant'anni fa. Era il 1944.
Gli americani entravano a Roma e liberavano l'Italia dall'incubo nazi-fascista.
Gli americani accompagnavano gli italiani verso la liberazione, combattendo fianco a fianco.
Entrarono a Roma e quel giorno nella Capitale ci fu grande festa.
I soldati venivano baciati, abbracciati, donne e bambini offrivano loro mazzi di fiori, e la loro presenza era come i colori di una gigantesca bandiera arcobaleno.
Era il 1944.
Il presidente degli Stati Uniti si chiamava Franklin Delano Roosevelt, e per lui e per la sua grande America, da quel giorno si provò una grande gratitudine.

Ma era il 1944.

La Memoria non deve essere offuscata. Un Paese senza Storia è un Paese destinato a scomparire, ma proprio grazie alla Storia e alla Memoria un paese deve andare avanti e con esse deve guardare negli occhi la realtà, il presente.

Oggi è il 4 giugno del 2004.
Gli americani entrano a Roma ma non vengono a liberare nessuno.
L'America di oggi è un'America che in sessant'anni (per conteggiare solo quelli) si è sporcata di macchie terribili, e si è caricata di odio, arroganza e prepotenza.
E' un'America che invade i paesi e non li libera, è un paese che detta leggi e non ne rispetta. E' un paese che si è messo in testa di dovere esportare la propria democrazia e imporla con la forza. E' un paese che ha come presidente un texsano con le mani in pasta nel mercato mondiale del petrolio e che sostiene di voler portare solo pace nel paese fra i più carichi di greggio, e di non agire per interesse ma solo per sconfiggere il terrorismo.

A Roma oggi non saranno solo bandiere a stelle e strisce a sventolare. A Roma oggi sui cartelloni non ci sarà scritto soltanto "Welcome Mr. President". A Roma oggi, grazie proprio alla liberazione di sessant'anni fa, non si offriranno solo abbracci e fiori, ma in virtù di quella libertà che ha nella stessa America una delle madri più grandi, si dirà "No War - No Bush".

Questa è libertà, non è ingratitudine.

E' il 2004 e non il 1944.
Il presidente si chiama George W. Bush e non Franklin Delano Roosevelt.
Le invasioni le fanno gli americani e non l'esercito del Terzo Reich.
L'Italia oggi è sì in guerra, ma questa non è stata voluta.

Intanto il presidente Usa, George W. Bush è a Roma. È atterrato all'aeroporto militare di Ciampino alle 00.25, con il suo Air Force One. La visita durerà in tutto 36 ore, tra l'arrivo nel cuore della notte e la partenza per Parigi poco dopo il mezzogiorno di domani.
Incontrerà il presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi. Il segretario di Stato Colin Powell, che vedrà il ministro degli esteri Franco Frattini, e il consigliere per la sicurezza nazionale Condoleezza Rice accompagnano Bush nella visita.
Bush e la moglie andranno in Vaticano per un'udienza col papa Giovanni Paolo Secondo e colloquio col segretario di Stato cardinal Sodano.
Andrà alle Fosse Ardeatine per la deposizione di una corona d'alloro alle vittime dell'eccidio.
Poi, stasera sarà ospite a cena, a Villa Madama, del suo grande amico Berlusconi.

Ci saranno abbracci, sorrisi e calorose strette di mano. Si faranno i complimenti fra di loro, fra  politici, e le loro mascelle a forza di sorrisi diventeranno dolenti.
Welcome, dirà a Bush la maggioranza di Governo, ma in tanti saranno in piazza a dire "BUSH GO HOME!".

Abbasso la guerra!
Basta combattere il terrorismo con il terrore
.

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04 giugno 2004
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