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Pedalando lungo vecchi binari

Da Torino alla Sicilia, le ferrovie dismesse formano una rete di 1500 chilometri

03 febbraio 2017
Pedalando lungo vecchi binari

[Articolo di Gerardo Adinolfi - Repubblica.it] - In Piemonte c'è la Moretta-Saluzzo, nelle Marche la Fano-Urbino e nel Lazio la Capranica-Sutri-Civitavecchia. In tutta Italia sono circa 1.500 chilometri, dal Nord al Sud, isole comprese. Attraversano montagne e costeggiano il mare, borghi storici e vigneti del Chianti. Sono le linee ferroviarie abbandonate, tratte dismesse e cancellate dai percorsi di pendolari e viaggiatori e che ora Ferrovie mette in mostra per convincere Comuni e Regioni ad acquistarle e riportarle a nuova vita. Non più con treni e biglietti da obliterare, ma con piste ciclabili, sentieri per escursionisti, percorsi per cavalcate panoramiche.

Trasformare le rotaie dimenticate in greenway, insomma, autostrade per bici e binari verdi dedicati alla mobilità dolce. Così come sta già succedendo sull'ex ferrovia militare tra Treviglio e Ostiglia, in Lombardia, dove i binari stanno lasciando spazio ai sentieri, e come è già accaduto anni fa lungo i 24 chilometri tra San Lorenzo a mare e Ospedaletti, nel Parco costiero della Riviera dei fiori in Liguria. E così come potrebbe succedere, per Fs, anche su tutte le linee abbandonate del resto d'Italia, dalla Ortona-Vasto in Abruzzo alla Lesina-Apricena in Puglia fino alla Agrigento Basso-Licata in Sicilia. "Solo in quest'isola esiste un terzo del patrimonio italiano di linee dismesse - scrive l'ad di Ferrovie Renato Mazzoncini nell'Atlante delle linee ferroviarie dismesse che il Gruppo Fs ha presentato alla fiera Ecomondo di Rimini - immaginiamo cosa potrebbe essere il turismo se queste linee fossero trasformate in piste ciclabili, le vecchie stazioni in ostelli e ristoranti o centri di vendita di prodotti tipici. Arte, archeologia, artigianato e turismo sarebbero messi a sistema creando occupazione e facendo emergere le eccellenze della Sicilia".

Per spingere gli enti locali ad interessarsi, quindi, Ferrovie ha portato avanti il censimento di tutte le linee senza tempo racchiuse nell'Atlante chiedendo alle istituzioni di farsi avanti per acquistarle. Le tratte, infatti, non possono essere cedute a titolo gratuito in quanto patrimonio iscritto a bilancio. "Ma la vendita a prezzi di mercato - spiega Roberto Rovelli, vicepresidente dell'associazione Italia Greenways - è stato per anni il primo grosso ostacolo da superare per realizzare i binari verdi. Le Regioni, oltre alla spesa per la costruzione, devono acquistare anche i terreni". In Emilia Romagna, per esempio, Regione e enti locali hanno ottenuto un finanziamento di 5 milioni di euro per trasformare un tratto dei binari della Bologna-Verona in una pista ciclabile. Altre greenway, invece, esistono già in Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia. "In Italia ce ne sono 50 per 750 chilometri totali - spiega Rovelli - siamo indietro rispetto agli altri paesi europei". Quello che manca, per l'associazione, è un piano nazionale che raccolga tutti i progetti locali. "C'è bisogno di un'unica regia - dice Rovelli - che colleghi tutte le linee abbandonate e recuperate. C'è un disegno di legge che dovrebbe arrivare in aula e che prevede finanziamenti per 15-20 milioni di euro in tre anni".

Non tutte le ferrovie dismesse censite nell'Atlante si sono però rassegnate a non rivedere più il treno. Si parla di pista ciclabile, ad esempio, anche tra i progetti della Fano-Urbino, nelle Marche. Ma lì l'Associazione ferrovia Valle del Metauro si batte da anni per la riapertura della linea, non più utilizzata dal 1987 e dismessa dal 2011: "Questa tratta in abbandono collega la costa con una città patrimonio Unesco - dice Carlo Bellagamba, presidente Fvm - e rappresenta la débâcle dello Stato nei suoi rapporti coi cittadini".

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03 febbraio 2017
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